Utero in affitto, Ceresa: Porsi il problema etico, e' una vendita
E in commercio c'e' un bambino
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 9 feb. - "Non so se essere d'accordo o contraria sul tema dell'utero in affitto. Mi pongo il problema etico di parlarne e mi pongo, come analista junghiana, il problema dell'Anima. Si tratta di una vendita, e' evidente. Si vende pero' il terzo, un bambino, un individuo, un qualcosa che passa nell'interazione profonda madre-figlio". Parte da questa constatazione Silvana Graziella Ceresa, psicoterapeuta e analista dell'Arpa (Associazione per la ricerca in psicologia analitica) di Torino, intervistata dalla DIRE.
"Mi chiedo se e' meglio un bambino nato da un utero che lo accudisce e poi, finita la funzione di 'mamma incubatrice', dato a genitori attenti e affettuosi che non vedono l'ora di abbracciarlo; oppure se e' meglio che un bambino cresca in una pancia che non vede l'ora di espellerlo- prosegue la psicoanalista- mettendolo poi in adozione. E conosciamo bene la difficile situazione delle adozioni sia in Italia che all'estero".
L'esponente dell'Arpa mette in guardia sul pericolo delle nascenti fabbriche di bambini. "La storia e' esplosa in seguito al terremoto del Nepal- racconta Ceresa- con una donna che aveva perso un feto fecondato artificialmente nel proprio utero dato in affitto. Ci sono bambine rapite in India e messe a produrre neonati, inseminate con il seme e l'ovulo di facoltose persone e poi costrette ad allattarne i piccoli per farli crescere con piu' anticorpi prima di lasciarli".
- Come mai il fare un figlio oggi e' diventato un tema imprescindibile? "E' una questione di onnipotenza- spiega la psicologa- e di limite, perche' il figlio e' socialmente richiesto e non si puo' non farlo. Se una donna non lo desidera, deve almeno fingersi una 'zia affettuosa' o altrimenti verra' considerata un'acida zitella. Nel 1968 venivano definite ornitopeniche le donne che non avevano rapporti sessuali, alludendo anche al non figliare- fa sapere l'analista- un'espressione di una volgarita' maschilista tremenda".
Sempre puntando l'attenzione sull'eccesso di Hybris nella civilta' occidentale, Ceresa racconta di aver avuto "pazienti rimaste incinta subito dopo aver ricevuto il via libera per l'adozione. Torniamo allora alla corporeita'- consiglia- ma non dimentichiamo che la psiche gioca questi scherzetti: un desiderio si avvera quando si e' piu' rilassati, e cosi' accanto a figli adottati o inseminati ce ne sono altri naturali".
- Eppure la questione dell'inseminazione artificiale non e' una novita'. Come mai di madri surrogate se ne parla solo negli ultimi anni? "Forse dovremmo riflettere sul fatto che il progetto 'adozione' in Italia e' in parte fallito. I tempi sono troppo lunghi e adesso iniziamo a considerare l'importanza della genetica. Potremmo spiegare il fenomeno delle madri surroganti dicendo: 'La genetica almeno e' nostra".
- Secondo Lei l'amore omosessuale e' considerato un amore di serie B? "Si' e lo sara' finche' da alcuni sara' invocato il concetto di 'Natura' per giustificare le proprie tesi. Ma la natura e' tutto. È omosessuale, eterosessuale e transessuale. Non e' un grande fratello, l'ipse dixit o un qualcosa di trascendente. Il concetto di Natura con la 'N' maiuscola mi spaventa molto. In natura- afferma la psicoterapeuta- ci sono animali ermafroditi, i transgender, o quelli, come il cavalluccio marino, in cui e' il maschio a tenere le uova appese in una specie di marsupio sulla pancia. Quindi, la natura non prevede nemmeno che siano solo le donne ad accudire i figli".
Anche la storia insegna. "Un esempio fulgido viene dalla cultura greca, ateniese e romana. Il mentore, come nel Convivio di Platone, era anche un pedagogo sessuale. Ricordiamoci che la parola 'Pedofilia' in greco vuol dire amare i giovani e non era intesa come pratica perversa. Si potrebbe parlare di pedofilia educativa e omosessualita' educativa. Nella cultura latina- chiarisce la studiosa- si e' poi confuso il concetto di omosessualita' con quello di femminilismo. Il maschio romano doveva montare l'altro maschio e non soggiacergli, mentre nella cultura greca erano equiparati. Una differenza che ben spiega l'evoluzione dell'omosessualita'". Il Cristianesimo "ci ha invece insegnato l'amore universale- aggiunge l'esponente dell'Arpa di Torino- che non e' l'amore sub condizione che si traduce in 'Io ti amo se tu ti adegui a quello che dico'. Questo e' un ricatto morale e non e' corretto verso nessuno".
- Che tipologia di amore e' quello omosessuale? "È esattamente come l'amore eterosessuale- risponde Ceresa- sono due persone che si vogliono bene, si tradiscono, si abbandonano, si riprendono come ogni coppia. Forse c'e' piu' liberta' sessuale, una liberta' che ha anticipato quella degli eterosessuali. Non sono assolutamente dell'idea che sia una malattia o una devianza- prosegue l'analista junghiana- e sono molto contraria alla psicoterapia riparativa di cui ho sentito parlare da colleghi ancora due anni fa. L'amore omosessuale e' un amore come quello eterosessuale, ma purtroppo nasce nascosto. Spesso le persone gay hanno una storia di amori furtivi, di nascondimenti, di paura di uscire allo scoperto- ammette la psicologa- anche se negli ultimi 15 anni le esperienze omosessuali sono accadute a molti che si definiscono eterosessuali, per curiosita'- aggiunge- o per un'apertura a una sessualita' che non ha chiusure. Non confonderei l'amore omosessuale con l'offerta dell'utero. Il tema imprescindibile e' la responsabilita', sia per le 'fabbriche' dei bimbi sia per la donazione libera, che difficilmente e' svincolata da transazioni economiche. C'e' il rischio di una frammentazione metonimica del corpo femminile- conclude- e il bambino dov'e'? Non e' una suppellettile".
(Wel/ Dire)
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