Le storie del Santa Maria della Pieta' e di un viaggio nell'emarginazione
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 1 mar. - Cinque secoli di storia manicomiale italiana sono tutti racchiusi in un unico luogo: il Santa Maria della Pieta', probabilmente il piu' antico, come origini e grandezza, tra i manicomi d'Europa. Da spazio di accoglienza dei pellegrini in visita a Roma nell'anno Santo (1550), a luogo di detenzione e segregazione di malati mentali, eretici e delinquenti. È tutto raccontato nel libro 'Scene da un manicomio. Storia e storie del Santa Maria della Pieta'', scritto a quattro mani da Bruno Tagliacozzi, psicoterapeuta e socio analista del Centro italiano di psicologia analitica (Cipa), e Adriano Pallotta, infermiere professionale.
'La particolarita' di questa luogo riguarda il suo strano e triplice peregrinare- afferma alla DIRE Tagliacozzi- l'ex ospedale psichiatrico ha compiuto nei secoli un viaggio dal centro alla periferia della citta'. Il luogo deputato al trattamento della malattia mentale viene negli anni sempre piu' emarginato'.
La prima apertura del Santa Maria della Pieta' risale appunto al 1548, sorgendo nei locali del monastero di Santa Caterina e all'interno di un appartamento annesso alla chiesa di S. Maria della Pieta' (attuale chiesa dei SS. Bartolomeo e Alessandro dei Bergamaschi) in Via dei Bergamaschi (una traversa di Piazza Colonna vicino all'attuale Parlamento). 'Nel XVI e XVII secolo si trasformera' anche in luogo di segregazione per la Santa Inquisizione, dove le cure praticate consistevano in 'purghe e preghiere'. Nel 1725 il ricovero fu trasferito in via della Lungara (al fianco dell'attuale ospedale Santo Spirito)- chiosa l'analista junghiano- qui ricordiamo le famose 'stanze della paglia' per i malati sudici. Erano delle vere e proprie stalle in cui i degenti venivano spogliati e abbandonati tra le loro feci, con la paglia che veniva sostituita ogni mattina'.
- Cosa e' successo nel XIX secolo? 'La situazione manicomiale e' migliorata con la dominazione napoleonica in Italia. La Francia porto' delle innovazioni che si realizzeranno negli anni a seguire come il primo direttore medico, la figura dell'infermiere, il primo abbozzo di cartella clinica (1850) e,- fa sapere lo psicoterapeuta- tra le tante novita', arriva anche la camicia di forza. Paradossalmente fu un grande passo in avanti rispetto alle misure di contenzione utilizzate fino ad allora: catene, manette, ceppi e sbarre'.
- Come evolve la figura del paziente manicomiale nei secoli? 'Le prime classificazioni dei malati risalgono all'800- ricorda Tagliacozzi- e i pazienti venivano classificati in pazzi non furiosi, pazzi furiosi e pazzi sudici. Fu nuovamente rielaborata negli anni successivi, suddividendoli in tranquilli, agitati e sudici, e rimase valida almeno fino al 1960'.
- In che anno ci fu l'ultimo trasferimento dell'ospedale psichiatrico? 'Nel 1913 fu trasferito a Monte Mario e assunse la forma di un 'manicomio-villaggio' in stile europeo, costruito in un parco tra alberi e giardini per evitare la sensazione di oppressione e mascherare le recinzioni tra le siepi. Fu inaugurato nel 1914 da Vittorio Emanuele III'.
- E la stanza della paglia che fine fece? 'Nel Santa Maria della Pieta' divenne una grande stanza maiolicata, sicuramente piu' facile da pulire'.
- Quando e' stato chiuso il manicomio romano? 'e' stata una chiusura progressiva di padiglione in padiglione fino agli ultimi anni Novanta del secolo scorso; ora alcune zone sono autogestite da cooperative e poi c'e' il 'Museo della mente''.
