Articolo di Domenico Nesci sulla Rivista internazionale di psicoterapia e istituzioni
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 17 mag. - Si tende, troppo spesso, a dimenticare che il gesto della donazione di sangue diviene possibile se c e' una preparazione adeguata, e che questa preparazione trova le sue radici nell'eta' infantile ed adolescenziale, molto prima cioe' che sia legalmente possibile farlo. Voi, che svolgete la professione di insegnanti, siete le persone piu' importanti, insieme alle figure dei familiari, per l'educazione delle nuove generazioni, proprio perche' siete a contatto, nell'eta' scolare, con gli adulti del futuro.
ETNOPSICOANALISI E PEDAGOGIA - Per Van Gennep, un antropologo attivo negli anni in cui Freud costruiva le principali formulazioni della Psicoanalisi, la vita degli esseri umani puo' essere concepita come una serie di passaggi. Come se la vita fosse una di quelle case di una volta, dove non c erano corridoi e si passava da una stanza all altra semplicemente attraversando una serie di soglie; oppure come se fosse un territorio di un epoca arcaica, dove, tra una zona abitata e l altra, si stendevano ampie zone sconosciute e disabitate, terre di mezzo che non appartenevano a nessuno. Per Van Gennep la vita era dunque scandita da una serie ordinata di riti di passaggio che avevano in comune la stessa struttura tripartita: un rito preliminare (di uscita da uno stato di partenza che chiameremo A); un rito liminare (di sospensione in uno stato di margine - che chiameremo NON A NON B); e un rito postliminare (di aggregazione nello stato di arrivo B). Riti di nascita, di puberta', di iniziazione, di matrimonio, eccetera, servono tutti allo stesso scopo: aiutare gli individui a trovare, in ogni eta' della vita, la propria collocazione adeguata. La Scuola e' un istituzione fondamentale, nella nostra cultura, per promuovere la crescita delle nuove generazioni, per favorirne la socializzazione, l'aggregazione al tessuto sociale. Non a caso il processo pedagogico si articola in una serie ordinata di riti di passaggio (basti pensare alla periodicita' degli esami che veramente non finiscono mai!) proprio per integrare l individuo nella collettivita'.
RITI DI AGGREGAZIONE - In questa cornice di riferimento culturale non sara' allora inutile ricordare che il sangue e il dono hanno svolto da sempre un ruolo di aggregazione del soggetto nel corpo sociale. Mi limitero' a citare un breve passo dalle pagine che Van Gennep dedica ai riti di aggregazione: "I riti possono consistere in un contatto vero e proprio [ ] in uno scambio di doni [ ] in sacrifici di animali, in aspersioni d acqua, di sangue ecc. o in unzioni; [ ] questa enumerazione potrebbe essere ampliata a volonta': [ ] accettare un dono da qualcuno significa legarsi a lui. [ ] Presso i Wazegura, i Wasagara, ecc. esiste lo scambio del sangue: i due uomini sono seduti l'uno di fronte all'altro [ ] mentre un terzo brandisce una sciabola e pronuncia un'imprecazione contro colui che spezza il legame della fratellanza; qui il contatto, simultaneamente allo scambio del sangue, realizza il legame; si passa poi ad uno scambio di doni".
Per il nostro inconscio, e cioe' per il modo di funzionamento primordiale della nostra mente, i riti di aggregazione hanno una potenza straordinaria: possono rendere amico un nemico (affratellamento), figlio un estraneo (adozione). E non a caso questi rituali utilizzano cosi' spesso il sangue. Per gli strati piu' arcaici della nostra psiche, il sangue rappresenta la nostra parte piu' vitale, la nostra anima. Come sorprendersi, allora, se nell'inconscio dell'essere umano vale l'equazione SANGUE = ANIMA, del fatto che molte persone abbiano delle forti resistenze a donare il sangue o ad accettare una donazione di sangue? Non sono in gioco solo motivazioni obiettive e razionali (il presunto rischio di indebolirsi, donando, oppure di contagiarsi, accettando la trasfusione da un donatore malato e non controllato adeguatamente) ma, ancor prima di queste, vengono attivate antiche paure sottese da due fantasie inconsce: la paura di perdere la propria anima (morire, impazzire) donando il proprio sangue, oppure di essere invasi/posseduti dall'anima di un altro accettandone il sangue. Fantasie di questo genere sono del resto ben documentate nella Clinica dei trapianti d'organo (ad esempio nei trapianti di cuore, organo egualmente associato, nell'inconscio, all'anima ed ai sentimenti) dove i pazienti possono temere (a volte persino a livello cosciente) di essere stati trasformati dal carattere del donatore dell'organo.
EDUCARE ALLA DONAZIONE DEL SANGUE - Come educare alla donazione? Come promuovere un processo di crescita che aiuti le nuove generazioni ad essere meno permeate da queste oscure, arcaiche, fantasie inconsce? La prospettiva etnopsicoanalitica puo' venirci in aiuto. La donazione di sangue, anche grazie al fatto che e' un gesto riservato a chi ha superato i 18 anni ed e' pertanto legalmente maggiorenne, puo' facilmente rivestire, per l'inconscio delle nuove generazioni di giovani, un rito di passaggio all'ingresso nel mondo degli adulti. Oltre ai 18 anni, infatti, per donare il sangue si richiede anche di condurre delle abitudini di vita sane, di essere in grado di prendersi cura del proprio corpo come prova del fatto di essere in grado di essere aggregati, a pieno titolo, al corpo sociale. Il vostro lavoro educativo consistera' dunque non solo e non tanto nel presentare cosi' la donazione del sangue ai vostri allievi, ma anche e soprattutto nel coinvolgerli in esperienze di socializzazione in cui ci si possa familiarizzare con il ritmo tripartito dei riti di passaggio. In particolare si tratta di favorire la capacita' di tollerare gli stati NON A NON B (il sentirsi o l'essere ne' carne ne' pesce) che inevitabilmente devono essere attraversati, piu' e piu' volte, nei percorsi scolastici, senza eccessiva angoscia. Se l'allievo sente grazie ad un buon rapporto con il gruppo/classe ed il gruppo degli insegnanti che si puo' donare la propria creativita', le proprie emozioni, il proprio sangue metaforico, senza essere svuotati o vampirizzati, ma che piuttosto questo dono generoso di se' agli altri stimola ed arricchisce la propria creativita' interna (cosi' come, biologicamente, la donazione di sangue stimola l'attivita' del midollo osseo, organo produttore delle cellule ematiche), allora possiamo sperare che avremo in futuro un aumento delle donazioni di sangue. Sara' questo l'ennesimo dono che la professionalita' degli insegnanti fara' al nostro corpo sociale, e per questo vi ringrazio anticipatamente.
(Wel/ Dire)