Rubaltelli (Universita' Padova): Con intelligenza emotiva alta si rischia di piu'
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 23 feb. - Educazione finanziaria e avversione all'incertezza. Sono queste le due variabili che guidano il meccanismo di fiducia e di giudizio delle persone verso i mercati finanziari. Ne e' convinto Enrico Rubaltelli, ricercatore di Psicologia della decisione dell'Universita' di Padova, che, intervistato dalla DIRE, aggiunge: "Siamo in un momento dei mercati finanziari mai visto prima. Sul versante della psicologia le reazioni degli investitori sono imprevedibili, anche perche' la scarsa conoscenza dei mercati e' ovunque. In Italia i livelli sono particolarmente bassi, ma lo stesso accade nel resto del mondo".
Educazione finanziaria significa "avere le conoscenze basilari- precisa l'esperto- ad esempio sapere come funziona il meccanismo dell'inflazione, dei tassi d'interesse, la differenza tra titoli e obbligazioni. In verita', per essere dei buoni investitori bisognerebbe andare ben oltre questi livelli di conoscenza".
In sostanza, secondo lo psicologo, se l'educazione finanziaria "non e' particolarmente alta nell'investitore medio, egli risultera' privo degli elementi basilari per analizzare in maniera fredda e autonoma l'andamento del mercato". Sul secondo aspetto, l'incertezza, "e' noto che i mercati sono incerti per natura- prosegue Rubaltelli- e' un principio valido in generale e per il periodo piu' recente in particolare. Investire- rimarca lo studioso- significa assumersi un rischio nella speranza che l'operazione finanziaria vada a buon fine e ci dia un rendimento positivo".
- Come vengono effettuate le decisioni finanziarie? "Il cervello non e' propenso ad accettare l'incertezza. Quello che facciamo- ricorda- il modo in cui ragioniamo e interpretiamo la realta', e' volto a ridurre le incertezze e a rendere prevedibile l'ambiente circostante. Questo ha una ragione evolutiva e adattiva". Facendo riferimento alla vita di tutti i giorni, lo psicologo ne chiarisce il meccanismo: "Se non so cosa mi accadra' quando usciro' di casa o quando incontrero' qualcuno, finira' che mi rintanero' tra quattro mura e non affrontero' piu' il mondo esterno. In generale abbiamo bisogno di trovare spiegazioni- afferma- a volte sono corrette e a volte scaturite da una processo di causa-effetto che creiamo nel nostro cervello. Se non avremo le conoscenze adeguate, o se l'incertezza percepita sara' molto alta, le spiegazioni lasceranno sempre il tempo che trovano".
- Ci puo' fare un esempio? "Pensiamo ai fatti di Colonia dell'ultimo dell'anno. Non sappiamo veramente come siano andate le cose, se gli uomini abusanti fossero o meno dei rifugiati.
Abbiamo notizie contrastanti, ma il fatto che fossero arrivati molti rifugiati e che ci fossero incertezze sulla loro affidabilita' ha reso immediato il collegamento".
- È questo quindi il modo in cui funziona il cervello? "Si', infatti non sono state analizzate le statistiche degli atti criminali compiuti dai rifugiati o le indagini condotte dai magistrati, si e' saltato subito alla conclusione piu' intuitiva. Il processo utilizzato nel meccanismo decisionale e' di tipo intuitivo e viene definito 'Sistema 1'- spiega Rubaltelli- si basa sulle emozioni e si caratterizza per la velocita' e l'assenza di una valutazione analitica degli eventi. Le conclusioni intuitive possono essere giuste se conosciamo bene l'evento e cosa lo influenza, ma se non lo conosciamo e' facile commettere errori".
- Come funziona allora il meccanismo di sfiducia? "Quando assistiamo a un crollo del mercato, i media lo etichettano con parole del tipo 'disastro', 'crollo', 'emotivita' sui mercati'. Queste definizioni attivano emozioni negative nel nostro sistema cognitivo, che ci portano ad assumere atteggiamenti di sfiducia verso i mercati. E piu' vediamo l'altalenarsi di risultati estremi da un giorno all'altro- chiosa il ricercatore- piu' ci sentiamo in balia dei mercati, sviluppando ansia perche' non sappiamo cosa accadra'. Tutto questo meccanismo crea sfiducia. In generale gli investitori tendono a perdere la fiducia molto facilmente e a riguadagnarla molto lentamente. Dopo la caduta del mercato nel 2008 ci sono voluti anni prima che le persone rientrassero in maniera convinta nel mercato azionario- ricorda lo psicologo- adesso, in un momento di difficolta' nei mercati cinesi e asiatici, l'uscita e' stata repentina portando ad un calo dei listini. Quando siamo in ansia ci chiudiamo e rifuggiamo cio' che temiamo".
- Da cosa dipendono le decisioni? Le decisioni "dipendono da reazioni intuitive molto semplici: piacere e dispiacere.
Atteggiamenti che guidano anche i processi di approccio ed evitamento. È un meccanismo che e' alla base della pubblicita', della comunicazione politica e delle relazioni interpersonali. Un investitore esperto sapra' leggere bene l'andamento del mercato e vedra' le opportunita' laddove l'investitore medio vedra' incertezze, che appunto sono il risultato di scarse conoscenze, sensazioni negative e reazioni di evitamento".
- Avete condotto degli studi sul tema? "Abbiamo studiato il modo in cui le persone scelgono gli investimenti e l'effetto delle emozioni sulle loro decisioni", fa sapere Rubaltelli. "In sostanza, sono state analizzate in laboratorio delle ipotetiche scelte di investimento misurando la dilatazione della pupilla con un eye-tracker, uno strumento che registra i movimenti oculari. Ai soggetti esaminati sono stati mostrati i grafici relativi ai rendimenti di diversi fondi negli ultimi 12 mesi. Al campione di studio, composto inizialmente da 40 studenti, e' stata infine somministrata la scala sull'intelligenza emotiva".
- Quali i risultati? "Le persone con un'intelligenza emotiva piu' alta, e quindi piu' sensibili e capaci di gestire le emozioni, hanno una dilatazione della pupilla maggiore e si assumono piu' rischi. Sono piu' disposti a investire in fondi azionari con un investimento recente non positivo". Chi, invece, ha "una bassa stabilita' emotiva tende a investire di piu' se il rendimento precedente e' stato positivo. Il numero di decisioni prese in esame ha superato le centinaia- ricorda il ricercatore- abbiamo anche altri dati sull'intelligenza emotiva di 100 consulenti di banca, e anche in quest'ultima ricerca, laddove l'intelligenza emotiva era piu' alta si tendeva con piu' facilita' a investire in azioni con un grado di rischio piu' elevato. Con una bassa intelligenza emotiva- conclude- si tende ad andare piu' sul sicuro".
(Wel/ Dire)