(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 10 nov. - Nell'Opg della città ci sono ancora 67 persone. Buona parte di esse è veneta, e sta aspettando che la regione del Nord-Est apra le nuove strutture (qualcuno parla di luglio 2016). Poi ci sono 33 internati che non conoscono il loro futuro: sono detenuti non emiliano-romagnoli con infermità psichica sopravvenuta durante la carcerazione 'normale' e detenuti minorati psichici. "Queste persone non sono state prosciolte, e non possono essere spostate presso le Rems competenti - spiega don Daniele Simonazzi, cappellano dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia dal 1 novembre 1990, esattamente 25 anni fa -. Ma dopo l'entrata in vigore del decreto legge 52 del 31 marzo 2014, chi si deve prendere cura di loro?".
Don Daniele racconta di un rimpallo di competenze tra Azienda sanitaria locale e amministrazione penitenziaria: "Non c'è mai stato feeling tra queste due realtà, e giocano allo scaricabarile. Intanto chi è ancora in Opg vive in condizioni non umane, assolutamente non dignitose. La struttura è fatiscente, c'è molto sporco. Quando qualcuno prova a fare presente questa situazione, viene zittito e contraddetto. Ma chi lo contraddice mente sapendo di mentire: sono 2 anni che si va avanti così, e nessuno fa niente".
Ad avvalorare la sua tesi, i lavori di ristrutturazione che sono stati fatti nelle 2 sezioni lasciate libere dopo il 31 marzo: "Ora in quelle sezioni entreranno i detenuti normali: così sono state spese migliaia di euro per cambiare tutti i sanitari, ritenuti inservibili. Ma perché, prima non lo erano? Perché in così poco tempo sono stati trovati fondi che si erano chiesti da tempo? Immagino perché c'è chi ritiene che esistano detenuti di serie A e detenuti di serie B".
Queste 33 persone non prosciolte sono coloro che hanno mandato una lettera ai parlamentari locali di tutti gli schieramenti, al ministro Graziano Delrio e al sindaco reggiano Luca Vecchi per chiedere che non sia ridotto il personale medico, infermieristico e socio sanitario, che si occupa di loro: "Io ho fatto da tramite - continua don Simonazzi -, ma la lettera è tutta farina del loro sacco. Chiedono che qualcuno dei destinatari entri in Opg e legga la lettera insieme con loro, per capire insieme che cosa succederà. Sono mesi che lo chiedono, ma nessuno si è mai fatto vivo". Nel frattempo anche tutte le attività previste un tempo hanno subìto una battuta d'arresto: i corsi di teatro, la ginnastica correttiva: "La signora che venne assunta per fare lezione oggi viene gratuitamente. Mi sembra assurdo: anche lei avrebbe diritto a sostenere la sua famiglia".
Per don Simonazzi è molto difficile provare a immaginare cosa succederà: "Purtroppo è anche una questione politica: la destra pensa di chiudere tutti dentro. La sinistra punta a far uscire tutti. Ma la realtà non è questa. Ci sono persone in Opg davvero molto pericolose, chiuse a loro tutela e a tutela di tutti gli altri. E la colpa di questa situazione è di persone incompetenti, non all'altezza del compito che si chiede loro di ricoprire. La nostra struttura è il simbolo perfetto dell'ipocrisia di chi sta al potere: da come la povera gente viene trattata si capisce il grado di civiltà di chi ci governa".
(Wel/ Dire)