Dati e trend nell'infografica dell'universita' Niccolo' Cusano
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 26 lug. - Vittime di stalking, di abusi, picchiate e uccise. Nei primi 7 mesi del 2016 sono gia' 69 le donne uccise da mariti, amanti, fidanzati, compagni, figli e nipoti. Uomini diversi ma accomunati dall'incapacita' di accettare la fine di una relazione o in ogni caso incapaci di rispettare la liberta' di scelta di una donna.
Nelle ultime settimane, uno dei casi piu' agghiaccianti ha riguardato la 22enne romana Sara di Pietrantonio, uccisa dall'ex fidanzato lungo via della Magliana. Alla sua storia, e a quella di tutte le altre donne che hanno subito violenza o a cui e' stata tolta la vita, la facolta' di Psicologia dell'universita' Niccolo' Cusano ha dedicato l'infografica 'Stop alla violenza contro le donne. Dati e analisi per un cambiamento'.
Il femminicidio e' una piaga cupa e preoccupante, un fenomeno tristemente in crescita in Italia e nel mondo. Secondo la mappa riportata nella prima parte dell'infografica, a livello mondiale la percentuale di donne che hanno sperimentato una violenza fisica o sessuale almeno una volta nella propria vita e' superiore al 30%. Le percentuali piu' elevate si registrano in Australia (68%), Asia (67%) e Africa (64%).
In Italia, in media, nei primi 7 mesi del 2016 i casi di femminicidio nel nostro Paese sono stati 69. In pratica, una donna ogni tre giorni e' stata assassinata dal proprio marito o compagno. Scorrendo l'infografica e' possibile osservare come nel nostro Paese le donne vittime di stalking siano circa 3,5 milioni, quasi la meta' rispetto a coloro che subiscono violenza fisica o sessuale. I casi piu' frequenti di violenza psicologica si verificano al Sud e nelle Isole e - dato allarmante - la quasi totalita' delle donne e' paralizzata di fronte all'atteggiamento dei propri uomini: solo il 12% di loro riesce a trovare il coraggio di denunciare.
A chiudere l'infografica della Cusano sono i consigli dell'associazione Casa delle donne, da oltre 20 anni al fianco delle vittime di violenza, e il parere della criminologa Cinzia Mammoliti. Secondo la dottoressa Mammoliti, "l'ultimo appuntamento e' sempre il piu' pericoloso. L'abusante capisce di aver perso la donna e chiede l'ultimo appuntamento, magari cercando di convincerla con regali, fiori, ricatti affettivi.
Negare sempre l'ultimo appuntamento e' essenziale".
E alla domanda su quali siano i primi campanelli d'allarme di una relazione 'malata', l'esperta risponde: "Quando la vittima sente che sta vivendo un disagio e non riesce piu' a comunicare con il partner. Quando l'uomo non ha il controllo di se'.
Campanelli d'allarme sono i ripetuti messaggi, quando si chiede di essere lasciate in pace".
(Wel/ Dire)