Dotti: La maschera e il ruolo sono opportunita' per esprimersi
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 2 feb. - "Date una maschera a una persona e sara' sincera", diceva Shakespeare. Non e' il solo. Luigi Dotti, psicologo, psicoterapeuta e direttore di psicodramma e Playback Theatre di Brescia, condivide questo principio: "Il lavoro psicodrammatico in se' e' una forma di travestimento. Attraverso l'interpretazione di un ruolo mostriamo delle parti importanti di noi che nella quotidianita' non facciamo emergere. La maschera e il ruolo sono delle opportunita'- continua lo psicoterapeuta- ecco perche' nella teoria e nella pratica psicodrammatica l'interpretare un ruolo e' come il rivestirsi di una maschera". Cos'e' il ruolo? "Un contenitore sociale che consente alle persone di esprimere delle parti di se'".
- Il travestimento opera allo stesso modo sia nell'infanzia che nell'adolescenza e nell'eta' adulta? "Si', e' la nostra cultura, un po' moralista, che tende a dire 'Togliti quella maschera che sei finto'- afferma lo psicologo- mentre il significato profondo della maschera e' il contrario: mostrare e non nascondere qualcosa. La maschera rivela molto di piu' di quello che nasconde. In questo senso la definisco un'opportunita'". Se a un bambino timido "faro' indossare il costume di un leone, gli daro' l'opportunita' di esprimere la sua parte forte e aggressiva. Il significato profondo della maschera e' il poter vivere quelle emozioni che nella quotidianita' sono messe in secondo piano. Questo- aggiunge lo psicoterapeuta- e' anche il significato profondo del Carnevale, con la sua funzione trasgressiva dove le regole solite della quotidianita' possono saltare per far emergere altro".
- Da oltre 35 anni pratica lo psicodramma e il Playback Theatre. Di cosa si tratta? "Il Playback Theatre ha le sue radici nel teatro della spontaneita' di Jacob Levi Moreno, l'ideatore dello psicodramma. Si tratta di uno psicodramma giovane, spontaneo appunto perche' Moreno faceva rappresentare ai suoi attori le storie della gente comune. Non e' un teatro in cui si mette in scena un testo gia' scritto e preconfezionato, l'azione si svolge al momento, in base a qualcosa che vive li'. È un'improvvisazione che si prende cura delle persone a cui si rivolge. Il tema e' fornito dai contenuti della gente che partecipa allo spettacolo. Playback significa, infatti, recitare in risposta a qualcosa. To play back: 'Tu mi racconti qualcosa e io te la rappresento in risposta, immediatamente". Dotti conduce a Brescia, con la collega Laura Consolati, un gruppo di Playback Theatre che si chiama 'Compagnia del Fare e Disfare'. "Lo psicodramma, invece, ha una declinazione piu' clinica e si rivolge principalmente a piccoli gruppi omogenei nella cura e nella formazione delle persone".
Molto significativo, secondo lo psicoterapeuta, e' "lo psicodramma pubblico, che si apre alla realta' sociale e si realizza in spazi aperti e gratuiti". Questa esperienza (Le Relazioni Sulla Scena - Incontri di psicodramma pubblico) e' realizzata al teatro di psicodramma di Provaglio d'Iseo (Bs) e quest'anno compie 15 anni.
- Come incide lo psicodramma sulle persone? "Si tratta di un doppio processo- spiega lo psicologo - avviene in sostanza una doppia catarsi: quella degli attori che raccontano la storia e la rappresentano, e quella del pubblico. Anche chi non agisce puo' ritrovare elementi di somiglianza e differenza con la propria storia. È un processo che a partire dalle storie singole, assume una dimensione comunitaria che aiuta tutti ad elaborare, capire e a confrontarsi con la vicenda di ognuno e con quella degli altri. Lo psicodramma e' un immedesimarsi e prendere distanza- sottolinea Dotti- e' un processo psicologico che vede l'alternanza dell'Io attore e dell'Io osservatore. Se siamo solo osservatori, guardiamo la vita senza viverla, se siamo solo attori la viviamo in modo acritico. Dobbiamo riuscire a mettere insieme queste due dimensioni- conclude- ed entrare e uscire dal ruolo ha questo significato".
(Wel/ Dire)