Izzi: 'Si apra una riflessione sulla formazione'. Gli esami? 'Solo un momento di verifica'
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 28 giu. - La scuola ha grandi responsabilita' nel percorso di costruzione di una persona: puo' fare moltissimo per aiutarla, ma puo' anche demolirla. "È un'istituzione fondata sul giudizio, e questa e' una realta' immodificabile. Cio' che puo' cambiare e' il modo in cui gli insegnanti lo utilizzano, perche' se non viene gestito nella maniera piu' idonea puo' danneggiare gli studenti e portare alla sindrome del burnout gli stessi docenti". Un parere interessante quello di Laura Izzi, psicologa e life & work Coach, nonche' presidente dell'associazione PsicoSicurezza e autrice del libro 'Perche' io valgo', della casa editrice Magi.
"Ho tanti ragazzi che a un certo punto della loro vita non ce la fanno piu' ad essere marchiati come 'coloro che non sono capaci' o 'che non ce la fanno rispetto agli altri'. Un'etichetta pericolosa- avvisa la psicologa- che genera bassa autostima e finisce per convincerli di essere 'incapaci', bloccandoli nelle scelte".
- Come va gestito allora il potere del giudizio? "Intanto va compreso e capito fino in fondo", chiosa Izzi. "Ho l'impressione che alcuni insegnanti non hanno idea dell'enorme potere di cui dispongono. Forse a causa di un finto atteggiamento di 'disinteresse' che adolescenti e preadolescenti mostrano spesso dinanzi ai professori. Credo, inoltre- prosegue la psicologa - che molti insegnanti utilizzino l'arma del giudizio per difendersi dai possibili 'attacchi' dei ragazzi o per gestire una classe e certe situazioni difficili". Le motivazioni sono varie e non bisogna mai fare di tutta un'erba un fascio: "Si apra nella scuola una maggiore riflessione sul tema della formazione, che offra al corpo docente strumenti di analisi adeguati a comprendere non solo l'atteggiamento degli studenti, ma anche il loro nei confronti di questi ultimi. Il giudizio dell'insegnante deve innescare un processo pro-autostima e pro-possibilita' di crescita per i giovani".
- Da dove partire? "Dal colloquio con la famiglia, ad esempio. È un momento importante per stimolare il confronto- ricorda Izzi- ma nella maggior parte dei casi viene vissuto in maniera conflittuale, non si riesce a mettere da parte il giudizio.
L'insegnante deve essere in grado di raccogliere gli input che provengono dalla famiglia ed elaborarli per rendere il dialogo con i genitori proficuo. Alla base ci vuole pero' una formazione all'ascolto emotivo e all'analisi delle situazioni complesse".
- Che valore hanno oggi gli esami, crede che siano un buon modo di valutare le capacita' personali? "Gli esami non vanno demonizzati- risponde la presidente di PsicoSicurezza- tutti i giorni, e oltre la scuola, affrontiamo degli esami. Sono un momento di verifica per capire cosa si e' riusciti a fare, se il metodo di studio ha funzionato o se bisogna cambiare qualcosa nel modo di rapportarsi a una materia o a un metodo".
Il voto incide: "Purtroppo i ragazzi puntano sul voto piu' dei professori. Non si insegna abbastanza agli studenti che il voto non e' fine a se stesso, non da' un giudizio sulla persona ma sul lavoro. Oggi il voto ha un valore troppo grande, infinito e generalizzato, per questo motivo gli esami e le verifiche fanno paura. Sarebbe opportuno- consiglia l'autrice- lavorare sui ragazzi prima dell'avvento dell'esame, in modo da far comprendere che la verifica serve per constatare se sono padroni della materia".
- Che consigli darebbe ai giovani sotto esame? "Dipende dai casi naturalmente, ma e' chiaro che laddove si pensi di non aver studiato a sufficienza ci sara' piu' ansia. L'angoscia dell'ultimo momento e le studiate di 24 ore di fila fanno solo arrivare spompati all'esame, escludendo la lucidita' mentale utile per fare i collegamenti. Il voto finale sara' la sintesi di un lavoro frutto di un percorso e non dello studio affannato degli ultimi 3 giorni. È importante- aggiunge la psicoterapeuta- cercare di organizzare quest'ultimo ripasso con delle pause per il rilassamento. Ai ragazzi delle Superiori consiglio di praticare delle tecniche di rilassamento e meditazione che aiutano a tenere bassa l'arousal e l'ansia che ne deriva".
- L'essere sotto valutazione incide psicologicamente? "Incide tanto. La valutazione implica un forte stress, fenomeno fisico oltre che psichico- chiarisce l'esperta-, significa che in quel momento entrano in circolo gli ormoni dello stress come il cortisolo, le catecolamine ecc.. In un tempo breve possono aiutare a rimanere concentrati (eustress)- avvisa Izzi-, ma provocano parecchi danni se la persona comincia a star male molto prima della prova".
- Quali le possibili conseguenze positive e/o negative degli esami? "Dobbiamo cambiare mentalita', giovani e adulti- continua Izzi- e riproporre il modello degli sportivi in gamba, che sbagliano, perdono ma non si abbattono. Analizzano dove hanno sbagliato per migliorarsi. La stessa cosa deve accadere a chi ha sbagliato un esame. È un momento di verifica ".
- Ha ancora valore la bocciatura? "Non e' uno strumento da demonizzare in se', ma da utilizzare con parsimonia. Non e' positiva quella bocciatura fatta a una persona che soffre di disturbi specifici dell'apprendimento non rilevati da nessuno.
Invece, puo' essere positiva la bocciatura di una persona irrispettosa delle regole, che disprezza quello che fa e come lo fa, ma nel contempo deve esserci stato un lavoro di recupero del ragazzo con la famiglia". Occorre un'educazione reciproca tra le due agenzie? "Non e' compito della scuola educare la famiglia- conclude Izzi- ma il professore ha il dovere di cercare sempre il dialogo per far capire ai genitori quali sono le difficolta' che il ragazzo sta attraversando durante l'anno e la necessita' di essere aiutato anche a casa".
(Wel/ Dire)