Castelbianco (psicologo): Il 30% ha paura e le metterebbe nei bagni
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 7 giu. - "Prevenire qualsiasi episodio di maltrattamento deve essere la priorita'". Lo ripete con forza Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), che conosce bene la realta' dei giovani avendo da anni sportelli di supporto psicologico nelle scuole e on-line gratuiti, a disposizione di studenti, insegnanti e genitori.
"È di pochi giorni fa la proposta, presentata all'interno del Consiglio regionale sardo, di obbligare tutte le strutture pubbliche e private che ospitano asili, scuole d'infanzia e primarie, nonche' i centri di assistenza per anziani e disabili, di dotarsi di un sistema di audio e video sorveglianza per prevenire episodi di abuso. E' un'ipotesi importante- rimarca lo psicologo- anche se e' giusto ricordare che le violenze in queste strutture riguardano soprattutto eventi sporadici, ma sempre allarmanti. È invece tutt'altro che occasionale la violenza e l'aggressivita' che si esprime nelle scuole. Qui l'esigenza di installare videocamere obbligatorie non serve solo a limitare l'aumento esponenziale degli atti di bullismo, ma risponde a una stessa richiesta di aiuto da parte degli adolescenti che non si sentono piu' incolumi".
Critiche a questa proposta non sono mancate. "C'e' chi si e' appellato al diritto di privacy- sottolinea lo psicoterapeuta- io proporrei piuttosto di ascoltare i diretti interessati e non coloro che fanno discorsi teorici. Le telecamere nelle scuole sono state richieste dagli alunni gia' diversi anni fa- sottolinea il direttore dell'IdO- quando il bullismo aveva iniziato a diventare un fenomeno estremamente rilevante (anche se meno di oggi). Cio' che sorprese allora fu la richiesta di inserire degli occhi elettronici nei bagni, erano quelli i luoghi in cui le vittime sentivano di non avere nessuna possibilita' di difesa. Pensavano che se nei bagni della scuola ci fossero state delle telecamere sorvegliate si sarebbero sentiti un pochino piu' protetti. Confermo la parola 'pochino' e non protetti- continua il terapeuta- perche' da una ricerca che abbiamo condotto con l'Universita' di Urbino sul tema 'Vivere con la paura', e' emerso che il timore di essere aggrediti e' meno forte fuori scuola (il 16%) che dentro scuola (circa il 30%). Un dato incontrovertibile, che evidenzia quanto il bullismo sia molto piu' diffuso di cio' che noi adulti possiamo immaginare. Purtroppo operiamo come struzzi: non ci arrivano le lamentele delle vittime e quindi crediamo che non ci siano. Ma i ragazzi non si lamentano mai di aver subito violenza e soprattutto non puo' essere la lamentela il nostro metro di paragone".
Telecamere "in funzione e non spente" non aiuterebbero solo i giovani. Secondo Castelbianco "responsabilizzerebbero maggiormente anche gli organi collegiali, spingendo i professori a prendere una posizione netta rispetto all'atto aggressivo. E' altresi' una proposta ottimale in prospettiva dell'apertura pomeridiana degli istituti per il completamento delle loro attivita' extra didattiche- chiosa l'esperto-, dove non esistera' una copertura tutelante da parte dei professori essendo minore il numero di ore spese in aula".
Non e' un Grande Fratello. "Si tratta piuttosto di reprimere il bullismo e non la persona. Le telecamere devono fare un'opera di repressione e inibizione dell'atto aggressivo". Altro discorso e' invece l'opera di prevenzione del bullismo. "In questo caso dobbiamo impegnare gli adolescenti in attivita' che reputano interessanti- conclude Castelbianco-. Le loro energie, piuttosto che esaurirsi in atti contro terzi, dovranno essere valorizzate in esperienze che potranno spendersi nella formazione futura".
(Wel/ Dire)