DSM e cinema, i film aiutano a comprendere le emozioni
Lanzaro: Lungi dall'essere un'anestesia, sono uno sprone
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 10 nov. - Narrare il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) in un libro attraverso il cinema. Lo ha fatto Massimo Lanzaro, psichiatra e psicoterapeuta, nel suo scritto 'DSM-V e i film che raccontano la psiche', edito da Arpanet e pubblicato con la formula dal web alla carta: il volume viene prima presentato come e-Book e quindi pubblicato e distribuito gratuitamente dalla casa editrice.
Jung nel 1928 'espresse il suo scetticismo verso il cinema: permette di vivere senza pericolo le emozioni, le passioni e le fantasie che nella nostra epoca sono destinate a soccombere, a essere rimosse. Lui temeva che potesse essere una sorta di anestesia, una fruizione inconsapevole, mentre io postulo che è possibile anche il contrario: il cinema non necessariamente estingue la fiamma delle emozioni. Anzi può fornirci uno strumento per comprendere meglio alcune emozioni e poi portarle nel mondo con una voglia più consapevole di fare anima, come diceva James Hillman. Lungi dall'essere quindi un'anestesia, il cinema può invece essere uno sprone', afferma lo scrittore intervistato dalla DIRE.
È possibile, per Lanzaro, 'raccontare le sindromi attraverso la caratterizzazione dei personaggi così come vengono categorizzate in base al DSM (che segue appunto un modello categoriale e non dimensionale). Ho voluto evidenziare gli aspetti psicologici di cui lo spettatore probabilmente ignorerebbe l'esistenza dopo aver visto un film. Mi ispiro ai criteri del DSM, che dovrebbero essere usati con molta cautela e non certo come una bibbia- ricorda lo psichiatra- e ancora con più cautela quando si usano per cercare di rispecchiare il cinema. Il mio è un tentativo di fornire una chiave di lettura filmica che non sia necessariamente interpretativa ma piuttosto descrittiva. Dal punto di vista della clinica invece, il Dsm è al più un punto di partenza. Un manuale utile per un inquadramento inziale- precisa l'ex primario del Royal Free Hospital di Londra- non un punto di arrivo (quello che ci permette di raggiungere la persona nella sua complessità ed unicità)'.
Il cinema anche come specchio della società. 'E' la stessa Organizzazione mondiale della Sanità a sostenere che i disturbi psicologici sono in aumento. Sembra che la depressione supererà le malattie cardiovascolari come causa di decessi. Esistono poi patologie cosiddette emergenti- sottolinea il medico- i disturbi del comportamento alimentare, il gioco d'azzardo patologico, alcuni disturbi di personalità. E questo è innegabile, lo dicono le statistiche'.
Tornando al libro, ecco alcuni esempi dei disturbi 'protagonisti' di noti film: IL DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITÀ IN 'HER' (LEI) DI SPIKE JONZE - Il protagonista, Theodore, 'è affetto da quella che nel DSM risulterebbe una personalità schizoide. Secondo la letteratura- si legge nel libro- le persone con una personalità schizoide sono introversive, ritirate e solitarie. Sono emozionalmente fredde e socialmente distanti. Generalmente sono concentrate sui propri pensieri e sentimenti e risultano intimorite dalla prossimità e dall'intimità con altre persone. Sono poco comunicative, si dedicano a sogni ad occhi aperti e preferiscono la speculazione teorica all'azione pratica'. Il film, mette in campo il rapporto dell'uomo con la 'realtà virtuale' e 'ci permette di buttare uno sguardo su quell'abbraccio di anime che soggiace all'esperienza dell'innamoramento'. Ma lo fa in un contesto in cui 'affiorano l'incomunicabilità, le incomprensioni, la fatica di accettare l'altro e di considerare i suoi desideri e i suoi bisogni, l'esigenza di trovare qualcuno che ci ascolti e che ci accetti per quello che siamo'.
IL DISTURBO DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI IN 'MUMMY' DI XAVIER DOLAN- 'Un capolavoro nelle inquadrature e per la colonna sonora', sottolinea Lanzaro. Il film si apre nel Quebec 'dove, in un possibile futuro prossimo, lo Stato ha approvato una controversa legge S-14 che consente ai parenti di minori difficili, in caso di emergenza, di effettuare un ricovero coatto presso un istituto psichiatrico, saltando la procedura legale.
Diane 'Die' Despres, una vedova di 46 anni, spirito anticonformista e forza imprevedibile della natura, bellezza di periferia in jeans attillati, unghie cosparse di lustrini e zeppe 16, entra nel centro di recupero in cui Steve, il figlio quindicenne affetto dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività, è stato affidato dopo il decesso del padre. Il fallimento e l'accettazione del fallimento della madre- sostiene il medico- apriranno nel film a un mondo di speranza'.
IL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS (PTSD ) E AMERICAN SNIPERS DI CLINT EASTWOOD - Una pellicola basata sull'omonima autobiografia di Chris Kyle. 'Il protagonista, il bravissimo Bradley Cooper, era un mito tra i cecchini delle Forze Armate statunitensi e verrà ucciso senza apparente motivo proprio da un commilitone che soffre di PTSD'.
