Vanadia: Importante l'equilibrio tra funzioni neurocognitive e psicoaffettive
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 20 ott. - "Oggi si stima che circa 1 bambino su 6 (il 16,5%) presenta alle elementari comportamenti di risposta sensoriale elevati rispetto alla risposta tattile e/o alle modalità uditive. Una cifra che potrebbe essere sottostimata sulla prevalenza della Iper-responsività sensoriale, poiché gli studi che riportano tali percentuali non hanno incluso né i bambini con disturbi dello sviluppo né quelli nati pretermine e più esposti a sviluppare un disturbo di elaborazione sensoriale (SPD)". Così Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell'Istituto di Ortofonologia (IdO).
Per questo motivo, "sul concetto di 'Regolazione' è oggi focalizzata l'attenzione del mondo scientifico sia in ambito neuropsichiatrico che psicologico. Si richiama inevitabilmente al concetto di omeostasi, ovvero equilibrio: l'organismo umano, nella sua immensa complessità, è un sistema talmente delicato che bastano minime variazioni a mettere a rischio la vita- spiega il medico- basti pensare a tutti quei processi fisiologici che l'organismo mette in atto per mantenere al suo interno un livello di acidità compatibile con lo svolgimento delle principali funzioni metaboliche. Grazie a questi processi, il pH del sangue è normalmente mantenuto su valori compresi tra 7,35 e 7,45, laddove variazioni anche minime che superino questo piccolo range determinano danni potenzialmente letali. Perché non dovrebbe essere lo stesso per l'equilibrio psico-affettivo?- si chiede la neuropsichiatra- In un'epoca in cui si presta tanta attenzione all'unità mente-corpo e al benessere psico-fisico, sta accadendo che le conoscenze sempre maggiori in ambito neuroscientifico e neurogenetico rischiano di provocare una nuova scissione: attribuire cause organiche a manifestazioni di altra natura. In altre parole la lettura del sintomo sta perdendo la possibilità interpretativa che è insita nella sua definizione".
Senza negare l'esistenza di (numerose) patologie ad origine neurobiologica, genetica, metabolica, autoimmune, ma al contrario volendo restituire anche a queste la specificità diagnostica e l'adeguatezza terapeutica, "diventa necessario 'rispolverare i vecchi libri', quelli che parlano di coloro i quali hanno descritto lo sviluppo dei bambini osservando i bambini, e da lì ripartire ogni volta per cercare di comprendere fino a che punto un comportamento è difensivo o reattivo ovvero quando è segno di una patologia definita. Paradossalmente, se da una parte i nuovi sistemi di classificazione dei disturbi fisici e mentali attribuiscono importanza crescente ai fattori ambientali, primo tra tutti le modalità di caregiving, dall'altra le diagnosi di patologie 'psico-organiche' sono in spaventosa crescita. Ciò non dovrebbe accadere, specialmente nell'età evolutiva e in particolare nella fascia 0-3 anni, laddove il bambino- sottolinea la neuropsichiatra- dapprima neonato 'sistema biologico vivente formato da un insieme di sottosistemi fisiologici semi-indipendenti, ciascuno col proprio ritmo, che influenzano attività come il sonno, la veglia e l'alimentazione e che richiedono un certo tempo per armonizzarsi e coordinarsi' (Sander, 1980), ha un innato quanto vitale bisogno che l'altro funzioni da etero-regolatore che rispecchiandolo gli consenta di auto-regolarsi: sono le basi della strutturazione di personalità".
In questa cornice teorica, secondo la quale la regolazione inizialmente diadica (bambino-caregiver) "costituisce il presupposto per lo sviluppo biologico e sociale, si inseriscono i risvolti pratici correlati a tutti quei quadri sintomatologici che nella prima infanzia possono esprimersi con comportamenti atipici, disarmonie dello sviluppo, difficoltà di adattamento. La classificazione diagnostica DC 0-3:R- chiarisce Vanadia- fornisce numerosi spunti e indicatori atti a formulare diagnosi evolutive (quindi modificabili) che indicano più una condizione di rischio e vulnerabilità che un quadro immutevole nel quale spesso bambini e famiglie restano imbrigliati a seguito di diagnosi categoriali poco rispettose del momento evolutivo e delle condizioni socio-ambientali pregresse e attuali.
