Lampis: E' un paradosso, ma se compreso aiuta a costruire relazioni funzionali
(DIRE-Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 19 apr. - Liberta' e legame possono sembrare due termini in totale contraddizione tra loro. 'Viviamo in un'epoca di iper valorizzazione dell'individualismo e di narcisismo imperante, e diventa difficile, soprattutto per i giovani, pensare di essere liberi all'interno di un legame. Eppure questo e' il paradosso della nostra esistenza: diventiamo liberi solo dentro i legami di dipendenza'. Lo dice Jessica Lampis, ricercatrice di Psicologia dinamica presso l'Universita' degli Studi di Cagliari.
Lampis ha scritto, insieme ad altre due psicologhe, un libro (edito Magi) sui 'Legami. La coppia, la sua nascita, le sue forme'. Forte della sua esperienza, ricorda: 'Dobbiamo assolutamente dipendere per poter diventare autonomi, liberi e persone differenziate. Allo stesso tempo, solo quando saremo autonomi, liberi e persone differenziate potremo entrare in nuovi legami di dipendenza in maniera sana e funzionale. C'e' un continuo dialogo tra appartenenza e identita', dipendenza e liberta', autoregolazione e regolazione delle relazioni, che ci fonda come persone. Tutte le teorie psicodinamiche dello sviluppo si basano sull'idea basilare che i bambini nascono completamente dipendenti dalla propria matrice relazionale di appartenenza- afferma alla DIRE la psicoterapeuta- dalle loro figure di riferimento affettivo. Una dipendenza che quando si sviluppa in modo flessibile consente ai piccoli di autonomizzarsi, di muoversi nell'ambiente con quella giusta dose di liberta' che gli consentira' di sperimentare il proprio se' indipendentemente dalle relazioni con i caregiver. Questo vissuto- aggiunge Lampis- permettera' ai bambini di acquisire sicurezza in se stessi e, se il processo andra' a buon fine, di poter poi appartenere ad altre realta' relazionali. Il senso di liberta' quindi si costruisce in un legame di coppia quando non ci sono relazioni vincolanti, invischianti- sottolinea la psicologa- che non portano i partner a rinunciare a parti di loro stessi, su cui vorrebbero esprimersi e sperimentarsi'.
- In coppia pero' si cambia? 'È vero ed e' fisiologico- ammette la ricercatrice- ma cambiare, all'interno di una relazione, non significa recidere parti di se', ma negoziare e rivedere quelle parti di se' che possono non rispondere a esigenze relazionali specifiche, che magari fanno riferimento a precise fasi della vita. La differenziazione non significa essere individualisti e disimpegnati- chiosa la specialista in Psicoterapia familiare a indirizzo sistemico-relazionale- vuol dire essere capaci di costruire una relazione intersoggettiva, in cui, proponendoci con un senso del se' integrato, possiamo permetterci di riconoscere l'altro ugualmente nella sua autenticita' e interezza, riconoscendo anche il suo contributo alla relazione.
I legami affettivi evolutivi sono quelli che riescono a stare in questo equilibrio, in cui la differenziazione individuale si accompagna alla capacita' di costruire un progetto evolutivo che sara' pensato e costruito da entrambi'.
- Cos'e' che puo' far sentire costretti uno dei due partner all'interno della relazione? 'Impariamo dai rapporti di dipendenza- continua la psicologa- i quali dovrebbero renderci capaci di stare nelle dipendenze buone. Ma non e' un'acquisizione scontata. In realta', sempre piu' coppie si separano e si rivolgono agli specialisti per risolvere le loro difficolta'. A volte questi legami diventano lacci strettissimi per uno o entrambi i partner. La sensazione e' proprio quella della costrizione'.
- Quali sono le difficolta' che le coppie portano in terapia? 'Difficolta' di comunicazione; la sensazione di non essere visti e riconosciuti dall'altro come persone portatrici di bisogni e sentimenti specifici; l'impossibilita' o l'incapacita' di gestire il conflitto; le difficolta' nel fare fronte comune come genitori. Spesso si rimane figli non differenziati pur diventando genitori- continua l'esperta- generando dinamiche molto confusive e conflittuali all'interno della coppia. Ecco che le relazioni diventano delle arene, in cui l'altro si usa, in termini psicologici, per finalita' non indirizzate al benessere relazionale e individuale. Si possono fare diversi esempi, come quando la relazione diventa una lotta di potere in una dinamica simmetrica. Un film esemplificativo e' 'La guerra dei Roses' di Danny DeVito- afferma Lampis- che esprime benissimo la lotta di potere che puo' nascere in una situazione di conflittualita' molto accesa'.
