(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 12 gen. - "Prima di parlare di minori sottratti alle famiglie ricordiamo com'è cambiata la società. Noi adulti non sappiamo darci un principio di equilibrio su come muoverci con i minori". Afferma Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) che attualmente ha mille bambini in carico e ne vede piu' di 5 mila l'anno.
"Mi occupo di bambini e famiglie da oltre 40 anni- spiega ai presenti al convegno sui 'Minori fuori famiglia' a Montecitorio- abbiamo sportelli di sostegno psicologico nelle scuole e raggiungiamo oltre 200 mila ragazzi l'anno. Le cose sono cambiate: prima venivano da noi le madri senza i padri a farci vedere i bambini, adesso i genitori vengono insieme anche se separati. Prima avevamo un basso numero di minori in terapia, adesso sono tantissimi".
Castelbianco cita allora tre situazioni tipiche di richiesta di aiuto: "I figli di genitori anziani; madri che ci chiedono aiuto su come comunicare con il figlio- prosegue lo psicoterapeuta dell'eta' evolutiva- tanto che all'IdO abbiamo un servizio che si chiama 'Madre-figlio-gioco' per sostenerle nel ricostruire un legame con il figlio partendo dal vivere bene la dimensione del gioco. Infine, la situazione delle famiglie con genitori separati che vedono un 40% di figli vivere momenti paradossali".
Lo psicoterapeuta continua: "Ultimamente tutto deve essere fatto secondo un protocollo scientifico, ma nella famiglia il concetto di amore difficilmente entra nell'evidence based, cosi' come quello di trauma o neglect. Nel 2010 facemmo una ricerca sulle paure dei ragazzi da cui risulto' che gli studenti volevano le telecamere nei bagni poiche' se il 16% dichiarava di avere paura fuori scuola, la percentuale saliva al 30% dentro la scuola. I ragazzi non parlano. Accadono cose atroci che poi si riversano su internet- avverte Castelbianco- ed ecco che osserviamo bambini arrabbiati a partire dai nidi. Lo sappiamo perche' abbiamo realizzato un progetto su 'Gli abbracci che mancano' proprio nei nidi".
La domanda che "dobbiamo porci- chiosa il direttore dell'IdO- e' cosa conviene al minore e non agli adulti. Stare con la madre e' la cosa migliore. Certo abbiamo madri tossiche o abbandoniche, e allora al bambino questo tipo di legame non conviene piu'. Ma in generale il criterio da osservare e' che le madri vadano aiutate e il legame madre-figlio vada tutelato. Se pero', dopo due anni di affido, la madre non e' in grado di riprendersi il bambino, allora il piccolo restera' nella nuova famiglia ma senza negargli mai il contatto materno. Dobbiamo dare un senso a questo bambino, tenendo conto del suo modo di vivere e, infine- conclude Castelbianco- dare sempre alla madre la possibilita' di spiegarsi".
(Wel/ Dire)