Ecco 5 prove, 5 storie di donne raccontate nel libro di Santori
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 27 ott. - Cinque storie cliniche di 5 donne di età ed esperienze diverse, che dopo un percorso terapeutico individuale si sono riunite in un gruppo di psicodramma per affrontare e superare i loro traumi. "Nello psicodramma il confronto con il mostro è spesso un incontro che aiuta". Il messaggio del libro 'Il nero e il bianco' di Enrico David Santori è chiaro, e lo psicoterapeuta dell'Istituto di Psicodramma a orientamento dinamico PLAYS, ne spiega il significato in una intervista alla DIRE: - Perché nero e bianco? "Nella settima seduta le 5 donne, senza mettersi d'accordo, si sono tutte vestite di bianco e di nero. Nella simbologia dei colori- spiega lo scrittore- il bianco e il nero simboleggiano la morte. In Occidente il nero è il colore della morte, mentre in Oriente è il bianco. Il bianco però simboleggia anche il cambiamento e la resurrezione. Quindi il nero e il bianco insieme rappresentano il processo terapeutico: la morte e la resurrezione di una parte di sé". C'è anche il rosso, perché? "È il colore della psicoterapia, indica il lavoro dello psicoterapeuta. In effetti mi richiamo anche al processo alchemico come metafora della psicoterapia descritto da Jung, con l'Opera al Nero, l'Opera al Bianco e l'Opera al Rosso".
I due colori riflettono anche la natura dicotomica del contesto in cui è scritto il libro, diviso tra falsità e verità. "Il tutto si è svolto in una piccola città del Sud, Vibo Valentia, che è un personaggio del mio scritto, perché ne connota tutto il vissuto del femminile", precisa Santori.
Vibo Valentia non è solo "una città di provincia periferica e chiusa come molte altre. È una città dove il gruppo è prima di tutto clan. Clan familiare e clan mafioso- spiega lo psicologo- e in questo luogo dire la verità è molto difficile. È un ambiente che Winnicott definirebbe 'falso Sé' e Sciascia lo indicherebbe come 'la cultura dell'opportunismo e della finzione'. Un paese di falsità, quindi, dove lo scandalo di un gruppo di psicodramma è proprio questo: riunirsi, piuttosto che per rappresentare le apparenze, per rivelare la propria autenticità e approfondirne i torti e le ragioni al di là dei pregiudizi e delle vergogne. Raccontarlo, attraverso le storie vere delle protagoniste, ribadisce e rinforza sul piano sociale questo assunto di base: la verità è terapeutica. Lo è stata per le cinque donne a livello individuale e lo può essere a livello sociale".
Santori ha lavorato lì per 5 anni, e ha sentito l'esigenza di lasciare al luogo un ricordo oggettivo, una traccia del suo lavoro "con dei ritratti clinici e non casi clinici- chiarisce lo psicodrammatista- perché il libro, che ha uno stile narrativo, è rivolto a tutti". Si divide in due parti: nella prima sono presentate le cinque storie cliniche, nella seconda il lettore può entrare nella stanza della psicoterapia attraverso una piccola sceneggiatura delle sedute di psicodramma".
- Che storie sono? "Una mamma che trasforma una famiglia disfunzionale, con un marito alcolista e un figlio eroinomane, senza diventare 'una madre coraggio'; una donna che sboccia superando il trauma di un abuso infantile; una figlia che tradisce i propri genitori per non tradire se stessa; e poi il coraggio di una donna di denunciare pubblicamente un padre che l'ha abusata e una madre che lo ha permesso; e, infine, la responsabilità individuale che abbiamo di essere felici nella vita".
- Come affrontano queste donne i loro mostri? "Li incontrano. La donna abusata ha incontrato il padre incestuoso, che nella realtà è morto. All'inizio lo vedeva alto due metri e venti ma poi, durante il gioco, si è rimpicciolito. La ragazza che doveva tradire i genitori aveva un'impasse sessuale. Una fanciulla vergine di 38 anni che, non potendo rappresentare alla famiglia la sessualità, ha giocato la parte della prostituta. La mamma della famiglia disfunzionale si è invece resa conto che non aveva mai partorito psicologicamente il figlio, così abbiamo messo in scena il parto. Lei, figlia di un abuso, si è portata dietro un'idea di maschile abusatore, tanto che i suoi uomini, il marito e il figlio, sono entrambi molto deboli, dunque innocui".
- Parliamo di mostri, cosa possiamo aggiungere in tempo di Halloween? "È una festa protestante, lontana dalla nostra cultura cattolica. I Vangeli dicono che i morti non possono tornare a parlare con i vivi e la Bibbia condanna chi ha contatti con i demoni. Noi ci immaginiamo il mostro come esterno e cattivo, ma il mostro è sempre un'immagine interna, qualcosa di brutto che ci è capitato, di cui siamo portatori e che proiettiamo all'esterno. Nello psicodramma il confronto con il mostro è spesso un incontro che aiuta. Il mostro arriva perché vuole essere liberato dalla sua mostruosità- conclude Santori- e se siamo noi che contribuiamo a crearlo possiamo anche liberarlo, e liberarcene".
(Wel/ Dire)