- Esistono anche altre dinamiche? 'Quella del controllo- prosegue Lampis- quando un partner vuole controllare l'altro e ha il potere di farlo. Si instaura un meccanismo che vede emergere il 'membro one-up' e il 'membro one-down'. Un film che ci spiega bene tale incastro e' 'Primo amore' di Matteo Garrone', che mostra l'uomo controllore del corpo della donna e la donna che, pur di appartenere alla relazione, si affama'. Altra trappola e' il legame di tipo narcisistico: 'in cui l'altro e la relazione divengono strumento di conferma del proprio se' e si vive il bisogno di conferme costanti e di ammirazione- aggiunge la ricercatrice- la necessita' che l'altro ci veneri e ci idolatri'. Esemplificativo e' 'Revolutionary Road' di Sam Mendes: 'In cui Leonardo di Caprio e Kate Winslet sognano di realizzare obiettivi irrealistici rinforzandosi reciprocamente su un ideale di perfezione personale e di coppia altrettanto irrealistico.
Alla fine il confronto con la realta' portera' April (la Winslet) a uccidere una parte di se' compiendo da sola un aborto terribile'. Infine la dipendenza affettiva: 'L'amore come forma di addiction, dove l'altro diventa necessario per confermare il nostro senso di interezza. Si dipende interamente dall'altra persona, la si insegue perche' si ritiene necessaria. In questo ambito il legame non e' piu' dettato da una volonta' di costruire, ma diventa l'unico strumento attraverso cui stare bene e sentirsi in pace. Un rapporto che porta all'annichilimento e sposta la persona che lo vive nell'asse dell'incertezza. 'Adele H.' di François Truffaut lo descrive bene, raccontando la storia di una donna che vive nel mito di un uomo che inseguira' tutta la vita, finendo per perdere se stessa e uccidersi affamata d'amore'.
- Da cosa dipendono questi incastri non funzionali? 'Sono spesso il frutto dell'incapacita' di non avere piu' un contatto autentico con stessi e con l'altro- risponde la psicoterapeuta- sono dinamiche che possono avere alle spalle storie personali dolorosissime, di non riconoscimenti, non accudimenti e non contenimenti, che poi si riversano nella coppia per cercare di compensare tali bisogni antichi, di affetto e di controllo. Sono incastri di coppia inconsapevoli in cui e' difficile capire chi e' il forte e chi il debole, la vittima e il carnefice. È il membro che opera un controllo rigido quello che ha piu' potere nella relazione, o e' il membro sottomesso, quello che gestisce da dietro le quinte il rapporto?'.
- C'e' una dialettica particolare tra i membri one-up e one-down? 'Tutti i terapeuti sistemici- conferma Lampis- guardano alla strana dinamica in cui spesso il membro one-down e' colui che tira le fila del rapporto. Chi apporta una debolezza e' spesso colui che controlla l'altro all'interno della coppia, anche se l'altro sembra il decisionista e il forte. E chi e' il narcisita? Solo colui che ha bisogno di essere ammirato e apprezzato o anche il suo partner, che magari venera nell'altro una parte di se' negata, una propria personale aspirazione alla perfezione? E che poi non tollera se l'altro non incarna quell'ideale? All'interno di queste dinamiche ognuno puo' avere il suo, nuovamente spesso inconsapevole, tornaconto'.
Le terapie spesso hanno il compito di svelare questo gioco.
'Dicks e Willy, due importanti psicoanalisti che si sono occupati di analizzare tali processi, definiscono questi incastri 'collusivi'. Collusione deriva, infatti, da cum ludere, che, oltre che giocare insieme, significa ingannare. Sono giochi fatti da due persone che si ingannano a vicenda'.
- Che consigli e' possibile dare alle coppie per aiutarle ad evitare le frustrazioni? 'Piu' che evitare le frustrazioni, si puo' aiutare le coppie a viverle. In questo edonismo imperante che ci porta a pensare che tutto debba essere sempre perfetto, arriva prima o poi il grande trappolone: i problemi, le piccole variazioni nella tabella di marcia che fanno crollare tutto'. La studiosa allora sottolinea che le coppie si costruiscono sia 'sull'individualita' dei partner (i loro bisogni specifici e le rispettive storie familiari) che sulla base di un progetto creativo, sul pensiero della discontinuita' rispetto alla propria storia e sulla possibilita' di costruire qualcosa di nuovo: un 'terzo' che emerge dall'incontro con l'altro'. Il 'terzo' o 'assoluto', come descritto da Caille' e' 'cio' con cui i partner dovranno costantemente porsi in dialogo- spiega Lampis- perche' rappresenta la natura profonda del loro legame, quello che insieme hanno contribuito a creare ma che a un certo punto li trascende e li contiene, quello che connota la coppia nel profondo e che consente di comprendere il modo in cui i due partner funzionano insieme. C'e' chi lo chiama patto, chi contratto o incastro, chi assoluto di coppia. In ogni caso, e' a questo terzo, alla sua natura, che bisognerebbe guardare quando si vuole capire da dove originano le frustrazioni, ancor prima di pensare a come risolverle e gestirle'.
