Prosperi (Fimp): In ultimi 10 anni emersi quelli psicoaffettivi
(DIRE-Notiziario Psicologia) Roma, 29 set. - "Il pediatra è il primo baluardo in assoluto di tutta la patologia del bambino: organica, psicosociale e psicoaffettiva. È una specie di filtro, un colino dove arriva tutto quello che riguarda il minore, e il nostro compito è riconoscere e diagnosticare una patologia organica specifica, banale o più grave, disturbi che possono riguardare la sfera della neuropsichiatria (come i disturbi dell'apprendimento e l'autismo) o, infine, situazioni relazionali relative a problematiche familiari". Spiega così il ruolo del pediatra Donella Prosperi, esponente della Federazione nazionale medici pediatri (Fimp), intervistata dalla Dire.
"Noi facciamo una grande opera di screening- prosegue il pediatra- e negli ultimi 10 anni le problematiche psicosociali e psicoaffettive sono in aumento, tanto che abbiamo costruito dei percorsi di aggiornamento per formare i pediatri a gestirle al meglio. La scuola di medicina, che molti di noi hanno frequentato in passato, ci ha insegnato tutto sulla patologia organica, meno sulla patologia relazione affettiva e sociale".
Un esempio fra tutti sono i Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) quali la dislessia, la discalculia, la disortografia: "Le segnalazioni possono arrivare dalla scuola- afferma Prosperi- che comunica ai genitori quando un bambino ha qualcosa che non va. In questo contesto, dobbiamo essere in grado di definire se il piccolo presenta effettivamente segnali di allarme tali da richiedere l'invio ai servizi di neuropsichiatria per un approfondimento diagnostico".
Lo stesso vale per l'autismo: "Già a 18 mesi facciamo uno screening attraverso le M-Chat- fa sapere il medico- questionari rivolti ai genitori per capire come si comporta a casa il bambino. Dobbiamo avere un'anamnesi completa e, in base alle risposte dei genitori, possiamo comprendere com'è veramente il piccolo. Se quanto emerge dallo screening indirizza verso un sospetto dello spettro autistico, lo inviamo al servizio di neuropsichiatria per un percorso di approfondimento diagnostico.
Passando alle problematiche relazionali e psicoaffettive, "qui la Pediatria ha una grande responsabilità- puntualizza il medico- perché ci sono tanti minori che manifestano disagi che non hanno niente a che vedere con la patologia. Parliamo di bambini che non dormono, non mangiano, hanno comportamenti aggressivi o di timidezza estrema. Spesso i genitori non si rendono nemmeno conto delle problematiche del figlio e noi- rimarca la specialista- dobbiamo essere formati e pronti a capire i segni e i sintomi che un bambino può mostrare quando vive un disagio che magari non ha un corrispettivo evidente. Il piccolo può rifiutare di mangiare, dormire o altro - continua l'esponente della Fimp- se la situazione familiare è problematica: dalla morte o malattia di una persona cara ai litigi in famiglia. Capita di venire a sapere di genitori che si stanno separando sei mesi dopo che il bambino ha presentato sintomi di malessere. I piccoli sono come la carta assorbente e assorbono tutti i dissapori della casa, che si trasformano poi in un disagio interiore che emerge con una modalità psicosomatica". Questi malesseri sono in aumento perché "aumentano le difficoltà delle famiglie. Si pensi- ricorda Prosperi- che fino a 20 anni fa il bambino con genitori separati, di famiglie allargate, adottati o affidati erano pochissimi in una classe elementare, adesso sono circa la metà. Oggi è cambiato il panorama delle famiglie e della società, e di conseguenza sono cambiate le problematiche che ci vengono poste".
Ultimo, ma non certo per importanza, è il problema obesità. "Abbiamo bambini che mangiano di tutto, non si muovono, non hanno posti dove andare a giocare e trascorrono ore davanti alla televisione, al computer e ai videogiochi: è l'emergenza 'Epidemia Obesità' che per noi rappresenta un grosso problema- riconosce Prosperi- abbiamo lavorato e stiamo lavorando tanto per affinare la nostra preparazione e dare alle famiglie i migliori consigli sull'educazione alimentare e sui corretti stili di vita, soprattutto nell'ottica che l'obesità pediatrica contribuisce alla morbilità e alla mortalità in età adulta con le sue molteplici complicanze. Rappresenta una reale minaccia per l'individuo e per i sistemi sanitari delle società industrializzate". Ma anche i mass-media hanno la loro grande responsabilità "nella continua pubblicizzazione di offerte alimentari che provocano una pressione ambientale al consumo di cibi in quantità superiore al fabbisogno. Il messaggio deve cambiare, perché il bambino grasso non è bello- conclude- teniamo sempre presente che noi siamo quello che mangiamo".
(Wel/ Dire)