50esimo Rapporto su situazione sociale/2016: Italiani con piu' liquidita', ma giovani ko
(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 13 dic. - L'Italia che vive di rendite e che non investe sul futuro.E' la fotografia scattata dal Censis nel suo 50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2016.
Le aspettative degli italiani continuano a essere negative o piatte. Il 61,4% e' convinto che il proprio reddito non aumentera' nei prossimi anni, il 57% ritiene che i figli e i nipoti non vivranno meglio di loro (e lo pensa anche il 60,2% dei benestanti, impauriti dal 'downsizing' generazionale atteso). Il 63,7% crede che, dopo anni di consumi contratti e accumulo di nuovo risparmio cautelativo, l'esito inevitabile sara' una riduzione del tenore di vita. Fare investimenti di lungo periodo e' una opzione per una quota di persone (il 22,1%) molto inferiore a quella di chi vuole potenziare i propri risparmi (il 56,7%) e tagliare ancora le spese ordinarie per la casa e l'alimentazione (il 51,7%). L'immobilita' sociale genera insicurezza, che spiega l'incremento dei flussi di cash.
Rispetto al 2007, dall'inizio della crisi gli italiani hanno accumulato liquidita' aggiuntiva per 114,3 miliardi di euro, un valore superiore al Pil di un Paese intero come l'Ungheria. La liquidita' totale di cui dispongono in contanti o depositi non vincolati (818,4 miliardi di euro al secondo trimestre del 2016) e' pari al valore di una economia che si collocherebbe al quinto posto nella graduatoria del Pil dei Paesi Ue post-Brexit, dopo la Germania, la Francia, la stessa Italia e la Spagna.
Quasi il 36% degli italiani tiene regolarmente contante in casa per le emergenze o per sentirsi piu' sicuro e, se potessero disporre di risorse aggiuntive, il 34,2% degli italiani le terrebbe ferme sui conti correnti o nelle cassette di sicurezza. Cosi', con una incidenza degli investimenti sul Pil pari al 16,6% nel 2015, l'Italia si colloca non solo a grande distanza dalla media europea (19,5%), da Francia (21,5%), Germania (19,9%), Spagna (19,7%) e Regno Unito (16,9%), ma e' tornata ai livelli minimi dal dopoguerra. Emerge una Italia rentier, che si limita a utilizzare le risorse di cui dispone senza proiezione sul futuro, con il rischio di svendere pezzo a pezzo l'argenteria di famiglia.
Figli piu' poveri dei nonni: il ko economico dei giovani. Per il Censis sono evidenti gli esiti di un 'inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha letteralmente messo ko economicamente i millennial'. Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito piu' basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%. Nel confronto con venticinque anni fa, i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% piu' basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre per gli over 65 anni e' invece aumentato del 24,3%. La ricchezza degli attuali millennial e' inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell'insieme il valore attuale e' maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani e' maggiore addirittura dell'84,7%. Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si e' ampliato nel corso del tempo, perche' venticinque anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo e' del 41,1%).
La bolla dell'occupazione a bassa produttivita'. Tra il 2013 e il 2015 c'e' stato il recupero di 274.000 occupati. Nel primo semestre del 2016 l'andamento dell'occupazione e' ancora positivo, con una variazione pari a +1,5% rispetto allo stesso semestre del 2015. Nel periodo gennaio-agosto 2016, inoltre, il contratto a tempo indeterminato e' stato utilizzato nel 21,3% dei rapporti di lavoro attivati (nel 2015 la quota era molto piu' alta: 32,4%). I contratti a termine sono il 63,1% del totale.
L'innovazione normativa (decontribuzione e Jobs Act con i contratti a tutele crescenti) ha quindi fatto fibrillare il mercato del lavoro. Boom dei voucher: 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 (1.380.000 lavoratori coinvolti, con una media di 83 contratti per persona nel 2015) e 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016. È il segnale che la forte domanda di flessibilita' e l'abbattimento dei costi stanno alimentando l'area delle professioni non qualificate e del mercato dei 'lavoretti'. Alla nuova occupazione creata ha infatti corrisposto una bassa crescita economica. I nuovi occupati dall'inizio del 2015 sono associati a una produzione di ricchezza di soli 9.100 euro pro-capite.
