Melchiori (Unicusano): Sono importanti, ma occorre buon senso e una progettazione didattica
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 5 lug. - "Un'ulteriore quantita' di tempo da dedicare allo studio a casa non provoca nessun miglioramento delle performance". Lo affermano i risultati dell'OCSE, attraverso il programma PISA (Programme for International Student Assessment), e lo ricorda alla DIRE Roberto Melchiori, preside della facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' Niccolo' Cusano (Unicusano) e professore di Pedagogia sperimentale.
Sull'utilita' dei compiti a casa, "dobbiamo considerare in che termini le famiglie possono supportare i nostri alunni e studenti. È sempre stato detto e confermato dalle ricerche degli ultimi 40 anni,- continua il professore- che il livello del nostro sistema d'istruzione della scuola elementare (attualmente la scuola Primaria) e' alto grazie al grande supporto della famiglia". Un sostegno che decresce con l'avanzamento del livello d'istruzione: "E' forte nella scuola Primaria, diminuisce progressivamente a partire dalla Secondaria di primo grado per esaurirsi, o quasi, nella scuola Secondaria di secondo grado". Decresce anche in termini d'indipendenza e responsabilizzazione dei giovani, "perche' mano a mano che si sale con l'eta'- spiega Melchiori- aumenta il livello di responsabilizzazione dei giovani studenti e l'aiuto si realizza sulla base di una richiesta". Se quindi il sostegno alla Primaria "viene dato sistematicamente ai bambini-alunni dalle famiglie, ai giovani studenti l'aiuto diminuisce in quanto aumenta l'autonomia e congiuntamente il senso di responsabilita'".
- Ma qual e' la funzione che viene attribuita dai docenti ai compiti a casa o delle vacanze? "Bisogna capire se fanno parte di un percorso costruito che, oltre a far imparare meglio una nozione gia' spiegata a scuola, serve a creare anche una maggiore responsabilizzazione dello studente sul mantenere un atteggiamento attivo rispetto al proprio apprendimento. I compiti- aggiunge il preside- non vanno intesi come una mera azione da svolgere a casa. La loro funzione principale e' sorreggere un apprendimento gia' predisposto in classe, serve per una sua solidificazione. Rappresentano un doppio processo di responsabilizzazione, dello studente e del docente. Certo- prosegue Melchiori- occorre buon senso e una progettazione didattica, perche' la tipologia e la quantita' di compiti deve essere commisurata dal professore in base al proprio programma e alla pianificazione didattica. Non e' solo una questione legata a un buon senso di carattere emotivo- conclude il professore- se, come insegnanti, diamo pochi compiti siamo buoni, se ne diamo tanti siamo cattivi. Il loro scopo e' diverso: da sollecitazioni per approfondimenti, che si realizzano attraverso ricerche, a esercizi o compiti che prevedono diverse attivita' in successione, con la funzione di fare sedimentare e consolidare gli apprendimenti".
(Wel/ Dire)