"Cosi' analizzeremo i vostri sogni". Giulio Maira condurra' un esperimento al Maxxi. Articolo di Candida Morvillo (corriere.it)
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 14 giu. - Il neurochirurgo Giulio Maira parla dell'esperimento che condurra' al Maxxi di Roma il 16 giugno: "Il cervello impara sempre e viviamo davvero fin quando possiamo sognare". Una macchina leggera' i pensieri di 20 volontari elaborati nella fase Rem e un team di scienziati li intervistera'.
- Professor Giulio Maira, Rita Levi Montalcini, di notte, sognava? "Nell'estate del 2008, Rita aveva 99 anni. Mi chiama all'alba e mi dice: ho sognato che l'Ngf, il nerve growth factor, potrebbe essere decisivo contro i tumori al cervello, facciamo un progetto di ricerca!". Cioe', la Montalcini, Nobel per la Medicina, aveva intuizioni scientifiche in sogno? "Il cervello lavora e impara anche di notte. Nelle nostre ultime chiacchierate, io le avevo parlato di tumori cerebrali. Lei, nel 1986, aveva vinto il Nobel per l'Ngf, il fattore di crescita nervoso. Evidentemente, sognando, aveva messo insieme i pezzi. La ricerca, poi, e' stata avviata ed e' in corso".
Neurochirurgo di Papi e presidenti - Sognando, capita anche questo: di avere una buona idea, di trovare la soluzione a quello che da svegli ci sembrava un rompicapo. L'aneddoto sulla Montalcini arriva a meta' di una conversazione sui sogni con Giulio Maira, neurochirurgo di Papi e di presidenti della Repubblica, 350 pubblicazioni scientifiche e 15 mila interventi all'attivo. Trascorriamo un terzo del nostro tempo dormendo, sogniamo due ore a notte, passiamo sei anni della nostra vita sognando. Pero', perche' sogniamo, a che cosa servono i sogni, se e come vanno interpretati e' sempre stato un mistero (nella foto sopra al titolo, "Il sogno di Paolo e Francesca" di Umberto Boccioni). Nei secoli, hanno provato a risolverlo maghi, sciamani, oracoli e scrittori, poi, dopo Sigmund Freud, gli psicologi. Da un po', ci provano i neuroscienziati. Giulio Maira s'e' posto il quesito, la prima volta, una quarantina d'anni fa. Fu partendo dai sogni che scopri' un metodo diagonistico che ha consentito, da allora, di guarire migliaia di persone affette da idrocefalo normoteso, una demenza ai tempi indistinguibile dall'Alzheimer. Scopri' che, misurando la pressione intracranica nella fase Rem del cervello, quella in cui si sogna, poteva distinguere una demenza dall'altra e intervenire chirurgicamente sulla prima, risolvendola.
Una notte al museo - Il 16 giugno, la sua Fondazione Atena Onlus, che da 15 anni promuove la ricerca nel campo delle neuroscienze, organizza un convegno scientifico dedicato a "Sonno e sogni: il cervello dopo mezzanotte", seguito da un esperimento curioso e poetico: 20 persone dormiranno al Maxxi, a Roma, ognuno sotto uno quadro del museo. Nello specifico, fotografie della mostra Extraordinary Visions - L'Italia ci guarda, che raccontano il nostro Paese fra bellezza e scempi. Che cosa sogneranno? Le loro visioni oniriche saranno influenzate dalle opere che li circondano? Faranno bei sogni o finira' come nel film 'Una notte al museo', quello in cui dinosauri e faraoni si animano e diventano l'incubo del guardiano Ben Stiller? Lo si scoprira' la mattina successiva, quando saranno intervistati dalla professoressa Cristina Alberini del Center for Neural Science della New York University, che ha gia' partecipato a un analogo esperimento al Rubin Museum della sua citta', dal professor Benedetto Farina, docente di Clinica Psichiatrica dell'Universita' Europea di Roma, e dal professor Luigi Ferini-Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno del San Raffaele di Milano e presidente dell'Associazione mondiale di Medicina del Sonno.
