Siamo regrediti alla cultura del nemico. Civilta' disastrosa
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 26 lug.
-Dall'America all'Europa all'Italia sembra uscire allo scoperto, fomentato da politici e media irresponsabili e amplificato dai pareri espressi sui social media, un clima aperto di razzismo e xenofobia, come se l'espressione di odio razziale nei confronti dei migranti o delle minoranze, anche con linguaggi e gesti violenti, non sia piu' un tabu' ma una legittima opinione.
L'episodio di Fermo, con l'uccisione del nigeriano le cui dinamiche chiarira' la magistratura, ha avuto uno strascico di posizioni opposte sui social. Molti difendono apertamente l'aggressore, come se la violenza, verbale e poi fisica, dell'insulto razziale sia legittima. Mentre il refrain contro i migranti e' sempre lo stesso: "Premesso che non sono razzista". Cosa ci sta succedendo? Il Sir lo ha chiesto allo psichiatra Vittorino Andreoli, ma la premessa che anticipa tutta la riflessione e' semplice e sconfortante: "Questa societa' non mi piace".
Cosa sta succedendo alle nostre societa' occidentali? "Sono stati consumati, se non distrutti, alcuni principi, che erano alla base della nostra civilta'- la risposta dello psichiatra- che nasce in Grecia, a cui si aggiunge il cristianesimo. Non c'e' piu' rispetto per l'altro, la morte e' diventata banale, tanto che uccidere e' una modalita' per risolvere un problema".
L'episodio di Fermo secondo Vittorino Andreoli va inserito in "una cornice di civilta' disastrosa. Non esiste piu' - prosegue l'esperto- l'applicazione dei principi morali della societa' e c'e' un affastellarsi di leggi, come se potessero sostituire i principi. Oggi domina la cultura del nemico: la superficialita' porta l'identita' a fondarsi sul nemico. Se uno non ha un nemico non riesce a caratterizzare se stesso. Questa e' una regressione antropologica perche' si va alle pulsioni. Tutto questo e' favorito da partiti che sostengono l'odio, lo stesso agire sociale e' fatto di nemici. Perfino nelle istituzioni religiose qualche volta si affaccia il nemico. In questo quadro tornano le questioni razziali".
Qualcuno, prosegue lo psichiatra, a volte dice: "non e' razzismo, e' superficialita'". E allora Andreoli: "io ribatto: no, e' razzismo. E' considerare l'altro inferiore perche' ha quelle caratteristiche, per cui bisogna combatterlo, e cosi' si torna alla legge del taglione. Il razzismo e i pregiudizi sono pero' universalmente presenti nel cuore dell'uomo, a prescindere dalle nazioni. I fatti di questi giorni negli Usa- osserva Andreoli- ne sono un esempio. E' sicuramente un istinto presente nella nostra biologia, nella nostra natura, ossia la lotta per la sopravvivenza di cui parlava Darwin. Ma tipico dell'uomo non e' solo la biologia, ma la cultura, che dovrebbe essere quella condizione in cui rispettiamo gli altri e riusciamo a frenare un istinto. Il problema e': come mai la cultura che caratterizza l'uomo e consiste nel controllo delle pulsioni non c'e' piu'? Tutta quella cultura che si era costruita fino a epigoni che erano quelli dell'amore, della fratellanza, e' completamente recitata ma non vissuta.
Questo e' un Paese, come del resto tutto l'Occidente, che sta regredendo, e cio' che mi spaventa e mi addolora e' che per raggiungere una cultura ci vuole tanto tempo e la si puo' perdere in una generazione. Gli episodi che osserviamo- argomenta ancora Vittorino Andreoli- sono silenziosamente sostenuti da tante persone. Non dicono niente ma li approvano, mentre nessuno parla del valore della conoscenza utile nell'avvicinare altre storie, altre culture. Tutto viene mostrato come negativo: gli immigrati fanno perdere posti di lavoro, c'e' violenza e criminalita'. Il problema e' che all'origine c'e' sempre una esclusione. E' terribile, stiamo diventando un popolo incivile. Ci rendiamo conto che, in un Paese che non legge, un giornale ha regalato il 'Mein Kampf' di Hitler? Perche' non hanno regalato 'La pace perpetua' di Kant?", la domanda dello psichiatra, che poi propone: "bisogna prendere una posizione molto decisa: non e' piu' possibile fare finta. Ci vuole piu' coraggio anche nella Chiesa. Il Papa lo ha avuto nel suo schierarsi dalla parte dei migranti, ma ci sono quelli che non sono d'accordo". Infine, la conclusione: "bisogna far emergere uomini e donne saggi e intelligenti, fare promozione, educazione, dimostrare quanta positivita' c'e' in chi viene odiato, per stimolare al rispetto nei loro confronti". (Articolo di Patrizia Caiffa www.agensir.it) (Wel/ Dire)