Spesso alla base difficolta' economiche. Ecco le testimonianze
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 31 mag. - "Non c'e' un serio censimento, controllo e vigilanza sulla situazione dei tanti istituti che si occupano di minori tolti alle famiglie, e di conseguenza non c'e' un quadro accettabile. Veniamo a conoscenza di tanti casi singoli totalmente inaccettabili e inquietanti". Questa la motivazione che ha spinto il senatore questore Lucio Malan, presidente dell'Associazione Rete Sociale (Aps), e la senatrice Cinzia Bonfrisco, vicepresidente della stessa associazione, a presentare un'interrogazione parlamentare sulle criticita' del sistema di tutela dei minori allontanati e sulla rilevazione del fenomeno.
"Le criticita' riguardano sia alcuni aspetti della legge che danno spazio all'arbitrio piu' totale- continua Malan- che altri casi di disapplicazione della legge. Ad esempio, la legge e' estremamente generica nello stabilire chi puo' prendere dei minori da una famiglia e portarli via senza comunicarlo preventivamente. In realta', questi bambini vengono tenuti lontano dalla famiglia e gli orari di visita- denuncia l'esponente Pdl- sono spesso inferiori all'articolo del Codice carcerario che riguarda le visite ai capi mafiosi. Una situazione davvero incredibile".
Inoltre, prosegue il questore, "ci sono casi in cui la legge non viene applicata: la legge dice che dovrebbe esserci un piano di reinserimento nelle famiglie, invece nella maggior parte delle situazioni questo non avviene; la legge afferma che 24 mesi e' il limite massimo dopo il quale bisogna che il bambino ritorni alla famiglia o che ci sia l'affidamento a una nuova famiglia. Eppure vediamo tanti casi che vanno molto aldila' di questi termini".
Il lavoro dell'Associazione Rete Sociale - costituita da esperti sul disagio minorile per offrire orientamento legale alle famiglie - ha permesso di fare luce sulle storie di tante vite spezzate, tanti minori allontanati ingiustamente dai loro genitori. "Tutto inizia con un disagio economico e una situazione d'indigenza. Le persone si rivolgono agli sportelli dei servizi sociali per chiedere aiuto- ricorda un avvocato di Aps- forse hanno perso il lavoro, come capita a diverse donne incinta. Il primo step e' quindi una richiesta di sostegno economico, ma la lente d'ingrandimento dei servizi sociali viene posizionata piu' sulle competenze e sulle capacita' genitoriali che sulle difficolta' evidenziate dai genitori". Due aspetti sono evidenziati dall'avvocato. "I minori sono subito allontanati, mentre solo in un secondo momento parte il sistema di valutazione che vertera' sulle capacita' genitoriale; spesso, dopo diversi anni di sofferenza si ritorna punto e da capo: il minore viene ricollocato nella stessa situazione iniziale". Lo dimostrano le sei storie portate a testimonianza al convegno oggi in Senato dal titolo 'I minori fuori famiglia: alcuni casi di 'vite sospese'': LA STORIA DI NADIA - "Nadia ha chiesto un aiuto economico per ritrovare la privacy perduta poiche' viveva con i genitori. E' stata messa in comunita' con i figli per due anni, ha visto la sua podesta' genitoriale sospesa e vissuto una grande sofferenza emotiva. Alla fine di tutte le valutazioni e percorsi- rimarca l'avvocato- i servizi sociali hanno riportato la donna con il minore dentro la casa dei genitori senza affrontare le problematiche iniziali.
LA STORIA DI ANGELA - Angela era una donna incinta senza lavoro. "Si era rivolta ai servizi sociali per avere un'abitazione. Oggi suo figlio e' dentro una comunita' e lei fuori a cercare lavoro da sola. Ha vissuto un immediato allontanamento dal figlio e la sospensione della podesta' genitoriale, senza che ci sia stato un minimo accertamento delle sue competenze".
LA STORIA DI RICCARDO - Riccardo si e' trovato di punto in bianco dinanzi a un Tribunale dei Minori "senza averne capito il motivo. Avevamo riscontrato situazioni di molestie a scuola e le abbiamo denunciate. Dopo di che mio figlio e' stato valutato autistico in base ad una valutazione di 15 minuti effettuata da uno psicologo. Siamo stati convocati con l'accusa di non essere dei genitori idonei in quanto non c'eravamo mai resi conto dell'autismo di nostro figlio. Grazie al sostegno dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO)- rivela il papa'- abbiamo potuto dimostrare che nostro figlio non e' autistico. Va bene a scuola e ha voti alti, eppure siamo ancor in mano al Tribunale dei Minori". LA STORIA DI MERY - Mery non puo' mostrare il suo volto perche' teme di essere tacciata come incapace genitorialmente.
"Spesso un genitore non ascoltato in contraddittorio tenta di farsi sentire attraverso altri canali, ma in realta' i magistrati e gli stessi servizi sociali valutano la presenza mediatica del genitore come incapace di garantire la privacy del figlio. La Privacy prevale sul diritto del bambino di crescere nella propria famiglia", spiega Catia Pichierri, responsabile dell'ufficio legale di Aps. "Sono una donna sola con tre figli di 6, 8 e 9 anni- racconta la madre, nascosta da un paravento- mi ero rivolta ai servizi sociali per avere un aiuto nel gestire i bambini durante il trasloco. La settimana successiva fui convocata per un colloquio e in quel momento fui anche informata dai servizi sociali che mi sarebbero stati tolti i bambini: prima spostati in casa famiglia e poi divisi in due famiglie affidatarie. Adesso li vedo due volte al mese attraverso dei colloqui di un'ora controllati e li sente al telefono due volte al mese". La motivazione che avevano dato alla donna era che doveva "curarsi perche' malata, ma anche dopo una visita psichiatrica sono risultata sofferente per l'allontanamento dei figli, ma perfettamente sana da un punto di vista psicologico". ora Mery ha finito il trasloco e la casa e' pronta per riaccogliere i suoi figli, ma non sa "cosa deve fare per riaverli".
LA STORIA DI GIOVANNI - Giovanni aveva un buon lavoro eppure ha perduto due figli, uno di 6 mesi e l'altro di un anno e mezzo. "Persi nei circuiti delle comunita' fino all'adolescenza e poi ritrovati ormai troppo tardi, drogati e incontrollabili", racconta il genitore. Pichierri spiega che la legge e' chiara: "L'affidamento etero familiare non puo' durare piu' di 24 mesi, prorogabile solo per ragioni del tutto eccezionali e non di routine. Questi bambini erano piccolissimi e sono stati tenuti lontani dal padre fino all'adolescenza, sviluppando problematiche importanti".
LA STORIA DI DAIANA - La storia di Daiana la racconta la madre: "Daiana ebbe una figlia da un ragazzo con cui conviveva, poi si separarono. Come stabilito dalla legge la bambina pernottava nei giorni stabiliti con il padre e quando rientrava dalla madre lamentava di essere molestata. Alla fine- racconta la nonna- i servizi sociali invece di allontanare il padre hanno allontanato la madre e oggi la bambina vive in una comunita', sebbene la madre non abbia problemi economici. Abbiamo un'impresa agricola, ma se sei antipatico ai servizi sociali hai chiuso. Chi controlla i controllori?- chiede la mamma di daiana ai senatori- noi possiamo vedere questa bambina una volta al mese e nessuno raccoglie le sue grida di dolore. I servizi sociali a volte si trasformano in servizi terroristici. Hanno tolto la nostra bambina da un ambiente sano- conclude- per portarla in un ambiente di perdizione".
(Wel/ Dire)