Il neurologo IdO: Privilegiare un approccio olistico del paziente
(DIRE-Notiziario Psicologia) Roma, 29 set. - "L'osservazione di un paziente rimane il momento cardine nel quale far confluire buona parte del ragionamento clinico, nonostante le crescenti raffinatezza e complessità delle procedure neurodiagnostiche rischino di lasciar credere ai clinici più giovani che l'esame neurologico (nel bambino come nell'adulto) possa rappresentare uno strumento obsoleto e suscitare cosi in essi un irrefrenabile desiderio a concentrarsi su tecniche sofisticate". È questo il punto di vista del neurologo del Servizio diagnosi e valutazione dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), Giancarlo Zito, intervistato dalla DIRE sull'importanza di segni e sintomi nell'osservazione di un bambino.
"L'interpretazione di complesse immagini di Risonanza Magnetica, che richiede percorsi formativi specifici, cosi come la conoscenza di sofisticate tecniche di genetica o neuropatologia - ancorché essenziale complemento nel bagaglio del clinico del terzo millennio - non dovrebbero mai sbilanciare l'albero degli algoritmi decisionali del medico, in termini diagnostici e terapeutici, a scapito di un più organizzato approccio olistico del paziente. Questo è particolarmente vero in età pediatrica- prosegue il medico- in cui il piccolo paziente va necessariamente inquadrato nell'ambito sia del proprio contesto di affetti familiari, che di abitudini di vita e sensibilità individuale agli stimoli ambientali. Processi per i quali il facile ricorso all'approccio 'Richiediamo gli esami e poi guardiamo il paziente' mostra indubbie lacune e pericolosi limiti nel medio e lungo termine".
- Quanto una buona interpretazione dei segni può prevenire i sintomi e viceversa? "Un'attenta e focalizzata raccolta della storia anamnestica, seguita da un accurato esame neurologico rimangono i pilastri portanti della diagnosi neurologica- spiega Zito- talora sotto spinta dei genitori che possono essere i primi a sensibilizzare il pediatra di riferimento sulla presenza di 'anomalie' nelle tappe di sviluppo del proprio piccolo. È difficile pensare all'esistenza di studi laboratoristici che forniscano un chiaro indirizzo diagnostico- afferma Zito- se il sospetto non è intanto maturato nella mente del clinico che si occupa dell'analisi dei sintomi e dei segni presentati dal paziente. Tanto più il medico è attento e zelante nell'esame, tanto meglio potranno essere fugati dubbi su condizioni benigne, o essere tempestivamente prese decisioni essenziali per conferme diagnostiche ed efficaci approcci terapeutici. L'esame clinico va specificamente modificato in base all'età del paziente- precisa il neurologo dell'IdO- dal momento che ad ogni tappa dello sviluppo fisiologico sono attese determinate 'presenze' semeiologiche e, viceversa, rilevate importanti lacune".
L'ipotono, risposte riflesse anomale, ammiccamenti oculari inabituali, movimenti muscolari repentini, mancanza della fissazione visiva "possono ad esempio essere pressoché normali se riscontrate in alcune età- ricorda lo specialista- e rappresentare invece un segno di allarme in altre età. La persistenza di riflessi 'primitivi' oltre una certa età, o la loro ricomparsa ad età successive per disinibizione patologica di meccanismi di controllo operati dal midollo spinale di concerto con il cervello, devono destare l'attenzione del clinico, il quale da par suo deve sempre avere una chiara idea dello sviluppo normale, fisiologico, del bambino per esprimere giudizi più certi".
- Nel suo lavoro si è trovato spesso davanti a diagnosi frettolose o a cattive interpretazioni di segni e sintomi tali da causare diagnosi sovrastimate o sottostimate? "Non è infrequente nella comune pratica clinica, da neurologo, imbattersi in situazioni cliniche alla cui radice è presente un problema di natura diversa da quello strettamente inerente l'ambito neuro comportamentale. Mi riferisco ad esempio a quadri sindromici caratterizzati da deficit attentivi, irrequietezza motoria e instabilità umorale, dietro ai quali la reale eziologia va ricercata in difficoltà respiratorie notturne, problemi digestivi, infezioni ricorrenti. In altre situazioni- continua il medico- i primi osservatori del bambino, ovvero i genitori, ai quali ovviamente non è richiesta alcuna competenza specifica di carattere clinico, vengono avventatamente rassicurati da medici circa la benignità di ritardi di linguaggio e di acquisizione di manualità fine, di coordinazione dinamica, di isolamento sociale o di distacchi dalla realtà. Questo determina una diagnosi tardiva di sindromi anche complesse- conclude Zito- come quelle epilettiche o dello spettro autistico per le quali i tempi di effettivo intervento possono sensibilmente incidere sulla prognosi".
(Wel/ Dire)