La depressione colpisce tutti, anche i bambini
Pollicina: Incidenza tra lo 0,4% e il 2,5%; 9% per adolescenti
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 13 ott. - "Esiste una difficoltà negli adulti a riconoscere la depressione in età evolutiva. C'è una visione idealizzata del bambino e una sopravvalutazione delle sue capacità di resilienza". Lo rivela alla DIRE Salvatore Pollicina, neuropsichiatra infantile del presidio ospedaliero di Acireale-ASP3, che dati alla mano afferma: "Nella popolazione infantile sintomi più o meno gravi di depressione si manifestano in un range che varia tra lo 0,4% e il 2,5%. Incidenza che in età adolescenziale sale al 9%".
Nell'infanzia c'è una maggiore variabilità delle manifestazioni depressive in relazione alle fasi evolutive. "Il bambino viene definito come soggetto psicosomatico, nel senso che, rispetto all'adulto, è più difficile differenziare fra manifestazioni somatiche e psichiche. Più il bambino è piccolo e maggiori sono le manifestazioni somatiche della depressione: ad esempio la disregolazione dei ritmi sonno-veglia, disturbi dell'alimentazione, etc.. Anche l'iperattività a volte può rappresentare l'indicatore di un sottostante nucleo depressivo". Caratteristiche delle depressioni in età evolutiva sono infatti le depressioni agitate: "Ho visto bambini con una impersistenza motoria che invece sono risultati avere una depressione. Sono bambini che 'lottano' contro la propria depressione agendola sul versante somatico, per l'incapacità a elaborare un contenuto psichico".
In ospedale è "palese che da qualche anno le psicopatologie sono sempre più gravi e precoci. Al reparto arrivano bambini in stato di agitazione, con disturbi del comportamento, disturbi dell'umore e situazioni depressive- continua il medico- che precocemente, se non trattate, tendono ad evolvere verso la psicosi. L'allarme è giustificato".
Il neuropsichiatra porterà, tra l'altro, al XVI convegno dell'IdO su 'Il processo diagnostico nell'infanzia' (a Roma dal 16 al 18 ottobre) un caso relativo a una bambina di 9 anni con una diagnosi di depressione psicotica scatenata dal ricovero della madre per schizofrenia. "La bambina appariva triste, con un viso ipomimico- racconta Pollicina- teneva la mano chiusa a pugno e da qualche giorno aveva ridotto quasi del tutto l'assunzione di cibo e di bevande. Dopo essere riuscito a rifocillarla le ho chiesto perché avesse la mano chiusa a pugno, e lei mi ha risposto che nel pugno stringeva il suo dolore. Lo aveva catturato e la mano doveva rimanere chiusa per non farlo fuoriuscire. Ma il palmo chiuso da tante settimane cominciava a male odorare per la macerazione del sudore, e quando si chiedeva di aprirlo lei si terrorizzava e cominciava a fare gesti di scongiuro".
- Come si trattano queste situazioni? "Le patologie gravi necessitano dei farmaci. I neurolettici atipici di nuova generazione danno meno effetti collaterali e ci permettono di ridurre le ideazioni deliranti e l'angoscia psicotica. Alla dimissione la piccola aveva l'uso di entrambe le mani, ma il farmaco non è l'unica risorsa- puntualizza il medico- se possibile si può associare o preferire al farmaco una psicoterapia".
- Com'è un comportamento disturbato? "Bisogna individuarlo attraverso un'anamnesi molto accurata. La complessità dei disturbi psichiatrici nei bambini e negli adolescenti richiede un lavoro d'equipe. Io lavoro molto in sinergia con gli psicologi. Ci sono anche situazioni di degrado, famiglie abusanti o fortemente conflittuali che richiedono, sotto nostra segnalazione, l'intervento dei servizi sociali e del Tribunale per i minorenni. A volte i bambini vanno allontanati dalla famiglia per poter migliorare".
Ogni caso è differente. "Prima parlavamo di un vissuto di perdita nella bimba psicotica, ma ci sono situazioni gravi che nascono ad esempio da madri eccessivamente presenti e ansiose.
Mamme fusionali con i figli, che non riescono a far sì che i loro bambini possano distaccarsi ed evolversi". Dunque, non solo la perdita, ma anche l'eccessiva presenza non permette evoluzioni? "Ho visto bambini che si stavano psicotizzando- risponde il neuropsichiatra- mostravano tratti persecutori; altri avevano sviluppato una sintomatologia ossessiva, dei rituali. Erano come uccellini in gabbia, tristi, depressi, ma anche arrabbiati con una madre che non dava loro gli spazi per crescere".
- Cosa si cela dietro queste situazioni? "Si celano spesso padri assenti, che non svolgono la funzione di rottura della diade, del taglio del cordone ombelicale. Maschile e femminile, funzione paterna e materna, devono armonizzarsi e funzionare in sinergia".
- Anche la crisi della famiglia è una causa fondamentale di disagio? "Si. Fare i genitori è un compito assai difficile oggi. Ci troviamo di fronte a uno svilimento della funzione genitoriale, c'è una tendenza al livellamento, alla confusione dei ruoli, dove i bambini finiscono per dettare le regole ai grandi. E' come se si fosse smarrita sia la capacità dei genitori di essere punto di riferimento autorevole, sia la capacità di abitare la giusta distanza dai propri figli. Quella distanza- conclude Pollicina- che consenta loro gradualmente di diventare adulti".
(Wel/ Dire)
|