(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 24 nov. - "La possibilità di cogliere i nessi tra musica e relazione nasce in fasi precoci dello sviluppo umano, quando non si è ancora in grado di capire il significato delle parole ma si può comunque coglierne il senso affettivo implicitamente veicolato dal loro suono. Si crea così un iniziale scambio sonoro tra bambino e adulto che va a costituire una trama nella quale sono fondamentali la ripetizione di suoni e le intonazioni". Consiste in questo il lavoro della musicoterapia nelle prime fasi della vita secondo Ferdinando Suvini, presidente dell'Associazione Italiana dei Professionisti della Musicoterapia (AIM,
www.aiemme.it), intervistato dalla DIRE.
Il musicoterapeuta lavora nel reparto di oncologia dell'ospedale Montevarchi in day hospital, segue poi un progetto di ricerca internazionale all'IRCCS Stella Maris di Pisa e insegna in numerose realtà pubbliche e private.
"L'interiorizzazione di questa esperienza sonora precoce diviene il modello di riferimento per la comprensione e per la creazione della maggior parte degli eventi musicali. Si tratta di esperienze affettive che si svolgono secondo un ritmo e una curva temporale fatti di alternanze tra momenti di tensione e di distensione, definibili come trama temporale del vissuto.
L'esperienza affettiva nella vita di relazione e in musica è trasmessa ed è condivisa sulla base di una sintonia affettiva- ricorda il musicista- che possiamo descrivere come una regolazione del tempo, simile a quella che si ha tra diversi musicisti che suonano un brano di musica da camera. Alla luce di queste analogie tra struttura musicale e sviluppo precoce del bambino, la musica si presenta come la rappresentazione della matrice originaria di tutte le forme simboliche di organizzazione del tempo proprie delle vita umana. Se torniamo a ciò che abbiamo detto riguardo alla musica e alla sua capacità di riportarci al tempo nel quale la voce della madre non è ancora scandita dal succedersi di parole e immaginiamo quanto questo suono primordiale sia carico di significato, possiamo immaginare come la musica usata a scopi terapeutici possa condurre verso nuove e a volte inaspettate esperienze relazionali. Alla costruzione di queste nuove esperienze relazionali il musicoterapeuta rivolge la propria attenzione".
Suvini descrive il lavora con i bambini su tre fronti: Oncoematologia pediatrica, neonatologia e autismo.
ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA - "In questo ambito i bambini vivono una situazione d'interruzione della vita quotidiana e di separazione dalla figure affettive di riferimento. La musicoterapia offre un sostegno importante attraverso diverse forme di elaborazione dei contenuti emotivi traumatici e dolorosi. Viene offerto ai bimbi di rappresentare simbolicamente gli stati interni provocati dalla situazione nuova che si trovano ad affrontare attraverso molte tecniche e modalità differenti: libera improvvisazione con strumenti e voce, sonorizzazione di storie, song writing o ascolti musicali. Tutto questo aiuta il minore ad esprimere stati emotivi potenzialmente angoscianti, a rappresentarli e quindi, almeno in parte, a liberarsene. La musicoterapia può offrire un importante contributo anche a genitori e parenti- chiarisce il presidente Aim- che possono manifestare forme di preoccupazione, ansia o di depressione. In alcuni casi è possibile offrire un contributo anche ai professionisti presenti nei reparti. La regolazione emotiva di queste figure opera una importante influenza sui bambini degenti. La valutazione dei risultati avviene attraverso la proposta di schede di valutazione che possono misurare i cambiamenti fisici, emotivi e mentali che la musicoterapia produce".
NEONATOLOGIA - "Gli infanti nati pre-termine sono spesso costretti a vivere senza alcun contatto fisico con la propria madre o con le figure di riferimento. A partire dal quinto mese di gravidanza il senso dell'udito inizia ad essere presente e può essere un mezzo per mantenere un contatto con i care giver.
