Tour svolto dal 3 al 13 settembre, da Fukushima a Tokyo
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 15 set. - Un vero e proprio "tour" in Giappone, per costruire una collaborazione tra la psichiatria del Sol Levante e quella "illuminata" del Trentino: da un lato un Paese che cerca di risorgere, dopo il disastro del 2011, dall'altro una regione italiana che vanta buone prassi e approcci all'avanguardia nel campo dei disturbi mentali. Si è svolto dal 3 al 13 settembre, da Fukushima a Tokyo, il viaggio di cinque "ambasciatori" del cosiddetto "Fareassieme": un modello che si basa sulla collaborazione tra operatori, utenti e familiari, per condividere e integrare i servizi per la salute mentale e costruire una presa in carico globale e inclusiva. Un modello che ora il Servizio di salute mentale di Trento prova ad esportare in Giappone, l'unico paese "sviluppato" in cui il numero di posti letto in strutture manicomiali non sia diminuito: oggi ci sono piu' di 300 mila letti per una popolazione di 120 milioni di persone e il 90% degli utenti si trova in ospedali privati. Una situazione critica, dovuta soprattutto al disastro nucleare del 2011, che ha lasciato una pesante eredita' in termini di traumi e disturbi mentali.
Proprio per questo, alcune realta' "illuminate" hanno avviato una sorta di collaborazione con il Servizio di salute mentale di Trento, visitandolo più volte negli anni scorsi e organizzando quindi il tour. Dopo l'evento iniziale a Fukushima, la delegazione ha toccato Okayama - sede dell'associazione "Okayama-Ufe" che ha organizzato il viaggio - quindi un incontro presso il ministero della Salute di Tokyo: un'occasione per presentare in una sede ufficiale il modello trentino.
"In alcune strutture nipponiche, anche in virtu' delle visite avvenute in passato a Trento, il 'fareassieme' e' già in fase di sperimentazione- spiegano gli organizzatori- ma questo tour potrebbe essere l'occasione per rinsaldare ulteriormente un legame che prosegue da qualche anno".
Il 13 settembre si è tenuto l'incontro conclusivo a Tokyo, presenti delegazioni di molte citta' giapponesi, per definire un protocollo di collaborazione tra la salute mentale di Trento e quella giapponese finalizzato a discutere il trasferimento dei principi fondamentali del modello trentino, a partire dagli Ufe (Utenti e familiari esperti), nel paese del Sol Levante. I protagonisti del viaggio sono stati cinque "ambasciatori" del "fareassieme" che hanno rappresentato il Servizio di salute mentale di Trento: oltre al primario Renzo De Stefani, c'erano due Ufe - Maurizio Capitanio e Renato Duches - che da anni collaborano col Servizio. Hanno partecipato anche la giovane psichiatra Eleonora Esposito e Roberto Cuni, presidente dell'associazione La Panchina. Non e' la prima volta che il modello trentino varca le frontiere nazionali: collaborazioni tra Ufe, medici e operatori sono state gia' avviate anche in Norvegia, Svezia, Cina e Brasile. Il metodo ha inoltre ispirato una proposta di legge che e' stata depositata a Montecitorio da un gruppo di deputati per riempire i vuoti normativi lasciati dalla legge 180 del 1978.
(Wel/ Dire)