Bisognerebbe essere capaci di comprendere che 'spesso i problemi che insorgono sono frutto di un 'lavoro di squadra' e non sono ascrivibili semplicisticamente all'uno o all'altra, alle mancanze dell'uno o dell'altra o ai sintomi dell'uno e dell'altra. Certo poi mi rendo conto che sia piu' facile dire 'sei un imbecille' o 'sei una pazza''.
- Non c'e' complicita' ma competizione nelle coppie? 'La mancanza di complicita' e' l'incapacita' di guardare al fatto che entrambi i partner costituiscono alla formazione di cose belle e brutte all'interno della coppia, compreso le frustrazioni', replica l'esperta. 'Tutto e' espressione di un lavoro congiunto. Ripeto, dobbiamo guardare alla natura del legame, interrogarsi sul suo senso e le sue zone d'ombra. Cosa lo tiene in vita? L'odio o l'amore- si domanda Lampis- l'eros o il thanatos? La crescita, la costruttivita', oppure risponde a bisogni narcisistici ed e' dominato dall'invidia, dal controllo e dalla criticita'?'.
- Come si definisce un legame? 'Il legame puo' essere piu' o meno funzionale. È funzionale quando e' evolutivo per entrambi i partner- chiarisce la studiosa- quando tutti e due riescono a sviluppare un senso di se' integrato. Si parte da un presupposto di collaborazione'.
- Quali sono i segreti dei legami di lunga durata? 'La durata non e' un indicatore di qualita' della relazione. Molti legami resistono nel tempo dentro la distruttivita'', rivela Lampis. 'Le coppie piu' soddisfatte non sono quelle che non hanno crisi, ma quelle che riconoscendole mettono in campo risorse per gestirle in modo funzionale. Le crisi sono un ingrediente costante nella vita della coppia, perche' hanno a che fare con eventi critici che fisiologicamente si presentano nel corso del ciclo di vita e che devono essere attraversate: la nascita di un figlio, l'adolescenza, il momento in cui la coppia affronta lo svincolo dei figli. Poi ci possono anche essere crisi di natura traumatica: una malattia, lutti importanti, oggi piu' che un tempo, la perdita di un lavoro, che spesso si configura, soprattutto negli uomini, come la perdita di un pezzo importante della propria identita''. Da questa riflessione scaturisce un altro film: 'Giorni e nuvole' di Silvio Soldini.
- Allora quali sono i fattori che favoriscono le relazioni di coppia? 'La capacita' di adattamento, ovvero di rivedersi nei propri ruoli in funzione dei cambiamenti che la vita porta; la capacita' di coalizzarsi e far fronte comune di fronte alla crisi, riconoscendo l'altro come capace di offrire un supporto con la sua unicita'; la capacita' di tollerare le emozioni negative che le crisi portano; la capacita' di esprimere i propri sentimenti, il vivere la sessualita' in modo sano e di continuare a incontrarsi anche quando viene meno la passionalita' iniziale; la capacita' di comunicare chiaramente e mettere in circolo parole positive per favorire l'espressione dell'altro e dei propri sentimenti, definendosi chiaramente la relazione. In questo modo- assicura la docente universitaria- le crisi possono diventare occasioni di crescita'.
- Qual e' la difficolta' che sta riscontrando piu' spesso? 'Forse il riuscire a tenere confini abbastanza flessibili tra il sottosistema genitoriale e il sottosistema coniugale. Sempre piu' coppie coinvolgono i figli in questioni che hanno a che fare con la coniugalita' e usano la genitorialita' come strategia per attaccare l'altro. In questa triangolazione i bambini diventano terreno di scontro tra i genitori'.
- Parla della sindrome da alienazione parentale (Pas)? 'La Pas e' un concetto molto dibattuto ed e' l'espressione massima di questo processo che vede il figlio diventare il braccio armato di un genitore che lo utilizza contro l'altro, alienandolo di fatto dall'altro. A me piace parlare di triangoli perversi, cosi' come definiti originariamente da Haley, dove il bambino diventa incapace di muoversi perche' messo in un conflitto di lealta' terrificante'.
- Perche' e' aumentata la conflittualita' nelle coppie? 'In sostanza e' aumentata l'incapacita' della coppia di guardare alla crisi e di gestirla. Anche i ruoli e i rapporti tra i generi stanno cambiando. C'e' molta meno voglia delle donne di adeguarsi, nuove aree di fragilita' del 'maschile' e c'e' meno capacita' di guardarsi e di incontrarsi in modo autentico, perche' tutti siamo troppo impegnati a fare altro. Il conflitto diventa cosi' piu' frequente e non gestito, ma il 'terzo' ha bisogno di cura. Infine, i cambiamenti sociali si ripercuotono sul sistema familiare e sul sistema di coppia. Ciascuno di noi deve gestirsi all'interno di tante relazioni differenti che spesso sono in conflitto tra loro: i tempi di lavoro che non corrispondono ai tempi di vita; i tempi della genitorialita'- conclude Lampis- che non corrispondono con quelli della coniugalita''.
(Wel/ Dire)