L'esperimento sulle associazioni mentali - "Verificheremo se i sogni dei volontari sono influenzati dall'ambiente e dalle immagini dei quadri e come il loro cervello mette in moto associazioni mentali fra ricordi ed emozioni", spiega Ferini-Strambi. Non solo. Uomini e donne faranno sogni diversi? "Probabilmente si'", prevede la scienziato, "le donne di solito fanno sogni piu' focalizzati sull'intimita', gli uomini focalizzati verso l'esterno. E se negli anni '60 si pensava che la differenza dipendesse dai diversi ruoli nella societa', oggi che c'e' piu' emancipazione, e' ancora cosi'. Ed e' una conferma che il cervello, maschile o femminile, funziona con connessioni diverse". Maira, 72 anni, e ancora attivissimo fra l'Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) e la Clinica Quisisana di Roma, dice che, se passiamo tanto tempo sognando, dev'esserci una ragione importante.
- Professor Maira, che cosa succede al nostro cervello quando dormiamo e quando sogniamo? "Nel sonno, l'attivita' del cervello si riduce solo del 10 per cento. Lo sappiamo perche' le cellule cerebrali producono un'attivita' elettrica, misurabile con l'elettroencefalogramma. Se potesse sentire la musica di queste cellule in stato di veglia, sarebbe come entrare all'opera quando i musicisti accordano gli strumenti. Sentirebbe suoni discordanti, caos. Questo e' il cervello sveglio, questo e' il ritmo veloce dell'elettroencefalogramma".
- E nel sonno? "Nella prima fase, quella del "sonno profondo", sentirebbe cellule che battono lo stesso ritmo, come in un'opera sinfonica. In questa fase, che dura circa 90 minuti, il cervello sta dando ordine alle cose accadute nella giornata, le sta organizzando nella memoria: trasferisce emozioni e ricordi importanti in quella a lungo termine ed elimina quello che non serve".
- Sembra "Inside Out", il film d'animazione della Walt Disney. La notte, mentre la bambina Riley dorme, nel suo cervello si smistano i ricordi inutili, quelli importanti e i ricordi-base che ne definiscono la personalita'. "Funziona proprio cosi'. I ricordi si accumulano o per ripetitivita' o perche' sono ricchi di emozioni, sono la nostra identita' e ci servono per gestire il futuro. La nostra vita e' conseguente al nostro passato. Finito il sonno profondo, poi, succede improvvisamente qualcosa: il cervello riprende il ritmo che ha da sveglio, la musica e' di nuovo quella tumultuosa degli strumenti che vengono accordati.
Questa e' la fase Rem, la fase dei sogni".
- Cioe', quando sogniamo, il cervello e' attivo come quando siamo svegli? "La corteccia cerebrale, che ci da' la coscienza, e' sedata. Talamo, ippocampo e amigdala, indispensabili per fissare i ricordi, sono inattivi. È per questo che dimentichiamo facilmente i sogni. Pero', nella fase Rem, il cervello sta comunque lavorando: fa la verifica di quello che ha appena stoccato nella memoria, lo mette in relazione e lo confronta con quanto abbiamo vissuto in passato. E impara. Il cervello impara sempre. Stasera avremo reti neuronali diverse da quelle che avevamo stamattina, e cosi' al risveglio. È come con i neuroni a specchio, che ci consentono d'imparare anche solo guardando qualcuno fare qualcosa. Mia moglie Carla mi prende in giro, mi dice: guardi il tennis in Tv e speri di diventare un campione".
- Quindi provare a interpretare i sogni ha senso? "I sogni parlano di noi, l'interpretazione di Freud e' superata perche' era legata a tabu' sessuali che non esistono piu', ma la ricerca e' andata avanti. Di certo, i sogni tirano fuori cose emotivamente importanti, riportano alla luce ricordi, li elaborano, ne traggono conclusioni. Sono un altro modo della nostra coscienza".
- Lei che cosa intende per coscienza? "Il risultato dell'azione integrata di tante aree cerebrali, la capacita' di progettare il futuro al di la' delle azioni che compiamo in automatico".
- In che modo i neuroscienziati studiano i sogni? "Ci sono laboratori dove li registrano e li leggono".
(Wel/ Dire)