"È diverso intervenire su ciò che capiscono spontaneamente".
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 6 ott. - "È giusto difendere i ragazzi dalle ideologie di qualsiasi tipo, ma in loro non c'e' quella malignita' che c'e' negli adulti". A sostenerlo e' Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) interpellato a proposito della vicenda dello studente 16enne di Monza che sarebbe costretto dal preside - come sostiene la mamma - a seguire le lezioni dal corridoio "perche' gay".
"Quello che gli adulti non capiscono e' che e' giusto difendere i ragazzi da ideologie di qualunque tipo- ha spiegato Bianchi di Castelbianco- che possano portare confusione nello sviluppo e nell'equilibrio dei ragazzi. Ma e' diverso intervenire su quello di cui spontaneamente i ragazzi capiscono, si spiegano e si parlano tra loro. Una condizione, questa, dove non c'e' quella malignita' e quella vena di maldicenza, che invece alberga negli adulti".
Insomma, "gay o meno, nei ragazzi c'e' un concetto di tolleranza, comprensione e rispetto che gli adulti non hanno".
Come ha riportato il Giornale di Monza, notizia poi rilanciata dal Fatto Quotidiano, il ragazzo e' stato tenuto fuori dalla classe per scelta del direttore dell'istituto, secondo cui con i suoi comportamenti "influenza negativamente gli altri ragazzini e vanno protetti gli altri bambini". Al centro della questione, ha spiegato la mamma del giovane studente, una foto postata su Instagram in cui il ragazzo appare a petto nudo insieme ad un altro amico: "Non capisco dove sia il problema, la foto non l'ha scattata a scuola", ha sottolineato la donna che ha poi spiegato come il figlio non voglia piu' tornare fra i banchi.
Interpellato dal Giornale di Monza, il dirigente scolastico ha replicato: "Non facciamo discriminazioni sessuali ne' razziali", ma "la nostra attenzione e' alla formazione professionale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale sociale della Chiesa cattolica".
Mentre il padre ha detto che "denunceremo l'istituto", la mamma con una lettera al quotidiano locale ha invece posto delle questioni: "Chi vigila su mio figlio mentre e' fuori da solo?", e ancora: "È questa l'accoglienza di cui si parla nell'Ecfop? Lei preferisce forse che io trasferisca mio figlio in un'altra scuola?".
(Wel/ Dire)