(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 6 dic. -La violenza fisica e' ormai parte della cronaca quotidiana, ma esiste una violenza, quella psicologica, anche piu' diffusa e comunque estremamente dannosa, di cui si parla molto meno.
"Secondo i piu' recenti
dati Istat disponibili, relativi al 2015, il 26,4% delle donne subisce violenza psicologica dal proprio partner. Anche se e' noto che questo tipo di violenza e' subita anche da alcuni uomini e dai bambini, purtroppo non si dispone di sufficienti ricerche quantitative in proposito. Tuttavia- fa sapere l'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna in un comunicato- anche in questa prospettiva, il fenomeno non e' da sottovalutare. Le donne, infatti, sembrano essere piu' propense degli uomini a utilizzare tale tipologia di soprusi rispetto alle altre forme di maltrattamento, in particolare in ambito familiare. La violenza psicologica tout court e' una forma sottile e insidiosa di maltrattamento perche', non avendo effetti evidenti, e restando in genere nascosta all'interno delle mura domestiche, spesso viene sottovalutata. Talvolta le vittime stesse non la riconoscono come una forma di violenza, specie se si stabilisce come modalita' relazionale all'interno della coppia o della famiglia. Rappresenta invece una delle piu' forti e distruttive espressioni manipolatorie di esercizio del potere e del controllo sulla persona, e' un modo per marcarne la presunta inferiorita', per denigrala fino a farle perdere la coscienza del proprio valore e puo' avere effetti molto gravi anche su figli che subiscano o assistano a questo tipo di episodi. Quasi sempre anticipa le altre forme di violenza e comunque e' insita in tutte".
Le modalita' manipolatorie, comunque, possono verificarsi anche in una relazione positiva, equilibrata, senza arrivare a costituire un quadro patologico. "In una coppia puo' capitare di voler ottenere qualcosa dal partner, di indurlo ad assumere scelte che rispondano ai propri obiettivi. Tali manipolazioni pero' risultano innocue se occasionali e soprattutto rinunciabili. In un contesto relazionale caratterizzato da reciprocita' in genere non c'e' sbilanciamento- spiega l'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna- il potere puo' essere gestito da entrambi. Ma e' il carattere di continuita', ripetitivita' e unidirezionalita' dei meccanismi manipolatori di plagio che ne caratterizza l'aspetto violento e patologico.
Nelle espressioni piu' gravi puo' esserci un tentativo pianificato di distruzione psicologica dell'altro tramite manipolazione, detta 'Gaslighting'. Il termine deriva dal dramma teatrale Gaslight, dramma in cui un marito cerca di portare la moglie alla pazzia modificando di nascosto elementi dell'ambiente (tra cui le lampade a gas) per convincerla che le sue percezioni sono confuse. Tale opera teatrale rappresenta la perfetta esemplificazione di una relazione perversa".
Anche senza arrivare a questi livelli, "la violenza psicologica 'classica' viene agita soprattutto attraverso la comunicazione e lo scopo e' la sottomissione mentale dell'altro. Spesso si considera la vittima complice dell'aggressore perche' non si ribella, ma questa incapacita' e' il risultato della lenta distruzione psicologica subita. In genere, la violenza psicologica inizia con battute svilenti, con un atteggiamento passivo-aggressivo fondato sul ricatto, la noncuranza, la privazione della privacy, che disorienta subdolamente la vittima. La difficolta' a riconoscere questa forma di violenza e' dovuta anche al meccanismo perverso che porta spesso i persecutori ad alternare momenti affettuosi agli atteggiamenti prevaricatori, negando verbalmente i maltrattamenti attuati. Solo quando tali comportamenti diventano abituali- continuano gli psicologi- risulta possibile coglierne l'aggressivita' latente, che si manifesta di frequente anche con silenzi, sguardi carichi di rancore e disprezzo, alternati a offese, minacce, umiliazioni e provocazioni volte a lederne l'autostima e a manipolarne i sensi di colpa. Spesso tale violenza paralizza, provoca dolore e sofferenza emotiva, confonde la vittima che in questo modo rischia di non riconoscere l'aggressione subita e addirittura a giustificare il proprio partner. La persona viene cosi' privata di ogni sicurezza, del proprio valore, resa vulnerabile ad altre forme di vittimizzazione e incapace di reagire. La profonda sofferenza psicologica che si struttura nel tempo ne mina profondamente la personalita' e il senso di fiducia in se stessi, oltre che negli altri, arrivando a compromettere seriamente la qualita' di vita della persona e di tutte le sue relazioni".
Sono vittime delle violenze domestiche anche coloro che non ne sono necessariamente i bersagli, ma vi assistono: bambini e adolescenti. "Il figlio puo' fare esperienza di qualsiasi forma di maltrattamento familiare - chiamata in genere 'violenza assistita' - sia direttamente che indirettamente, perche' ne e' a conoscenza o ne percepisce gli effetti. Viene cosi' investito dai pensieri, dalle emozioni della vittima e dell'aggressore che sono le figure di riferimento affettivo ed educativo primario: dalla paura all'impotenza, dall'ambivalenza alla rabbia incontrollata, fino al senso di minaccia e di pericolo.
La violenza assistita in quanto maltrattamento psicologico comporta effetti a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale con stati di profonda sofferenza psicologica che si possono protrarre anche nella vita adulta. L'aspetto piu' pericoloso della violenza psicologica subita e' che da essa i bambini imparano la normalita' della violenza: l'affetto puo' essere associato alla sopraffazione, all'offesa, all'aggressione, apprendendo la legittimita' della violenza. Infatti, la convivenza per tempi medio-lunghi con situazioni di maltrattamento psicologico puo' provocare nelle vittime - dirette e indirette - una condizione di destrutturazione psicologica e di grande sofferenza in cui i confini tra giusto e sbagliato, legittimo ed illegittimo, diventano labili, con alterazione della capacita' di pensiero e di scelta autonoma".
Le vittime, soprattutto se l'esperienza di vittimizzazione psicologica si e' protratta nel tempo, "impegnano spesso tempi lunghi per uscire dai contesti e dalle relazioni violente: anche se sostenute adeguatamente, e' per loro particolarmente difficile individuare azioni efficaci, modificare atteggiamenti, stili cognitivi e operativi. È molto importante, quindi- conclude l'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna- riconoscere i segnali iniziali di questa forma di violenza per poter agire il prima possibile, chiedendo il supporto psicologico necessario per potersi difendere e, possibilmente, recuperare la propria liberta' psicologica".
(Wel/ Dire)