Tra le diagnosi primarie della DC 0-3:R il Disturbo della Regolazione della processazione sensoriale e il Disturbo multisistemico dello sviluppo sono due possibilità in continuum tra loro che, pur riconoscendo aspetti clinici simili a quelli tipici dei Disturbi dello spettro autistico, non prevedono un deficit primario della relazione e della comunicazione- chiosa l'esponente dell'IdO- pur risultando queste due aree disfunzionali a causa di un quadro complesso che fino ad allora non ha consentito uno sviluppo sincrono ed armonico dell'essere in via di sviluppo (il bambino)".
I dati disponibili rispetto all'incidenza di questi disturbi "non sono molti, ma le diagnosi sono in aumento di pari passo con il miglioramento della prognosi. E' infatti dimostrato che un intervento terapeutico precoce, centrato sul bambino e sull'ambiente in cui vive- sottolinea Vanadia- che tenga conto della stretta interconnessione tra aspetti emotivi e comportamentali, può migliorare l'evoluzione del quadro clinico favorendo l'integrazione e la regolazione di quei sottosistemi, biologici ed emotivi, che diversi autori, da Tronick alla Als, hanno descritto ed analizzato".
Sulla stessa scia l'importanza che in età scolare "assume l'equilibrio tra funzioni neurocognitive e psicoaffettive.
Facciamo riferimento, ad esempio, alle funzioni esecutive, ovvero a quel 'sistema di controllo del traffico all'interno dei network neuronali' che consente un buon livello di funzionamento adattivo. Studi recenti dimostrano che anche questi domini, inizialmente definiti frontali proprio perché ritenuti a localizzazione cerebrale frontale, risentono in modo incontrovertibile degli aspetti emotivi e motivazionali e che l'equilibrio tra i suddetti aspetti (cognitivo-emotivo-motivazionale) è alla base di un buon funzionamento globale. Sono stati indentificati anche i circuiti che sarebbero alla base di ciò, in particolare quello orbito-frontale. Ancora una volta- ripete il medico- i quadri sintomatologici del disfunzionamento esecutivo possono assumere caratteristiche sovrapponibili a quelle di altre condizioni quali la disabilità intellettiva ed i disturbi comportamentali".
Il nodo della questione, secondo vanadia, che può al tempo stesso rappresentarne la chiave di volta, "sta nel fatto che questi bambini vivono il disagio del 'non controllo', 'sentono' l'inadeguatezza e 'si perdono' inseguendo traguardi apparentemente irraggiungibili. Chiaramente la terapia per loro non può essere farmacologica. Ciò di cui hanno bisogno è di riappropriarsi gradualmente dei pezzi del puzzle che alla fine rappresenterà la loro immagine. Nell'attesa è nostro dovere rappresentare l'immagine-guida, il contrappeso che rimette in equilibrio la bilancia, lo specchio che restituisce immagini positive di sé, l'idea di ciò che passo dopo passo possono raggiungere".
Quali sono i possibili fattori di rischio associati al disturbo di elaborazione sensoriale? "Basso peso alla nascita ( meno di 2.200 grammi); prematurità (meno di 36 settimane di gestazione); complicazioni prenatali; lo stress materno; malattia materna; l'uso materno di farmaci; complicazioni di consegna; metodi parto assistito; minoranza etnica; vivere con un solo genitore; status socio-economico più basso. Nei nostri riscontri- approfondisce l'esponente dell'IdO- anche la tarda prematurità (late preterm) sembra essere un fattore di rischio. Abbiamo riscontrato un'alta correlazione statistica tra la presenza di alterazioni della sostanza bianca periventricolare alla risonanza magnetica e il disturbo della processazione sensoriale in bambini nati late-preterm. Ciò- conclude Vanadia- è confermato da altri studi quali Abnormal white matter microstructure in children with sensory processing disorders. Julia P. Owen et al, NeuroImage Clinical 2013".
(Wel/ Dire)