Articolo de Ilbambinonaturale.it - Traduzione dall'inglese di Michela Orazzini
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 19 apr. - Il Disturbo da Deficit di Attenzione (ADD o DDAI secondo la sigla italiana ndt.) e' una difficolta' reversibile e un ritardo di sviluppo che ha origine nell'infanzia.
Le persone di solito cercano una diagnosi dopo aver riconosciuto in se stessi l'assillo ricorrente dei sintomi salienti: frequente, involontaria e frustrante disattenzione o mente assente; difficolta' di concentrazione a meno che non si sia molto interessati a qualcosa; facilita' alla noia; iniziare una cosa ma passare a un'altra prima di aver completato la prima; difficolta' a mantenere in ordine la propria stanza, la propria scrivania, la propria auto; spesso, difficolta' a essere puntuali; scarso controllo degli impulsi, che si manifesta nel parlare quando non e' il proprio turno, nell'interrompere la conversazione degli altri, negli acquisti inconsulti e in una tendenza verso comportamenti di dipendenza; infine, in molti ma non in tutti i casi, e meno nelle donne, iperattivita' fisica, difficolta' a restare fermi e irrequietezza.
Dal mio punto di vista, l'ADD, a differenza dell'opinione corrente, non e' una condizione ereditaria ma trova la sua origine in situazioni di stress vissute nei primi anni di vita, il periodo cruciale per lo sviluppo del cervello e della personalita' (anche sul sito italiano dell'A.I.D.A.I., Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattivita', si legge: 'La maggior parte delle ricerche scientifiche che indagano le cause del DDAI riguardano la genetica. Le ragioni di cio' derivano da una serie di interessanti risultati ottenuti su familiari di bambini con DDAI e dalla genetica molecolare.
Infatti, il 57% dei genitori di un bambino con DDAI presenta a loro volta lo stesso disturbo, la percentuale scende al 32% se si tratta di fratelli non gemellià Secondo un ampio studio di Goodman e Stevenson (1989), la percentuale di causalita' del DDAI attribuibile a fattori genetici si aggira tra il 70% e il 91%, mentre il restante 10%-30% e' attribuibile a fattori ambientali. Sembra pertanto plausibile ipotizzare che l'insorgenza del DDAI sia da attribuire, per la maggior parte, a fattori ereditari! D'altro canto, la gravita', l'evoluzione e la prognosi dei sintomi dipendono da fattori legati all'educazione e all'ambiente sociale in cui si trova inserito il bambino (Barkley, 1998)' ndt.).
Per questo, una terapia per districare i problemi familiari e quelli relativi all'autostima e' sempre importante. Anche la cura della salute fisica, il moto, un'alimentazione sana e nutriente, una buona igiene del sonno, attivita' all'aria aperta, sono tutte cose importanti. Le pratiche di consapevolezza, come la meditazione, rappresentano una dura sfida per la mente con ADD, ma sono di estremo aiuto. Il fatto che l'ADD non sia genetico non vuol dire che non sia biologico. È errore comune ritenere che tutto cio' che e' biologico abbia una causa genetica. La biologia e' influenzata moltissimo da cio' che accade nella vita di una persona, nella sua famiglia, nella societa' che la circonda, e cosi' via. I geni, perlopiu', non predeterminano o 'causano' tutto quello che succede; semplicemente preparano una serie di potenzialita' affinche' qualcosa avvenga, dato il giusto (o sbagliato) impulso ambientale. Soprattutto nella prima infanzia il nostro cervello e' condizionato moltissimo dalle relazioni sociali e psicologiche. In realta', per tutto il corso della vita il cervello e' in costante interazione con l'ambiente. Percio', ci sono cose che possono essere in tutto e per tutto biologiche pur non essendo scritte sulla pietra della genetica.
Mi e' stato chiesto: 'Mio figlio mostra molti dei comportamenti e delle difficolta' che lei descrive come tipiche dell'ADD, sono pero' riluttante a sottoporlo a una diagnosi 'ufficiale', soprattutto perche' non voglio affibbiargli un'etichetta che lo perseguitera' per tutta la scuola e oltre, esponendolo allo stigma e agli stereotipi della societa'. Non voglio che affronti la vita pensando di essere difettoso o malato. Cosa suggerisce?'. Direi di dimenticare tutte le etichette. Se si riconoscono certi tratti nel bambino e se non lo si vuole sottoporre a una diagnosi specifica si puo' comunque procedere e lavorare sull'ambiente cosi' che risulti piu' consono al suo sviluppo. In base all'eta' e ai suoi bisogni specifici ci saranno delle differenze ma in generale e' necessario osservare quali sono gli stress, interni ed esterni, in seno alla famiglia, la qualita' delle relazioni che lo circondano, quanta sicurezza e organizzazione viene offerta dall'ambiente familiare, e cosi' via.
