Di Renzo (IdO) lancia appello: Osserviamo di più i bambini
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 27 ott. - "La malattia del secolo dell'infanzia e' la fortissima intolleranza alla frustrazione. Prima che diventi un'epidemia dovremmo interrogarci sui modelli sociali". Cosi' Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), al XVI convegno nazionale su 'Il processo diagnostico nell'Infanzia' che si è tenuto aRoma dal 16 al 18 ottobre.
"Di fronte alla frustrazione il bambino puo' perdere la capacita' di autoregolarsi. È importante capire che le danze di interazione (la sintonizzazione) tra bambino e madre sono componenti sociali che non riguardano solo i bisogni fisici e fisiologici. Le sintonizzazioni moderne sono transmodali- chiarisce la psicoterapeuta- e le difficolta' del trasferimento transmodale possono essere un predittore di problemi. Ad esempio, quando i bambini arrivano al linguaggio devono essere gia' successe alcune cose, come l'integrazione di tutte le sensorialita', altrimenti si crea gia' una prima discontinuita'".
Allora di fronte a un disturbo del linguaggio "ci si deve porre una domanda: il bambino e' arrivato al linguaggio in modo adeguato con tutte le esperienze precedenti? La Sisst, la Societa' italiana per lo studio dello stress traumatico, sta dando grande importanza a questi aspetti del trauma che rendono disfunzionale il sistema adattivo dell'elaborazione dell'informazione- afferma Di Renzo- perche' non parliamo di una patologia, ma di una modalita' a cui il bambino ha dovuto far fronte. Per questo e' importante capire tutti i punti di vulnerabilita' e di disagio, in modo da aiutare il bambino ad andare avanti".
La contrapposizione tra dimensioni cognitiva e affettiva "e' forte- prosegue Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'IdO- invece i clinici devono tenere compresenti sempre le varie funzioni. Non si riflette mai abbastanza sul fatto che un bambino possa aver solo apparentemente superato una tappa, lasciandosi invece delle lacune alle spalle. Questo perche' non ha completamente interiorizzato tutti gli obiettivi della tappa di sviluppo precedente. Fatto che lo rendera' piu' vulnerabile nella fase successiva".
Poi la psicoterapeuta precisa: "L'affettivita' e' parte della regolazione della crescita e non c'entra niente con la colpevolizzazione delle madri che hanno invece un bisogno assoluto di capire, nel caso in cui il loro bambino e' difficile. Nell'autismo e' infatti il bambino a non attivare la responsivita' della madre. Dato su cui c'è un accordo generale".
Di Renzo continua: "Inoltre, le mancate o imperfette sintonizzazioni producono nel tempo un effetto domino nello sviluppo che deve essere preso in considerazione".
La psicoterapeuta dell'eta' evolutiva lancia infine un appello: "Osserviamo di piu' i bambini. A volte siamo presi a fare test e non vediamo come il bambino impugna una matita o guarda. Un conto e' l'osservazione strutturata, un altro e' l'osservazione del terapeuta che cerca la relazione con il bambino per capire il piccolo dove puo' arrivare e sintonizzarsi con le sue necessita'. È un elemento fondamentale dal punto di vista terapeutico. Non considerare la complessita' dello sviluppo- conclude- costituisce il neglect del nostro scenario collettivo dei bambini e dell'infanzia".
(Wel/ Dire)