"Intervento educativo non collegato alla certificazione clinica"
(DIRE-Notiziario psicologia) Roma, 20 ott. - "Io sarei per il modello portoghese, che prevede un intervento educativo non collegato alla certificazione clinica: gli insegnanti esplorano il fabbisogno del singolo alunno e determinano gli interventi". Lo dice Raffaele Ciambrone, dirigente del Miur, intervenuto al XVI convegno dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), sul tema 'Bes dalla normativa alla didattica inclusiva'.
"In Italia abbiamo un irrigidimento del controllo tra certificazione e intervento. La direttiva sui Bisogni educativi speciali (Bes) mira ad ammorbidire questo legame, che si era fatto troppo stretto. L'intento era di demedicalizzare e far si' che gli insegnanti avessero piu' flessibilita'".
Il dirigente poi precisa che il modello portoghese "non si puo' attuare nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con le associazioni, ma si fa fatica ad abbandonare la garanzia che il ragazzo con disabilita' sia seguito da un insegnante di sostegno per un certo numero di ore, anche se la legge 104 parla di sostegno alla classe e non ad personam".
Passi in avanti in questi anni sulle politiche per l'inclusione sono stati fatti: "Dalla legge 170 e' partito tutto un iter normativo che si e' sviluppato e concluso con il decreto interministeriale sull'individuazione a scuola.
Sono stati predisposti interventi formativi- ricorda Raffaele Ciambrone, dirigente del Miur- ovvero 70 master sui Disturbi specifici dell'apprendimento. Da ultimo la direttiva sui Bes, che ha cercato di chiarire che questa rigidita' sulla certificazione puo' essere superata: se l'alunno mostra all'insegnante un bisogno educativo speciale, questo puo' intervenire assumendosi una responsabilita', anche senza una certificazione".
Il dirigente del Miur ricorda: "A livello normativo siamo apprezzati in Europa. Ultimamente si parla di evidence based education, ma la scuola non e' un laboratorio galileiano che consente di ripetere un esperimento con pesi e misure. Con questo approccio ci si allontana dal cuore della questione".
Trentasette anni fa "abbiamo scelto la personalizzazione. Le nostre classi sono complesse- sottolinea- possono esserci alunni stranieri, disabili lievi, soggetti con disturbi del comportamento, dislessici e questo pone l'insegnante davanti a un compito arduo". In altri paesi, "come il Belgio, esistono 9 tipi di classi speciali per allievi, divise per potenzialita' e livello di apprendimento. In Scozia si fornisce il Kit di apprendimento. Questa e' standardizzazione- conclude- ed e' diverso dalla personalizzazione che noi portiamo avanti".
(Wel/ Dire)