Sessa: Puntare su autonomia e socializzazione. Questi giovani sono una risorsa non un costo per la societa'
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 30 mar. - Francesco ha 21 anni ed e' autistico. Il percorso che ha compiuto dalla prima infanzia (quando i genitori hanno scoperto il disturbo) ad oggi e' stato quello dell'autonomia e della socializzazione. "Un viaggio a tappe che ha dato i suoi frutti: Francesco gira autonomamente tra i quartieri romani Flaminio e Prati, ama andare nei bar e nei panifici a comprarsi la pizza e le tartine. Adora lo yogurt di Vanni e l'oratorio del giovedi' al Cristo Re. Ha una sua vita, nella quale si muove con relativa sicurezza". Eccola la storia del figlio di Corrado Sessa, presidente dell'associazione di genitori di adolescenti autistici 'L'Emozione non ha voce Onlus'.
Per rafforzare l'aspetto della socializzazione Sessa ha puntato sugli Scout prima e l'oratorio poi. "Gli scout sono un'esperienza molto positiva perche' aiuta gli autistici ad alto funzionamento a stare in un ambiente protetto insieme a ragazzi normotipici che lo stimolano ad integrarsi e a socializzare. Ha compiti da svolgere- spiega Sessa- raccoglie la legna e si occupa della cucina". Francesco e' molto socievole: "Adora parlare e sa imitare le voci dei compagni scout, tanto che la sera quando sono seduti intorno al fuoco si diverte a ripeterle". Il giovane ha imparato molto da questa esperienza: "Gira da solo nei campi senza perdere i suoi oggetti, dallo zaino al sacco a pelo. Sa montare una tenda e abbraccia a pieno il motto dei lupetti: 'Non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento'".
- Come ha scoperto l'autismo? "L'ho scoperto verso i 3 anni di Francesco- spiega il genitore alla DIRE- lui non dava segni di autismo prima, aveva gli occhietti curiosi ma aveva anche delle stereotipie come uno sfarfallio con le mani o la tendenza a incantarsi davanti al cestello della lavatrice. All'asilo si isolava invece di stare con gli altri bambini. Quello che ci ha allarmato pero' e' stata l'ecolalia, il continuo ripetere delle frasi. È una caratteristica che gli appartiene ancora, anche se molto circoscritta. Soprattutto la sera, nella sua stanza, ripete frasi di cose accadute di recente o successe nei vari campi scout- ricorda il giornalista- e' un suo modo per elaborare".
- Cosa occorre ai genitori di ragazzi autistici? "Abbiamo bisogno di supporto tanto quanto i ragazzi- afferma Sessa- la cosa peggiore e' rimanere soli di fronte a una sindrome difficile, che colpisce in maniera diversa i ragazzi. Non c'e' un unico sistema, non ci sono delle regole e ci sono diverse scuole. Di fronte a tutto cio' c'e' l'ignoranza delle famiglie. Abbiamo bisogno di counseling psicologico- spiega il presidente della Onlus- i genitori hanno una ferita narcisistica, perche' sono traumatizzati dalla scoperta di avere un figlio autistico.
Bisogna curare i genitori in crisi, che soffrono e sono spaventati, facendo sentire loro che si puo' fare molto".
- Qual e' il primo problema da affrontare? "Accorgersi dei comportamenti un po' strani di tuo figlio senza vergognarsi, andare alla Asl a chiedere supporto psicologo a scuola, l'insegnate di sostegno, e affidarsi a una strutture adeguata, perche' se l'autismo si scopre verso i 2 e 3 anni si puo' fare molto. I genitori non devono spaventarsi, ne' chiudersi ma aprirsi agli altri. Non e' facile".
- Cosa si puo' fare per l'inserimento lavorativo? "Francesco e' un ragazzo molto comunicativo, scrive molto su Facebook, telefona gli amici e ha contatti con la fattoria sociale della sua scuola. Lavora nella Casa delle autonomie gestita da Maurizio Ferraro. Passi in avanti si stanno facendo- precisa Sessa- ci si sta rendendo conto che i giovani autistici hanno capacita' lavorative e devono lavorare con regolarita' durante la settimana. Possono essere impiegati in tutti quei lavori manuali dove occorre attenzione: edilizia, cucina, l'orto".
- Che messaggio vuole lasciare come genitore di un ragazzo autistico? "In occasione della giornata mondiale voglio ribadire l'importanza della condivisione delle conoscenze e delle esperienze. Fare rete e non sentirsi soli deve essere la parola d'ordine dei figli e dei genitori. Se si fa massa critica sui vari strumenti che possono aiutare questi ragazzi- conclude Sessa- noi li potremo proteggere, rendere utili (poiche' lo sono) e non un costo ulteriore per la societa'".
(Wel/ Dire)