Picone (Cipa): È una risorsa per rivedere cosa non ha funzionato
(DIRE-Notiziario Psicologia) Roma, 29 set. - L'etimologia della parola 'Sintomo' deriva dal greco (symptoma e sympiptein) e indica "la rottura di un equilibrio e la comparsa di qualcosa che fa stare male fino a limitare sia la vita personale che le relazioni interpersonali". Parte da questa constatazione Francesca Picone, psichiatra e psicoanalista junghiana del Centro italiano di psicologia analitica (Cipa), dell'Istituto meridionale per la Sicilia, per analizzare la vera differenza tra segni e sintomi: "I primi sono misurabili con strumenti e test, i secondi invece hanno aspetti totalmente personali".
Il segno è "un dato oggettivo, una situazione psichica anomala che viene rilevata dall'esterno, da uno psicologo o un medico, ed essendo oggettivo può essere misurato. Il sintomo- prosegue la psichiatra- per definizione riguarda un vissuto, una sensazione soggettiva di cambiamento del proprio benessere ed equilibrio personale. Come se un'esperienza dolorosa emotivamente, di particolare intensità, modificasse questo equilibrio".
Nell'attacco di panico ad esempio "il vissuto del sintomo è avvertito dal paziente che sente il cuore acceleratissimo, mentre il segno è la tachicardia rilevata dal medico e dallo psicologo. Le manifestazioni di segno e sintomo- chiarisce la psicoanalista- sono quindi diverse a seconda del quadro clinico che esse configurano, perché l'insieme dei vari sintomi e segni vanno a confluire in una sindrome caratteristica di quel determinato disturbo".
- Ci sono manifestazioni di quadri clinici che in questo periodo sono più presenti rispetto ad altre? "Nel tempo cambiano i quadri clinici e dal punto di vista psicologico sono più evidenti quei disturbi che hanno una forte correlazione con il tempo nel quale viviamo. La classica isteria di vecchia data e d'impostazione freudiana oggi è rarissima. Esistono soprattutto quadri clinici che si configurano per segni e sintomi calati nel nostro tempo: il panico, forme di dipendenze farmacologiche, disturbi del comportamento alimentare, dipendenze patologiche, gioco d'azzardo patologico, dipendenze da sostanze e i policonsumi".
- Come lo spiega? "I disturbi sono cambiati perché è mutata la percezione del tempo e i tempi nei quali viviamo. Prima avevamo la possibilità di mantenere un contatto tramite la corrispondenza tradizionale. Oggi la velocità della corrispondenza è talmente tanto accelerata che tutto è giocato su un'istantaneità che determina, anche in soggetti predisposti, uno slatentizzarsi di componenti sintomatologiche che riguardano l'impulsività. Le dipendenze da gioco d'azzardo- spiega la psichiatra- riguardano un comportamento disfunzionale che rimanda all'impulsività. Parliamo di persone che sono sottopressione nell'istantaneità del giocare, giocare, giocare".
Anche nel discorso del panico "c'è un tempo molto ristretto, tutto subito e se non ho tutto subito mi sale l'ansia di non riuscire, di non essere all'altezza e non farcela. È importante però dire che proprio perché nell'etimologia della parola sintomo c'è il concetto di rottura, allora il sintomo è anche l'espressione della necessità di andare a recuperare un percorso interrotto. Trovare il filo e riuscire a ripercorrere quello che si è interrotto in un altro modo- prosegue Picone- significa già essere in una fase avanzata per un recupero alto dell'equilibrio. Il sintomo è il più forte indicatore per rivedere cosa non ha funzionato e rimetterlo in carreggiata bene. È una risorsa nel nostro lavoro- conclude- ci permette di andare a intercettare dov'è avvenuto il black out nel percorso di vita".
(Wel/ Dire)