Buono o degenerato? Marini (Cipa): Dipende se investira' sul Se' o sull'Io
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 8 nov. - "Nella fase dello sviluppo il bambino che e' dipendente per antonomasia diventera' piu' o meno autonomo da un punto di vista fisico e, potenzialmente, anche da un punto di vista psicologico. Jung descrive questa dimensione con l'immagine del 'fanciullo divino', che incarna il momento della vita in cui c'e' la pienezza dell'essere ma ancora manca l'esperienza che gli permettera' di 'materializzarsi', di esistere. L'adolescenza offre la possibilita' concreta dello sviluppo di questa potenzialita', offre la possibilita' di realizzazione di se'. Ora se decliniamo questi concetti nel tema del leader adolescente, quando le cose funzionano, lo possiamo definire come colui che ha gia' raggiunto suddetta capacita' di azione, raccogliendo in se' tutti i bisogni del gruppo dei pari e mettendo in atto cio' che negli altri e' ancora solo in potenza". Alda Marini, psicoterapeuta esperta del mondo adolescenziale ed esponente del Centro italiano dipsicologia analitica di Milano (Cipa), oltre che esperta in psicosomatica (Aneb) traccia alla DIRE l'identikit del leader adolescente.
Esistono tante sfaccettature del leader tra i giovani: "Il buon leader e' colui che collegandosi con il proprio Se' (in un'accezione junghiana) realizza una sua pienezza, una autenticita' e anche una dimensione spirituale- continua la psicoterapeuta-, concretizza quella caratteristica dell'adolescenza che James Hillman (noto psicoanalista statunitense), parlando del puer, chiama la verticalita', la dimensione dell'idealita', la capacita' di guardare in alto.Un esempio furono i giovani 'ribelli' degli anni '70, le loro lotte studentesche, i ragazzi che morivano nelle piazze per un'idea.
Questo e' il tema della verticalita', dell'andare oltre, che, se per un verso riempie e fa vibrare l'anima, per l'altro rischia di rimanere sospeso, di non riuscire a raggiungere la dimensione dell'orizzontalita', dell'adattamento. Ecco che queste difficolta' si esprimono nelle relazioni con la famiglia e la societa', costruendo la tipica immagine dell'adolescente difficile, che compie azioni imprevedibili e tiene poco conto della dimensione orizzontale, adattiva, finendo spesso per farsi del male".
A volte succede che il leader sia, invece, negativo: "Avviene quando l'adolescente cerca il potere- precisa Marini- per compensare quel senso di fragilita' che si attua nel passaggio dall'infanzia-adolescenza all'adultita'. Qui, a differenza del caso precedente, non si afferma un'identita' valoriale, centrata sul Se', bensi' e' focalizzata sull'Io in una logica orizzontale di puro adattamento, dove pero' rimane la spinta ad emergere, a distinguersi, costituendosi come modello forte. In questo modo egli interpreta il bisogno dei compagni che si raccolgono intorno a lui, persone fragili, alla ricerca di un'identita', che aderiscono a un modello caricaturale dell'adulto forte".
Marini precisa meglio il suo pensiero delineando le diverse accezioni del termine 'potere'. "Esiste una modalita' sana di potere, legata all'assertivita', che si concretizza nel poter esistere, divenire ed essere se stessi; ed una negativa e degenerata, che letteralizza il tema del potere in un confronto vincente con l'altro, quando si acquisisce potere sull'altro nell'erronea percezione che sia quello l'unico modo per esistere. In tal modo si esce dalla dimensione simbolica per interpretare letteralmente l'archetipo, dalla lotta interna fra dipendenza e autonomia si passa alla lotta concreta contro chi presenta delle fragilita'. Ecco quindi lo scivolare verso il bullismo".
Perche' il bullo se la prende particolarmente con alcune persone? "Si irrita quando vede una persona che gli appare come sconfitta in quanto incappa in un proprio aspetto ombra.
Demolire la persona oggetto di bullismo vuol dire, proiettivamente, sconfiggere la propria parte fragile che non si tollera. Superare i problemi dell'adolescenza significa invece riuscire a riconoscere la debolezza e accrescerla dall'interno. Il bullo e' molto letterale- sottolinea la psicanalista-, sconfigge letteralmente la debolezza negli altri e si conferma come forte nelle parti piu' superficiali dell'Io fino a giungere alla violenza, alla crudelta' mentale e fisica quali nutrimenti coattivi per questa forza effimera, realizzando un'immagine caricaturale di forza. Rimane pero' cosi' prigioniero di una sorta di rito fasullo dell'eroe".
Nella societa' attuale, "poiche' la dimensione d'anima e' molto trascurata, la figura del leader negativo e' piu' facile che si manifesti. Non credo molto nelle campagne preventive.
Ritengo pero' che si possa intervenire o soggettivamente promuovendo delle esperienze che portino il giovane a seguire un proprio percorso individuativo, o collettivamente fornendo ai giovani un modello adulto piu' credibile. Mi confronto con i giovani- racconta Marini- e vedo il tipo di mondo che si e' costellato dentro di loro oggi. Un mondo dove l'individuo non puo' avere progetti, seguire i propri sogni, dove chi e' piu' furbo vince, dove si e' sostanzialmente impotenti e non si riesce a lasciare una propria impronta. Manca nei giovani di oggi una dimensione ideale rinforzata da modelli sociali positivi e credibili. La politica e' trascurata come modello ideale, siamo cosi' abituati ad averne una lettura critica che non ci rendiamo conto di quanto questa categoria di adulti che gestiscono la 'res publica' sia importante sul piano simbolico. Ogni adulto e' chiamato a rispondere alla funzione di modello positivo per il giovane, ma soprattutto chi esprime anche socialmente questo ruolo coprendo funzioni concretamente e simbolicamente pregnanti. Finche' ci saranno figure cosi' svalutate in politica- afferma la psicologa- l'entusiasmo del giovane nelle istituzioni verra' smorzato, ma anche la sua fiducia in un mondo in cui valga la pena di vivere, incidendo negativamente sulla costituzione del suo mondo interno".
Lavorare anche sul corpo docente. "Nel mio passato di insegnante- aggiunge Marini- avevo attuato una serie di strategie comunicative affinche' ogni momento di crisi all'interno della classe, sul piano relazionale, venisse subito elaborato.
L'obiettivo era di creare una rete di non giudizio ma di accettazione e crescita. Gli insegnanti possono fare molto per aiutare i giovani a raggiungere un'autonomia autentica e non solo caricaturale o provocatoria. La scuola raggiunge tutti, a differenza della sanita' che gestisce la patologia. È quindi importante un'attenzione che guidi l'insegnante a saper gestire in un modo equilibrato il rapporto con gli studenti".
Il benessere dei giovani passa pero' dal benessere degli insegnanti: "Se l'insegnante e' frustrato o scontento gli sara' difficile gestire la frustrazione o la scontentezza degli studenti. Dovremmo lavorare tutti insieme- propone Marini- per restituire ai giovani l'amore per la vita, per lo studio e per dare la sensazione autentica che il loro contributo andra' a modificare le cose. Purtroppo oggi viene trasmesso alle nuove generazioni un messaggio tremendo: potrete catturare solo le briciole. Cosi' distruggiamo la gioia di vivere, la quota vocazionale viene estinta in una quota di adattabilita' che uccide l'anima- conclude l'esperta in psicosomatica-. È una orizzontalita' tragica".
(Wel/ Dire)