'Scene da un manicomio' racconta gli ultimi cinquant'anni di vita del manicomio attraverso la memoria di un infermiere e di un paziente: Adriano e Alberto. 'Della vicenda di Adriano mi ha colpito la sua passione e dedizione agli uomini li' ricoverati e la tragicita' dei luoghi nei quali ha lavorato- continua Tagliacozzi- che mi ricordavano i campi di concentramento. Nel Santa Maria della Pieta' la sorveglianza interna vedeva solo due infermieri per salone a fronte di circa 60 pazienti in quelle piu' grandi. Fino agli anni '60 ai malati veniva tolto tutto, avevano solo la divisa che potevano indossare. Anche la struttura dei padiglioni- aggiunge il coordinatore del Corso quadriennale di specializzazione in psicoterapia dell'eta' evolutiva dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)-, carina da fuori, era composta al suo interno solo da un dormitorio al piano superiore e dalla sorveglianza al piano inferiore, con annessi gli studi medici e della caposala. I pazienti venivano contati tutte le mattine quando scendevano al piano inferiore e tutte le sera quando salivano al dormitorio. Una dinamica molto monotona'.
- È vero che la pianta del Santa Maria della Pieta' ripropone l'immagine del cervello? 'Si'- conferma il socio analista del Cipa alla DIRE- e' stato strutturato con un asse centrale che parte dall'ingresso e si sviluppa in una serie di servizi comuni (direzione, chiesa, cucina, lavanderia), e poi si dirama a destra con i padiglioni pari per i maschi e a sinistra (con i padiglioni dispari) per le femmine. Il tutto era raccolto all'interno di una strada circolare che puo' ricordare la struttura cerebrale. La divisione fra sezione maschile e femminile e' stata per molto tempo sancita dalla presenza di una rete- precisa lo psicoterapeuta- che non riguardava solamente i pazienti: il cambio turno degli infermieri (separati per sesso) era in orari sfalsati per evitare che si incontrassero'.
- Quand'e' che le cose sono cambiate rispetto al passato? 'Con la legge Basaglia del 1978 (la legge 180), che prevedeva la chiusura dei manicomi (ma la rivoluzione era iniziata con la legge 431 del 1968). All'epoca erano dei luoghi di reclusione in cui era abbastanza facile entrare ma, se poi trascorreva il periodo di osservazione e si finiva internati, era molto difficile uscirne. In molti casi erano persone che avevano vissuto un momento difficile della loro vita e non avevano molti contatti familiari. Cosi', si iniziano a prevedere la possibilita' di aprire delle case famiglia e a far cominciare ad uscire i pazienti psichiatrici, o almeno a farli muovere piu' liberamente all'interno dello stesso manicomio'.
- Cosa si puo' dire da un punto di vista simbolico? 'Visitare il museo e' molto importante perche' aiuta a ricordare quali erano i metodi di contenzione nei secoli rispetto alla malattia mentale. La legge 180 e' stata ripresa da tanti altri paesi, ma la sua difficolta' e' stata fin dall'inizio il metterla in atto. Non e' facile aprire tante piccole strutture territoriali che avrebbero dovuto sopperire ai manicomi come luogo di reclusione per molto persone. L'idea era di riabilitarle alla vita sociale. Non e' stato facile nemmeno per gli stessi pazienti -continua Tagliacozzi- questa liberta' innesco' paure in molti. Non tutti avevano il coraggio di tornare alla vita normale, perche' dopo essere stati considerati malati mentali per anni e anni e' molto difficile tornare a sentirsi 'normali'. La verita' e' che non si e' mai investito molto in queste case famiglie. Si pensi che i padiglioni riuscivano a contenere anche piu' di 300 persone, uno di questi venne addirittura soprannominato 'il bisonte' (padiglione XXII)'.
Parlando infine dei luoghi, 'Il Santa Maria della Pieta' e' uno dei primi luoghi dove e' stata sperimentata l'applicazione dell'elettroshock- conclude Tagliacozzi- di cui la storia di Alberto, ricoverato a 15 anni, e' esemplificativa'. Questa e' la sua testimonianza: 'Era il 1948 e occorre spiegare che in quegli anni c'era tra gli psichiatri una grande euforia. Era stato ideato da poco tempo, dal professor Cerletti, un nuovo metodo di cura per le malattie mentali, basato sull'applicazione di una serie di scariche elettriche al capo del paziente. Si otteneva cosi' un effetto simile a quello di un attacco epilettico. A questo metodo rivoluzionario era stato dato il nome di 'elettroshockterapia' e tutti i medici erano convinti che si trattasse di una specie di panacea per tutti i tipi di disturbo mentale. Per questo motivo veniva applicato alla grande maggioranza dei ricoverati'. I risultati 'furono ampiamente- conclude Tagliacozzi- al di sotto delle aspettative!'.
(Wel/ Dire)