(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 13 ott. - Un'esperienza di lettura e di vita per sostenere la genitorialità dei papà detenuti e rafforzare il legame emotivo con i figli, perché anche il carcere può diventare un luogo di crescita positiva sia per i piccoli che per i grandi. È il nuovo ciclo di incontri 'Nati per Leggere' dedicato alle famiglie dei detenuti, presentato da 'Nati per Leggere' Campania, Associazione culturale pediatri e Centro penitenziario di Napoli Secondigliano, per ribadire che "la ricchezza del vocabolario può determinare e cambiare il futuro dei bambini che vivono in contesti ad alto rischio delinquenza".
Dal 2014 Nati per leggere in carcere sostiene la genitorialità dei papà detenuti del centro penitenziario di Secondigliano, nella periferia di Napoli. In un anno di incontri sono stati coinvolti 250 padri e i loro figli di età dai 0 ai 6 anni. "Così si innesca un circuito positivo per aiutare i bambini ad acquisire un lessico più ricco e soprattutto a rinforzare il rapporto con il papà assente nella vita quotidiana e nella crescita del piccolo, anche per molti anni".
Sono padri che vivono dunque una doppia distanza rispetto ai propri figli: "Quella fisica- afferma l'associazione promotrice- determinata dall'allontanamento dal nucleo familiare e quella affettiva, dovuta all'impossibilità di esercitare una funzione educativa e di condividere gli affetti nella quotidianità. La lettura di una breve storia o di un albo illustrato può consentire loro di riappropriarsi di un pezzetto di questa quotidianità, permettendo ai bambini di vivere un momento di grande valore affettivo, attuando un efficace (perché è il padre a proporlo) rinforzo del momento condiviso anche se in un ambiente di reclusione".
- Perché leggere insieme è una chance di futuro? Secondo il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky "il numero delle parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell'uguaglianza delle possibilità. E gli studi dimostrano il rapporto fra ricchezza delle parole e ricchezza delle possibilità. I ragazzi più violenti posseggono strumenti linguistici scarsi e inefficaci sul piano del lessico, della grammatica, della sintassi. Non sanno nominare le proprie emozioni, non sanno narrare. Quando manca la capacità di dare un nome alle cose e alle emozioni manca un meccanismo fondamentale di controllo sulla realtà e su se stessi".
L'INIZIATIVA - I primi contatti tra Nati per Leggere Campania e il Centro penitenziario di Napoli Secondigliano sono stati avviati nel luglio 2013 da Lina Di Maio, pediatra di comunità aderente all'Associazione Culturale Pediatri, e Giulia Leone, dirigente penitenziario e referente dell'area Pedagogica, che da diversi anni si occupa del tema della genitorialità in carcere seguendo e attuando diversi progetti che hanno la finalità di favorire e migliorare gli incontri tra papà e figli.
Nel progetto 'Nati per Leggere' sono coinvolti funzionari dell'area pedagogica e personale di Polizia Penitenziaria affinché chi opera all'interno del carcere sia informato e partecipe di un'azione educativa a lungo termine, che coinvolge l'intero nucleo familiare ed è tanto più efficace quanto più integrata nel percorso di sostegno alle relazioni familiari.
Qui le video interviste realizzate dal servizio multimediale del Comune di Napoli a Liberato Guerriero, direttore del carcere di Secondigliano, che ha sostenuto la bella iniziativa; alla pediatra Lina Di Maio, che opera nel progetto; al sindaco Luigi de Magistris, che a nome dell'amministrazione comunale promuove il progetto.
(Wel/ Dire)