(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 27 ott. - Sesso e disabili. Un tema molto dibattuto ultimamente (esiste anche una proposta di legge in merito) è quello del diritto della persona disabile alla salute e al benessere, compreso, naturalmente, quello sessuale. La figura che dovrebbe occuparsene è quella dell'assistente, grazie a una preparazione specifica.
La DIRE ha partecipato a una giornata di sensibilizzazione sul tema 'L'assistente sessuale- startup di intervento in favore dei disabili', che si è tenuta all'Università di Salerno tra esperti e aspiranti 'lovegiver'.
Anna Pierobon, aspirante "lovegiver", spiega in una videointervista perché vuole dare assistenza sessuale ai disabili. "È una figura che attualmente in Italia non esiste, ma si sta cercando, attraverso una proposta di legge e un'associazione che si sta incaricando di promuoverla, di arrivare a un suo riconoscimento".
Per Anna, che svolge attualmente la professione di fotografa, l'assistente sessuale "sarà una figura di tipo educativo" e dovrà aiutare la persona disabile attraverso un "lavoro di ascolto e di accompagnamento" che riguarderà "non solo il sesso, ma anche la persona". Inoltre, per Anna, in mancanza di un aiuto ad hoc, "si può andare incontro a situazioni molto spiacevoli, molto ambigue, le famiglie molto spesso vengono lasciate sole".
"L'immaginario comune tende subito a pensare agli aspetti più degradanti- spiega ancora Anna, che è laureata in filosofia e si è specializzata in bioetica- ma la figura a cui si sta pensando in Italia è altamente formata".
Oltre a questa, la "differenza importantissima" tra prostituta e assistente sessuale è che la seconda mira a "dare autonomia alla persona" mentre "alla prostituta interessa che il cliente sia fidelizzato". E quando spiega come si è avvicinata al mondo dell'assistenza sessuale, Anna racconta: "Tre anni fa ho letto un articolo che parlava di questa figura in Svizzera, mi aveva colpito l'affermazione di un assistente sessuale: 'Una persona cieca avrà, probabilmente, qualcuno che gli legga un libro, perché una persona disabile dovrebbe rinunciare ad avere un contatto fisico?'".
Chi saranno i potenziali assistenti sessuali per disabili? Pierobon ha aggiunto che con la proposta di assistenza sessuale "non si va a proporre il surrogato di un partner. Si farà attenzione all'orientamento sessuale della persona qualora questo venga manifestato come un'esigenza, ma il rapporto uomo-donna, uomo-uomo o donna-donna non sarà esclusivamente in funzione dell'orientamento sessuale della persona. Potrebbe tranquillamente darsi che una donna eterosessuale si senta più a suo agio con un'assistente donna". Anna non si sottrare e sottolinea che le critiche non sono mancate, "anche da parte di persone disabili", ma che possono essere utili per "perfezionare" la definizione di competenze e tecniche di quella che potrebbe diventare una nuova professione del terzo settore.
Insomma, si tratta di una figura ancora in via di definizione, sia dal punto di vista dei requisiti che degli aspetti legali: "Attualmente in Italia la figura non è riconosciuta" spiega Anna, che aggiunge che finché non avrà "le carte in regola" non si permetterà di avvicinarsi "a una cosa così delicata" e conclude: "Mi auguro che la politica non rimanga sorda a queste richieste".
Le interviste (Wel/ Dire)