Carrano: L'idea che il diverso da noi e' dietro l'angolo ci accompagna da sempre
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 12 lug. - "I bambini in condizioni familiari il piu' possibile serena navigano con grande disinvoltura, facilita' e felicita' nei diversi universi linguistici. Una questione non nuova, perche' se oggi ci sono le lingue straniere prima c'erano i dialetti". Lo ricorda Patrizia Carrano, giornalista e critica cinematografica, nonche' coautrice del libro 'Dall'uomo nero al terrorista. Piccolo catalogo delle paure infantili di ieri e di oggi' (Magi edizioni), in cui la protagonista del capitolo 'La paura dell'uomo nero' e' proprio una bambina italo-tedesca.
Parlando di dialetti, Carrano riporta due storie: "Nanni Loy era nato in Sardegna, a Cagliari, e quando aveva 10 anni suo padre decise di trasferirsi a Roma con la famiglia nel 1935.
Nanni arrivo' a scuola con un marcato accento sardo e fu preso in giro dalla scolaresca in maniera violenta. Infatti, ebbe un lieve problema di balbuzie che non si tolse piu', frutto di un duro impatto scolastico. Suo padre era un professore di diritto romano e lo aveva obbligato da bambino a imparare a parlare in latino. Questa conoscenza gli permise di creare un ponte con gli insegnanti e di medicare con minore difficolta' quello che era uno scontro tra due idiomi e due culture, tra l'istituto romano e il suo accento sardo".
La seconda storia riguarda una "bravissima sessuologa, psicologa e collaboratrice de Il Corriere della Sera, Gianna Schelotto che vive e lavora a Genova, dove arrivo' da bambina al seguito del padre. Proveniva da Rionero in Vulture (in provincia di Potenza, Basilicata). Oggi Gianna parla un italiano impeccabile, non si rintraccia nemmeno l'ombra di un accento.
Questo perche' quando arrivo' in classe capi' che la sua integrazione si sarebbe giocata sul fatto di saper parlare in italiano, come e meglio dei suoi compagni". Carrano ritorna a un'Italia in cui la Tv, quale grande unificatore linguistico, non esisteva ancora e allora un meridionale era 'L'altro da noi dietro l'angolo'.
"La globalizzazione ci mette vicini delle persone che hanno dei fenotipi diversi da noi. Dico solo fenotipi e non culture perche' la cultura di un valligiano di Aosta rispetto a quella di un contadino del Cilento un tempo era lontana come la terra dalla luna. Oggi- sottolinea la giornalista- e' piu' evidente e palese, ma l'idea che il diverso da noi sia dietro l'angolo ci accompagna da sempre".
- Cosa si puo' dire oggi, alla luce dei flussi migratori, della paura dell'uomo nero? "Ho un antico e radicato convincimento- risponde Carrano- i bambini sono spugne delle paure degli adulti. La questione si gioca nel rapporto che i piccoli hanno con gli adulti della loro famiglia, che a loro volta hanno un rapporto con l'esterno. Quindi parlo di un universo di timori piu' complesso- continua la scrittrice- prima la paura dell'uomo nero evocava un personaggio dell'immaginazione, oggi puo' essere un elemento di realta' e su di esso si riflettono i timori di bambini e adulti, i racconti dei Tg e le letture nei quotidiani. Cio' che mi preoccupa e' l'atteggiamento dei genitori di oggi, che per i loro bambini vorrebbero un mondo senza conflitti fra noi e il prossimo. I conflitti vanno attraversati e non negati. Invece oggi tutto deve essere risolto senza la dura disciplina del confronto. Cosi' i bambini di oggi rischiano di restare in un limbo perche' nessun genitore lavora a sufficienza per la maturita' di quel bambino. Ho l'impressione che si lavori per una grande rimozione che rassicuri i piccoli- conclude- ma il mondo va attraversato e mai negato".
(Wel/ Dire)