IL DISTURBO ANTISOCIALE E NIGHTCRAWLER (LO SCIACALLO) DI DAN GILROY - 'L'attore è Jake Gyllenhaal, interpeta uno psicopatico integrato che riesce ad avere successo. C'è molta letteratura sugli psicopatici di successo'.
NEI DISTURBI DI PERSONALITA' ANCHE 'RICOMINCIO DA CAPO' DI HAROLD RAMIS - 'Bill Murray, il protagonista, si chiama Phil come la marmotta. Phil Connors- racconta Lanzaro- in una scena viene inquadrato proprio con la scritta Phil sulla sua testa. La leggenda vuole che finché la marmotta non vede la sua ombra l'inverno durerà per altri 40 giorni. In termini junghiani vedere la propria ombra ha un significato ben preciso nel percorso analitico- afferma lo psicoterapeuta- l'ombra rappresenta il rimosso, ciò che non riusciamo ad accettare, il materiale istintivo e che appartiene alle funzioni inferiori. Connor nel film integra la propria ombra, diventa una persona nuova, solo quando si libera dalle sue smanie di prima donna e da protagonista. L'inverno termina, e la continua ripetizione del giorno della marmotta termina, quando lui riesce ad essere se stesso, a superare la propria ombra e ad andare, nel processo di individuazione, verso l'archetipo del sé autentico'.
PER LE PSICOSI 'REALITY' DI MATTEO GARRONE - 'Il lungometraggio mostra come il contorno, la famiglia e il medico, sottovalutino tutto il periodo prodromico di una psicosi. La famiglia non riesce a comprendere quello che sta succedendo al protagonista, Luciano Ciotola, gestore di una pescheria. Il medico sostiene addirittura che l'uomo stia vivendo uno stress da 'Grande Fratello', una diagnosi che non esiste. Da Garrone emerge senza dubbio un monito: se queste persone fossero approcciate in maniera diversa e tempestiva potrebbero avere una prognosi migliore, ma ciò non sempre accade per ignoranza e per il fatto di non saperne vedere l'esistenza. Su questa osservazione c'è un consenso unanime e Garrone- aggiunge Lanzaro- mostra come il contorno non riesca a farsi carico di un'effettiva sofferenza di Luciano, che infine sfocia nella follia'.
LA SINDROME OSSESSIVA COMPULSIVA NEL 'SUPERCONDRIACO' DI DANY BOON - 'Un film comico, in cui si dovrebbe fare allusione all'ipocondria, ma la vera diagnosi principale è di sindrome ossessivo compulsiva con idee di contaminazione e rituali di lavaggio'.
LA DEMENZA A ESORDIO PRECOCE E STILL ALICE DI RICHARD GLATZER E WASH WESTMORELAND - 'E' stato volutamente realizzato un film focalizzato su una patologia: la demenza tipo Alzheimer. Un disturbo sempre più comune in seguito all'aumento della popolazione anziana, che si caratterizza per un declino graduale ma continuo di tutte le facoltà cognitive'.
IL DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO E 'ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO' DI MATTEO OLEOTTO - Si tratta di un film che 'descrive un disturbo dello spettro autistico senza mai parlarne'.
PER LA DEPRESSIONE 'ALLACCIATE LE CINTURE' DI FERZAN ÖZPETEK E 'BLUE JASMINE' DI WOODY ALLEN - 'Nel secondo emerge una sindrome ansioso depressiva conclamata. Nel primo, invece, c'è un duplice aspetto: si parla di neoplasie e di elaborazione del lutto, che non significa solo elaborazione di una perdita reale. Anche perdere l'immagine di sé come 'persona sana' può provocare un meccanismo psicologico che equivale al lutto. La protagonista- ricorda lo scrittore- attraversa diverse fasi, che vanno dallo shock, alla depressione e all'accettazione più spudorata'.
IL DISTURBO BORDERLINE E 'RAGAZZE INTERROTTE' DI JAMES MANGOLD - Questo film, infine, porta sul grande schermo 'univocamente e inequivocabilmente il disturbo borderline di personalità. E Winona Ryder, una delle protagoniste, getta un po' di luce sull'argomento: 'Dichiarata sana e rispedita nel mondo. Diagnosi finale: borderline recuperata. Che cosa voglia dire ancora non l'ho capito. Sono mai stata matta? Forse sì. La follia non è essere a pezzi o custodire un oscuro segreto. La follia siete voi o io, amplificatià'. I borderline sono persone impulsive, compiono atti parasuicidari, possono abusare di sostanze. Possono anche temere un reale o immaginario abbandono, per cui si relazionano all'altro con meccanismi di valutazione e svalutazione che gli causano depressioni estreme. Di solito, i soggetti borderline hanno subito abusi o neglect nell'infanzia e/o adolescenza- conclude Lanzaro- perché spesso la psiche traumatizzata è auto ed etero traumatizzante'.
(Wel/ Dire)
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