I bambini con ADD sono per temperamento persone dalla sensibilita' estrema, ed e' questo che li predispone allo sviluppo del deficit di attenzione in un primo momento, e' come se fossero i canarini nella miniera. Quando qualcosa e' anche solo leggermente fuori posto nell'ambiente che li circonda, per esempio una relazione matrimoniale stressante, il loro sistema di allarme emotivo scattera' con maggior prontezza di quello di chiunque altro. Ci vuole coraggio per affrontare tutti questi aspetti, ma se lo si fa, e si cambia cio' che puo' essere cambiato, il bambino rispondera' subito per il meglio. A volte, pur osservando l'ambiente familiare, non si riescono a notare i potenziali elementi di stress; le persone interessate sentono di appartenere a sane e normali famiglie che funzionano perfettamente o che non hanno elementi di stress maggiori rispetto a ogni comune famiglia moderna. Puo' capitare di non essere consapevoli del livello di stress a cui si e' sottoposti nel quotidiano. Spesso le persone sono molto piu' stressate di quanto pensino, e' solo che vi si sono assuefatte. Di conseguenza non lo notano e lo considerano normale. Come ho gia' detto, i bambini che sviluppano l'ADD di solito sono molto sensibili, talvolta in modo davvero splendido. Proprio come un sismografo sensibilissimo registrera' anche le piu' piccole scosse sismiche rispetto a uno strumento meno preciso, cosi' anche i bambini sensibili avvertiranno quegli stress ambientali che potrebbero non aver alcun effetto su bambini piu' distaccati e placidi. Di conseguenza, sara' necessaria una minore stimolazione per provocare un dolore emozionale in un bambino sensibile. Nel mio libro ipotizzo che i tratti del deficit di attenzione come il distrarsi facilmente e avere la mente assente si sviluppino all'inizio proprio come meccanismo di difesa contro questo genere di stress emotivi.
Una ragione di piu' per osservare con attenzione l'ambiente in cui vive il bambino e cercare di svelare gli stress nascosti per poterli affrontare. Un sano sviluppo e' cio' di cui piu' ha bisogno a lungo temine un bambino con ADD, cio' che richiede soprattutto fiducia, amore e relazioni con gli adulti di tipo non coercitivo. L'obiettivo a lungo termine dovrebbe sempre essere un sano sviluppo e non la mera gestione dei sintomi.
Mi e' stato detto: 'Sono un adulto con ADD, ho letto online nei forum che alcuni considerano le persone con ADD solo molto dotate e incomprese. Che sia piu' o meno vero, sono pero' preoccupato del fatto che trattare la mia condizione potrebbe cancellare o appiattire alcune delle caratteristiche di me che tengo in alta considerazione, come la spontaneita', la creativita', l'eccitabilita' e cosi' via'. Non considero l'ADD una malattia bensi' un 'disordine', come non a caso viene chiamato, ossia qualcosa che mette in dis-ordine le cose della vita, che crea una mancanza di ordine o di fattibilita'. Percio' agli adulti semplicemente chiedo: l'ADD crea disordine nella tua vita? Se questo non avviene, e se la tua vita e la tua personalita' funzionano bene per te allora non ci sono problemi. D'altro canto, se invece ci sono aspetti che causano conseguenze costanti e indesiderate, allora forse e' qualcosa che desideri indagare. I cosiddetti tratti da deficit di attenzione non sono la stessa cosa dei tratti positivi, e affrontare gli uni non vuol dire inibire gli altri. È una convinzione errata, scaturita dal fatto che le persone con ADD tendono ad essere molto sensibili; ma e' proprio questa innata sensibilita', non l'ADD, la fonte della creativita'. Talvolta gli artisti con ADD temono di perdere la propria capacita' di pensare in rapida successione con libere associazioni di pensiero, cio' che considerano vitale per il proprio processo creativo. Ma non e' questo che sparisce quando si affronta in modo appropriato la componente dell'ADD. Cio' che svanisce, o diventa piu' gestibile, sono gli aspetti problematici come l'impulsivita', l'impazienza, l'interruzione delle conversazioni altrui, o la smemoratezza e la disorganizzazione, la disattenzione. Queste non sono funzioni di una mente creativa bensi' di un cervello immaturo che e' bloccato in alcuni stadi iniziali dello sviluppo; semmai sono impedimenti alla piena e libera espressione della propria creativita'.
Affrontare i tratti dell'ADD dovrebbe liberarvi la strada da alcuni di questi impedimenti per rendervi piu' efficaci nella vita e nei vostri propositi creativi. E non si tratta d'altro che di questo, in fin dei conti, non 'aggiustare' la propria personalita', ma rendere la vita piu' facile da gestire e da godere.
(Wel/ Dire)