Un elemento fondamentale in questo ambito- chiarisce l'esperto- è un'azione preventiva volta a diminuire i il rumore talvolta molto intenso dei macchinari utilizzati. Il canto della madre in questa fase aiuta i bimbi a sentirsi parte della relazione e offre ai genitori la possibilità di dare senso alla loro presenza stabilendo un contatto diretto ma non invasivo con il figlio".
AUTISMO - Il disturbo autistico "può essere pensato come un difetto della organizzazione delle strutture cerebrali che sottostanno allo sviluppo delle competenze intersoggettive.
Diverse ricerche sulle epoche più precoci della vita dei bambini con autismo condotte mediante lo studio dei filmati familiari dimostrano che i deficit intersoggettivi sono tra i primi a manifestarsi; inoltre molti trattamenti hanno come obiettivo il miglioramento di tali competenze intersoggettive, primarie e secondarie. La musicoterapia può essere intesa come un mezzo per sostenere lo sviluppo intersoggettivo. A sostegno di ciò- sottolinea il musicoterapeuta- vi è l' osservazione che in soggetti successivamente diagnosticati come autistici, le interazioni intersoggettive nei primi mesi di vita risultano essere dipendenti dal motherese, che è connotato da elementi musicali molto evidenti, e che risulta particolarmente potente nell'attivare momenti intersoggettivi nei bambini con autismo.
Tutti gli elementi caratterizzanti il motherese, quali le particolari articolazioni, intonazioni, punteggiature, pause, parole ripetute, variazioni cicliche di emozioni traggono il loro nucleo centrale dalla musica e dalla strutturazione di essa. Il motherese, linguaggio musicale materno, può svolgere per il bambino una fondamentale azione contrastante la tendenza al ritiro autistico".
- E' vero che la musicoterapia facilita lo sviluppo di un attaccamento sicuro nel bambino? Se sì, in che modo? "Nel senso descritto, la relazione musicale può promuovere una maggiore regolazione non solo nel bambino ma anche nella relazione genitore-bambino promuovendo una base sicura- chiosa il presidente Aim- premessa necessaria per l'emergere di uno stile di attaccamento sicuro".
- Che tipologia di soggetti tratta? "Gli ambiti prevalenti sono proposti in Oncologia ed Ematologia pediatrica, Chirurgia pediatrica, Neonatologia e Terapia intensiva neonatale".
- Sulla musicoterapia c'è una querelle aperta? "In base alla legge 4/2013 e alla norma unica sulle artiterapie la musicoterapia non è riconosciuta come professione nel nostro Paese. Questo vuol dire che lavoriamo in ambito sanitario, dentro le equipe, quando troviamo neuropsichiatri infantili, psichiatri o neurologi che comprendono l'utilità del nostro lavoro, che assume un'impronta diversa a seconda dei contesti: più preventivo, terapeutico o riabilitativo e sempre sotto la tutela giuridica del medico che ne garantisce per la validità del trattamento. Lavorando quindi in ospedale, nella relazione e utilizzando strumenti terapeutici il nostro diventa un intervento terapeutico autorizzato da un medico".
- La professione del musicoterapeuta deve essere tutelata? "In tantissimi centri e scuole si propongono persone che dicono di fare musicoterapia ma non avendo una formazione adeguata spesso fanno un lavoro più di intrattenimento, di animazione e divertimento. Sono valide- aggiunge Suvini- ma ci disturba che le chiamino Musicoterapia quando con la terapia hanno poco a che fare".
Nell'ambito della Neonatologia e della Oncoematologia Suvini ha partecipato alla presentazione del progetto Tamino dell'Associazione Mozart14 di cui è presidente Alessandra Abbado. Il progetto è nato da una idea di Claudio Abbado e dal 2006 coinvolge con attività e laboratori musicali bambini di diversi reparti pediatrici e centri socio sanitari. L'AIM vi ha aderito all'interno dell'ospedale Gozzadini di Bologna.
(Wel/ Dire)