De Lucia (Sipsis): Ci focalizziamo sull'integrazione professionale
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 15 mar. - "Lo psicologo dello sport e' visto con sospetto, prevale la paura che interferisca nel lavoro tra l'atleta e l'allenatore". È questa la principale difficolta' che la Psicologia dello sport si trova ad affrontare oggi e a parlarne alla DIRE e' Antonio De Lucia, presidente della Societa' italiana di psicologia dello sport (Sipsis).
"Sono difficolta' che nascono proprio dalla non conoscenza di quello che lo psicologo fa in realta'- prosegue il presidente- poi altro tema e' quello della certificazione. Dobbiamo mettere insieme degli psicologi che siano realmente adeguati all'incarico. Spesso vediamo psicologi che, non avendo una formazione specialistica, bruciano delle possibilita' sul campo".
- Come si riconosce il malessere di un atleta? "Sintomi comportamentali, malori fisici e cali prestazionali o motivazionali immotivati sono gli input che ci permettono di riconoscere il malore di un atleta".
- In cosa consiste il trattamento? "Il trattamento non e' essenzialmente clinico, a meno che non ci siano disturbi evidenti di ansia e depressione. Si lavora sul mental training, allenamento mentale- spiega De Lucia- composto da tutta una serie di tecniche che aiutano l'atleta a riappropriarsi di certe sue capacita', programmarle e sperimentarle poi sul campo".
- La depressione e' un malessere frequente tra gli atleti? "Come in tutti i disturbi dipende dal livello: dagli spunti depressivi dovuti a piccole delusioni perche' non sono stati raggiunti dei risultati, a sindromi piu' complesse e gravi.
Spesso si parla di depressione da successo- ricorda il presidente della Sipsis- collegata alla paura di vincere o perdere. In ogni caso nell'atleta non dovrebbero esserci grandi spunti depressivi, altrimenti rientra nei sintomi comportamentali o motivazionali. Gli atleti di alto livello, che sono nella fase conclusiva, possono anche sviluppare una 'sindrome del campione' e manifestare dei comportamenti a volte antisociali, depressivi, di difficolta' di relazione e comunque una sorta di pretesa a mantenere quello che e' lo status del campione. Ultimamente, abbiamo grandi esempi nel calcio".
- A cosa punta la psicologia dello sport? "L'obiettivo e' mettere l'atleta e chi fa sport nelle migliori condizioni per esprimere le proprie potenzialita'- chiosa De Lucia- che possano o meno corrispondere al massimo della performance".
- È applicabile a tutte le eta'? "Si', ma con delle differenze. Bisogna saper distinguere il lavoro con le fasce giovanili rispetto a quello fatto con gli sportivi di alto livello. Dipende dal grado di preparazione con cui si ha a che fare- chiarisce De Lucia- sia per eta', che per tipologia di prestazione".
- In cosa e' impegnata la Sipsis? "La mia societa' organizza ogni anno convegni a livello nazionale- afferma De Lucia- e quest'anno la sede sara' a Venezia, ma stiamo preparando anche uno convegno a fine mese a Perugia. Parleremo dei campi applicativi della psicologia dello sport, concentrandoci anche su temi specifici come il 'vincere insieme'- aggiunge lo psicologo- perche' nello sport esiste lo staff di persone che lavorano insieme per raggiungere uno stesso obiettivo, ed ognuno con la propria specificita' supporta sia l'allenatore che gli atleti.
Tra questi professionisti c'e' lo psicologo- ricorda De Lucia- noi ci focalizziamo molto sull'aspetto dell'integrazione professionale".
- Quanti psicologi dello sport conta la Sipsis? "Circa un centinaio. In Italia non sono molti gli psicologi dello sport riconosciuti a livello nazionale e che fanno parte di una societa' professionale. Certo- conclude- sono in tanti ad esercitare questa attivita' senza un riconoscimento, ma noi al contrario mettiamo insieme persone certificate e organizziamo corsi di formazione, seminari e workshop".
(Wel/ Dire)