La produttivita' si e' ridotta da 16.949 euro per occupato (I trimestre 2015) a 16.812 euro (II trimestre 2016). Se la produttivita' fosse rimasta costante, nell'ultimo anno e mezzo il Pil sarebbe cresciuto complessivamente dell'1,8% e non solo dello 0,9% come invece abbiamo registrato.
La fine del lavoro che erode identita' e potere del ceto medio. All'interno del mercato del lavoro e' anche avvenuta una ricomposizione tra le diverse categorie professionali, che ha portato a una crescita del peso delle professioni non qualificate (+9,6% nel periodo 2011-2015) e degli addetti alle vendite e ai servizi personali (+7,5%), a uno svuotamento di figure intermedie esecutive, attive principalmente in ambito impiegatizio (-5,1%), a una drastica riduzione della componente operaia, degli artigiani e degli agricoltori (-14,2%). La struttura sociale ha subito non solo un dimagrimento delle fonti di reddito, ma si e' anche allungata, perdendo parte della sua consistenza proprio nella porzione centrale della classe media.
I movimenti turistici polarizzati tra lusso e low cost. Tra il 2008 e il 2015 gli arrivi di turisti stranieri in Italia sono aumentati del 31,2% e sono cresciute del 18,8% anche le presenze, ovvero i giorni di permanenza. Nell'ospitalita' alberghiera va bene l'alta gamma: +50,3% di arrivi dal 2008 a oggi negli hotel a cinque stelle e +38,2% in quelli a quattro stelle, mentre crollano gli arrivi negli alberghi a una o due stelle (rispettivamente, -33,1% e -22,4%). Il vero boom ha riguardato gli esercizi extralberghieri, con arrivi aumentati nello stesso periodo del 32,5%: alloggi in affitto +58,6%, bed and breakfast +31,8%, agriturismi +48,1%. Nel caso degli stranieri, le opzioni per l'ospitalita' alberghiera di lusso (alberghi a cinque stelle +71,4%, a quattro stelle +40,9%) e per quella extralberghiera (alloggi in affitto +79,7%, bed and breakfast +70,5%, agriturismi +74,5%) sono cresciute a ritmi simili. Nel caso degli italiani, sale l'extralberghiero (alloggi in affitto +37,3%, bed and breakfast +44,5%, agriturismi +32,2%) molto piu' dell'alberghiero (alberghi a cinque stelle +13,2%, a quattro stelle +24,9%). A fronte di un incremento tra il 2008 e il 2015 dei posti letto negli alberghi del 2,2%, esclusivamente concentrato nelle fasce di offerta superiori, si riscontra un aumento di posti letto nel settore extralberghiero del 7,4%, spinto da un ampliamento dell'ospitalita' di bed and breakfast (+67,7%) e agriturismi (+31,4%).
Immersi nella corrente della comunicazione digitale. Tra il 2007 e il 2015 i consumi complessivi delle famiglie si sono ridotti del 5,7% in termini reali, mentre nello stesso periodo si registrava un vero e proprio boom della spesa per acquistare computer +41,4%) e smartphone (+191,6%). 'Fare da se'', saltando gli intermediari grazie ai dispositivi digitali, significa spendere meno soldi o anche solo sprecare meno tempo. Nel 2016 l'utenza del web in Italia e' arrivata al 73,7% (nel caso dei giovani under 30 il dato sale al 95,9%), oggi il 64,8% degli italiani usa uno smartphone (l'89,4% nel caso dei giovani), per comunicare il 61,3% utilizza Whatsapp (lo fa l'89,4% dei giovani), il 56,2% ha un account su Facebook e il 46,8% guarda Youtube (rispettivamente, l'89,3% e il 73,9% dei 14-29enni), il 24% utilizza la piattaforma Amazon (contro il 38,7%), l'11,2% Twitter (contro il 24%). E per la prima volta nel 2015 il numero di sim abilitate alla navigazione in rete (50,2 milioni) ha superato quello delle sim utilizzate esclusivamente per i servizi voce (42,3 milioni). Le prime sono aumentate in un anno del 15,3%, mentre le seconde diminuivano del 16,4%. Nel secondo trimestre del 2016 le sim con accesso a internet sono aumentate ancora, fino a 51,8 milioni di unita'. Nel 2015 il traffico dati medio mensile e' stato pari a 1,3 gigabyte, ovvero piu' del doppio rispetto ai valori registrati nel 2010 (+116,7%).
(Wel/ Dire)