Castelbianco: Riflettiamo perche' dalla societa' non c'e' alcun supporto vero
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 20 dic. - "Quanto successo a Rieti e' una tragedia incommensurabile che i genitori stanno vivendo in prima persona. Accusare di incapacita' genitoriale un padre e una madre che non hanno impedito alla figlia 14enne di tuffarsi in acqua deve farci riflettere". Cosi' Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva, commenta l'accusa di "omicidio colposo" rivolta ai due genitori per non aver impedito alla figlia di tuffarsi nelle acque del lago del Salto (Rieti) dopo aver mangiato. L'indagine non si e' ancora conclusa e il 18 gennaio e' stata fissata l'udienza davanti al gup.
"La prima riflessione che dobbiamo porci e' fino a che punto siamo in grado di impedire ad un adolescente di fare cose sbagliate. Per 'cose sbagliate' mi riferisco, piuttosto, ai comportamenti a rischio e scorretti per la morale e per la societa': dall'abuso di alcol alla violenza, dalle droghe ad una sessualita' vissuta in modo inconsapevole, ecc.. Consideriamo che la societa' non aiuta minimamente i genitori a porre un rimedio e a contrastare questi comportamenti estremamente gravi. Basti ricordare che in Liguria fu chiamata la polizia perche' un padre diede un ceffone a un figlio di 12 anni volendo impedirgli di uscire la sera. Non vi e' alcun senso di equilibrio- continua il direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)-, immaginare di portare avanti un'accusa del genere significa essere sicuri che la societa' abbia dato ai genitori tutti gli strumenti per intervenire. Purtroppo non e' cosi'. Al contrario- ribadisce lo psicologo- i genitori sono sempre piu' immobili nell'aspetto educativo e, a livello sociale, non si registra alcun aiuto vero, nessun limite morale e di valore viene realmente proposto ai giovani. Quindi- conclude Castelbianco- questa messa in stato di accusa e' veramente paradossale e fuori luogo".
(Wel/ Dire)