(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 19 lug. - 'Raccontare il crimine, scegliere la legalita''. Questo il titolo dell'incontro organizzato a Roma dall'universita' Niccolo' Cusano e da Radio Cusano Campus, emittente dell'ateneo. Presenti all'evento, tra gli altri, il rettore dell'Unicusano, Fabio Fortuna, Salvatore Esposito, l'attore interprete in 'Gomorra' del camorrista Gennaro Savastano, e i giornalisti Carlo Bonini, autore del best seller 'Suburra', e Sergio Nazzaro, autore del libro d'inchiesta 'Castel Volturno: reportage sulla mafia africana'.
L'incontro, una riflessione sui media, sul loro modo di comunicare, divisi tra fiction e realta', dove la prima assume troppo spesso, almeno per gli spettatori, il ruolo unico di specchio della seconda. Un quotidiano, quello criminale (nella sua accezione piu' vasta del termine) che non sempre trova spazio nei racconti ufficiali della cronaca ufficiale, quella giornalistica, che, come ha spiegato Nazzaro, preferisce mantenere i cittadini in un "bozzolo di non informazione". Un mondo ovattato dove i morti - quelli delle guerre, ma anche dell'immigrazione o della criminalita' organizzata - si raccontano ma non si mostrano, quasi a farli sparire dall'immaginario collettivo. Morti che, al grande pubblico, appaiono lontani, evanescenti, "tanto che ce ne fotte, non ci riguardano", ha spiegato ancora Nazzaro, con parole volutamente crude per invitare a una riflessione, nel suo intervento.
Ma comunicare la legalita' non e' facile, come ha ribadito, all'agenzia Dire, il rettore Fortuna: "Non e' semplice, e con la comunicazione bisogna stare molto attenti.Credo che possa essere utile mettere in risalto il fenomeno delle criminalita' senza, pero', eccessi di spettacolarizzazione. Questo puo' aiutare i giovani a capire cio' che non si deve fare. Il pericolo e' che qualche modello di criminalita' possa essere preso dai giovani, per aspetti di varia natura, anche un po' come riferimento.
Bisogna trovare il giusto equilibrio tra l'esigenza di dare una narrazione corretta e al tempo stesso un'informazione sulla criminalita', ma come tutela della legalita'". Anche le serie televisive come 'Gomorra', precisa il rettore dell'Unicusano, non "devono essere una semplice esaltazione della criminalita' ma un punto di partenza per far capire ai giovani quanto sia importante la legalita'".
"'Gomorra' pero' non nasce per allontanare i giovani dalla camorra o dalla delinquenza- sostiene Esposito- nasce per raccontare quello che e' questo spaccato. Certo ne emerge che nessun personaggio fa una bella vita, tutti o vanno in galera o muoiono ammazzati. Sono tutti eterni infelici. Cosa vuoi raccontare piu' di questo ai giovani?". Per Esposito, nato in una delle periferie napoletane che oggi fanno da palcoscenico a Genny Savastano, la salvezza e' arrivata dall'avere "una famiglia forte e una testa sulle spalle che mi ha portato a fare altre scelte. Spesso il problema reale che porta i ragazzi a scegliere quella strada e' perche' non hanno alternative, non hanno famiglie, non hanno uno Stato che li supporta".
Su questo le strade del rettore e quelle dell'attore si ricongiungono. "L'emulazione- conclude Fortuna- c'e' quando i giovani non hanno acquisito quei valori necessari per differenziare il bene dal male. Il rischio di emulazione c'e' nelle fasce di popolazione meno abbienti, nelle fasce di popolazione piu' attratte dai facili guadagni, dalla bella vita, cose molto piu' difficili da ottenere con attivita' legali".
Qui il video della Dire (Wel/ Dire)