(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 19 apr. - Piu' della meta' delle carceri italiane ospita un laboratorio di teatro, nel 96 per cento di questi istituti l'attivita' teatrale ha un'incidenza positiva sul clima interno e nella pressoche' totalita' delle esperienze (99 per cento) i laboratori rientrano nella valutazione trattamentale.
"I veri maestri del teatro e' piu' facile trovarli lontano dal palcoscenico" ha scritto Krzysztof Warlikowski, uno dei piu' importanti registi europei.
"L'attivita' teatrale - sottolinea il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) - costituisce uno strumento utile per i soggetti in stato di detenzione, sia sotto il profilo culturale che di crescita personale", come conferma il monitoraggio realizzato dalla Direzione generale detenuti e trattamento. "Dai dati rilevati risulta che i laboratori teatrali sono presenti in tutto il territorio nazionale con una percentuale che supera il 50 per cento degli istituti e con una durata nel tempo superiore a dieci anni per il 33 per cento dei laboratori stessi. Le attivita' teatrali registrano un'alta valutazione sotto il profilo trattamentale e una ricaduta positiva sul clima dell'istituto".
In particolare: al 63 per cento dei laboratori partecipano gruppi di oltre 10 detenuti e al 30 per cento gruppi da 6 a 10 persone. L'85 per cento dei corsisti sono uomini, il 7 per cento donne, il resto dei gruppi e' a composizione mista. Il 77 per cento dei detenuti che svolgono attivita' teatrale fanno parte del circuito di media sicurezza, il 15 per cento dell'As3 (alta sicurezza 3), il resto diviso tra As1 (alta sicurezza 1), altri circuiti e gruppi misti. I soggetti che gestiscono i laboratori sono per il 41 per cento volontari, per il 37 per cento professionisti e per il 12 per cento insegnanti.
Il 59 per cento dei corsi ha una frequenza settimanale, il 25 per cento bisettimanale e il 4 per cento trisettimanale. I finanziamenti che sostengono queste attivita' provengono per il 68 per cento dal settore pubblico e per il 32 per cento da privati.
Linguaggio, scrittura, contaminazioni. "È nato cosi' qualcosa di completamente originale - spiega Vito Minoia, presidente del Coordinamento nazionale teatro in carcere, raccontando l'attivita' pluriennale dei laboratori -: un tipo di teatro fondato sull'ascolto dei luoghi in cui opera, sulle biografie delle persone coinvolte, sulla reinvenzione continua dei linguaggi della scena secondo i limiti dati dalle strutture e dalle condizioni eccezionali di questa particolare forma di lavoro teatrale. Nelle carceri italiane e' nato un teatro di scrittura scenica in forme tra loro differenziate: dalle case circondariali alle case di reclusione, dalle carceri femminili agli istituti minorili, fino alle strutture psichiatrico giudiziarie si e' cercato di coniugare l'utilita' per i detenuti di queste esperienze laboratoriali e produttive con la creazione di un teatro di valenza artistica e comunicativa".
(Wel/ Dire)