(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 mag. - Aggrediti col machete, finiti all'ospedale per botte e percosse, stalkerizzati, minacciati. Sembra un bollettino di guerra quello a cui sono sottoposti gli assistenti sociali italiani.
Professionisti che lavorano a stretto contatto con persone con disagio e talvolta fuori controllo, gli assistenti sociali si sforzano di trovare le soluzioni piu' adeguate per le persone svantaggiate, ma spesso finiscono per essere loro vittime.
I casi si susseguono. L'ultimo a Prato, dove un'assistente sociale e' stata aggredita dalla madre di un minore da lei assistito, che la riteneva colpevole dell'allontanamento della figlia, avvenuto pochi mesi fa. L'assistente sociale e' stata colpita con violenti pugni, e' caduta a terra e poi percossa con dei calci, tutto questo nel bel mezzo della sede della Asl locale. Scena simile a Pavia, dove un'altra assistente sociale e' finita vittima di un uomo sfrattato, arrabbiato perche' non riusciva a trovare un alloggio dignitoso in cui vivere. L'uomo ha dato in escandescenza e ha messo sottosopra l'ufficio.
L'intervento di altri operatori comunali ha salvato la donna dalla furia dell'aggressore.
I casi sono tantissimi, denuncia Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali. Cinque soltanto nell'ultima settimana. "Molti assistenti sociali vengono perfino minacciati sotto casa con scritte sui muri, in Liguria addirittura una nostra assistente sociale e' stata aggredita col machete. Nei nostri servizi si scarica evidente la sfiducia e la rabbia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Paghiamo le conseguenze- dice ancora Gazzi- di un diffuso clima di tensione che, in un crescendo che sembra fuori controllo, circonda il lavoro di quanti operano nei Servizi sociali. Episodi che mostrano, ancora una volta, come sia anche necessario attivare nuovi sistemi organizzativi e strategie metodologiche per il trattamento dei casi piu' delicati e potenzialmente piu' pericolosi cosi' da gestire meglio le criticita', oltre che l'ormai ineludibile necessita' di investimenti in risorse professionali e in servizi".
Secondo Grazzi, la soluzione e' innanzitutto "far emergere la cultura del rischio" visto che nei comuni "c'e' una certa sottovalutazione di questo rischio". E' opportuno "formare gli assistenti sociali e il personale dei servizi sociali affinche' siano preparati a gestire situazioni del genere".
(Wel/ Dire)