Castelbianco (psicologo): Si apra un tavolo di riflessione sui figli che picchiano i genitori
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 14 giu. - "Su 196 membri delle Nazioni Unite solo 49 hanno abolito i mezzi correttivi basati sulle punizioni corporali". Lo ricorda Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva, commentando i risultati della conferenza mondiale di Vienna dal titolo 'Verso una infanzia libera dalle punizioni corporali'.
"Dobbiamo considerare che in alcuni paesi l'educazione e' un concetto basato sulla forza fisica dell'adulto e punta a piegare la volonta' espressa dai bambini alle norme sociali. In quest'ottica- spiega lo psicoterapeuta- la punizione corporale e' volta a soddisfare aspettative personali che nulla hanno a che vedere con i bisogni del bambino. Gli adulti non chiedono solo ubbidienza, vogliono che i figli raggiungano importanti risultati scolastici oppure vadano a lavorare seppure minorenni".
Sono certamente realta' che appartengono a culture diverse dalla nostra. "È di pochi giorni fa la notizia di un bambino giapponese di 7 anni abbandonato in un bosco perche' tirava i sassi sulle macchine. Una situazione che dovrebbe farci parlare soprattutto dell'incapacita' dei genitori di educare il figlio- rimarca lo psicologo- infatti l'abbandono totale ne e' una dimostrazione. Un altro caso di incapacita' genitoriale e' quello della 'madre tigre'- afferma il direttore dell'IdO- colei che obbliga ad esempio la figlia di 6 anni a studiare piu' lingue straniere e il pianoforte allo stesso tempo, impegnando tutto il tempo della bambina nel raggiungimento di prestazioni". È un senso "sbagliato di rispetto connesso al concetto di proprieta'. Il figlio viene considerato di proprieta' dei genitori e allora qualunque punizione/attivita' e' legittima".
È dunque opportuno differenziare il caso del "genitore che da' uno schiaffo per fermare un comportamento deviato del figlio, da quello che usa la cinghia per avere obbedienza". A tal proposito lo psicologo cita due casi: "In un condominio ligure, una famiglia ha chiamato la Polizia perche' aveva sentito delle urla nella casa dei vicini.Era accaduto che un padre aveva schiaffeggiato il figlio di 12 o 13 anni per impedirgli di uscire da solo alle 10 di sera. Reazione ragionevole- afferma Castelbianco- eppure la Polizia ha portato l'uomo in Commissariato con l'accusa di possibile violenza sul minori".
Passando in Svezia: "Una famiglia italiana in vacanza stava per entrare in ristorante quando il figlio di 8 anni scappa via e attraversa di corsa la strada percorsa da macchine ad alta velocita' da solo perche' voleva mangiare la pizza. Il padre rincorre il figlio e gli da' un ceffone. Il risultato? La polizia lo ferma e lo porta per tre giorni in carcere. Ecco perche' bisogna dividere la violenza gratuita e opportunistica- ribadisce il direttore dell'IdO- dalle difficolta' educative".
Molti genitori "non sanno o non riescono ad educare i figli, che sin da piccoli mostrano comportamenti di arroganza e violenza che pongono il padre e la madre in serie difficolta': se gli danno uno schiaffo hanno paura di essere additati come genitori violenti; se non gli danno uno schiaffo, il figlio si esibira' in scenate isteriche e moleste per la famiglia e soprattutto per se' stesso. Allora la domanda e'- si chiede il terapeuta- chi deve educare questo bambino? Lo mandiamo in un collegio dello Stato? Ai genitori una risposta va data, non si puo' dire solo 'NO', cosi' le famiglie non vanno avanti. Ricordiamo che in Italia esiste una realta' drammatica: i figli che picchiano i genitori. Sarebbe opportuno che su questo tema si aprisse un tavolo di riflessione e confronto- conclude lo psicologo- dove non si facciano discorsi teorici ma si diano suggerimenti e soluzioni pratiche che i genitori stessi possano adottare".
(Wel/ Dire)