(DIRE-Notiziario Psicologia) Roma, 29 set. - "La notizia apparsa recentemente sugli organi di stampa ha un che di inquietante, proprio perché riguarda un bambino autistico che si trova dal gennaio scorso in una casa famiglia di Trieste, con una serie di argomentazioni francamente discutibili". Lo afferma in una nota Paola Binetti, deputato di Area popolare (Ncd- Udc).
"Il Tribunale dei minorenni- prosegue- preferisce lasciare il bambino lontano dalla sua famiglia, sostenendo che in questo modo stia meglio. La mamma dal canto suo obietta che il figlio in quella casa famiglia è sottoposto a misure di contenzione, assume psicofarmaci e ha crisi gravi, per cui secondo lei dovrebbe ovviamente tornare a casa. Questo caso, a suo tempo, è stato oggetto anche più di una interrogazione parlamentare a mia firma.
La legge sull'autismo, appena approvata in Parlamento, evidenzia in modo chiarissimo il ruolo della famiglia nella presa in carico dei bambini autistici. La legge 149/2001 delinea un ampio sistema di misure finalizzate a tutelare l'interesse del minore a crescere ed essere educato nel proprio nucleo familiare. In questi giorni inoltre è in discussione alla Camera una proposta di legge, già approvata al Senato, che interviene sulla disciplina dell'affido contenuta nella legge 184 del 1983, per garantire la continuità affettiva con la famiglia affidataria al minore di cui si sia dichiarata l'adottabilità".
"E' evidente tutto l'interesse del legislatore a garantire ad ogni bambino stabilità e continuità affettiva, oltre che logistica: al bambino ciò che più conviene è la sua famiglia e la sua casa. L'allontanamento del bambino di Trieste- commenta Binetti- dalla sua casa e dalla sua famiglia è tanto più discutibile, e potenzialmente dannoso, proprio perché si tratta di un bambino autistico, più fragile degli altri e più esposto al disorientamento davanti ai cambiamenti. Non è la prima volta che insistiamo per avere una commissione d'inchiesta, che faccia luce su molte situazioni problematiche dei bambini posti in casa famiglia per tempi eccessivamente lunghi e del tutto sproporzionati alle loro esigenze".
"Invece di intervenire con misure di sostegno efficaci rivolte alle famiglie, si preferiscono misure drastiche che non giovano a nessuno- spiega la parlamentare-. Il luogo naturale in cui deve crescere un bambino è la sua famiglia e non ci possono essere interpretazioni che stravolgano questa esigenza.
La mamma di Trieste merita più rispetto, più attenzione e se necessario un aiuto più concreto, ma la abilitazione, più ancora che la riabilitazione del bambino autistico esige una particolare prudenza nell'assumere decisioni di questo tipo".
(Wel/ Dire)