Castelbianco (psicologo): La grande perplessita'? Non c'e' limite d'eta'
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 26 lug. - "Venti anni fa si giocava alla caccia al tesoro e si andava alla ricerca di indizi che aiutavano a superare prove e indovinelli, adesso c'e' Pokemon go, una caccia al tesoro virtuale a cui tutti possono partecipare. L'obiettivo e' cambiato: non c'e' piu' il premio, l'importante e' catturare il maggior numero di Poket Monster (mostri tascabili), per poi potenziarli e farli evolvere". A spiegare questa nuova mania e' Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva, che nelle 151 creature fantastiche vede sia vizi che virtu'.
"Progettare un videogioco che mette tutti in moto- continua il direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)- impegnando e attivando i giovani, perche' li costringe ad uscire di casa per catturare un Pokemon, ha certamente aspetti positivi. I dubbi emergono, invece, nella scelta di alcuni luoghi d'incontro- avverte il terapeuta-. Le palestre, quei punti di interesse sparsi nel mondo (musei, chiese, statue e altro) dove poter allenare i Pokemon catturati e farli combattere, possono essere collocate ovunque. Sarebbe opportuno prestare una maggiore attenzione su questo aspetto per evitare che un'attivita' giocosa si trasformi in un'esperienza traumatica, oltre che imbarazzante, a causa di possibili strumentalizzazioni da parte di malviventi e/o pedofili pronti ad utilizzare le palestre come esca per i minori".
Andando poi ad aprire l'App si nota che il PEGI (Pan European Game Information) classifica il videogioco con il codice 3: 'Materiale specifico consigliato e adatto a qualunque fascia d'eta''. Un dato, secondo Castelbianco, da cui origina "la piu' grande perplessita'. Tutti i bambini dai 3 ai 10 anni dovrebbero avere il telefonino e una piena liberta' di movimento?- chiede lo psicologo- Sarebbe stato opportuno garantire l'accesso solo agli adolescenti dalla Prima Media in poi, spingendo i piu' piccoli verso giochi con un alto valore educativo e relazionale come l'acchiapparello, il nascondino, il calcio o altro".
Sul possibile effetto terapeutico che la App avrebbe sull'ansia e la depressione, il direttore dell'IdO conclude: "Non e' corretto sostenere che tale applicazione possa avere un effetto terapeutico sulle persone ansiose. Non solo perche' non e' una terapia, ma soprattutto in quanto l'unica funzione che svolge e' quella di offrire un momento di distrazione e di scarico dalle responsabilita'. Si tratta di un progetto organizzato e ideato da terzi, che il soggetto ansioso segue- chiarisce lo psicoterapeuta- e seguendolo non e' vittima della propria ansia. Una soluzione, pero', che non rappresenta una cura".
(Wel/ Dire)