Fiorentino-Settembre: È ora di rivedere questo concetto
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 3 nov. - "Esiste una sorta di rete che collega tutto e tutti, e la sincronicità è una manifestazione di queste interconnessioni. Secondo Jung un evento sincronico segue un principio acausale in cui non esistono le dimensioni spazio-temporali e anche nella fisica quantistica non esiste né il tempo né la causalità". A dirlo sono Maria Fiorentino, analista junghiana, e Marina Settembre, fisica e insegnante di kundalini yoga, che il 14 novembre parleranno di 'Sincronicità e teoria dei quanti: epifanie della interconnessione', nella giornata di studio gratuita promossa dall'Associazione per la ricerca di psicologia analitica (Arpa) a Roma, presso l'Oratorio dell'Arciconfraternita dei Bergamaschi in via di Pietra 70.
- Cosa vuol dire epifania delle interconnessioni? "Il termine 'Epifania' indica una manifestazione della divinità- risponde la psicoanalista junghiana- ma Joyce ci offre una spiegazione con la 'e' minuscola di epifania: una sorta di illuminazione interna, quale presa di coscienza che ci permette di riformulare il concetto di noi stessi, della nostra vita e del nostro stare nel mondo".
Il concetto di sincronicità si è affacciato per la prima volta in Jung nel 1929, nell'introduzione al 'Segreto del fiore d'oro' (un testo di alchimia cinese). Questo tema seguirà l'analista svizzero per tutta la sua vita e verrà sviluppato nel 1952 nel libro su 'La sincronicità come principio di nessi acausali', scritto in seguito all'intenso confronto con Wolfgang Ernst Pauli, premio Nobel per la fisica nel 1945.
"Dal libro di Jung sono trascorsi più di 60 anni e la fisica dei quanti ha fatto progressi enormi. È giunto il momento di rivedere il concetto di sincronicità anche dal punto di vista degli psicologi junghiani". Fiorentino e Settembre, precisano il loro pensiero in una intervista all'agenzia stampa DIRE: - Cosa è successo nel frattempo nella fisica quantistica? "È nato il concetto di 'entanglement'- spiega Settembre- in cui si afferma che se due particelle interconnesse vengono separate, qualsiasi modificazione avverrà su una delle due si ripercuoterà anche sull'altra indipendentemente dalla distanza che le divide. Questo fenomeno non avviene per effetto di una forza, ma in modo acausale. Non è magia- chiarisce poi la psicoanalista-, Werner Karl Heisenberg in proposito ha formulato il principio d'indeterminazione secondo cui l'osservatore modifica la cosa osservata. A questo punto la dimensione della soggettività entra anche nella scienza- aggiunge Fiorentino- e si inizia a mettere in rilievo il peso che ha l'osservatore nei riguardi di ciò che osserva".
- Questo cosa significa? "Vuol dire che la legge di causa-effetto - seguita dalla Scienza da Newton in poi - scompare nella fisica quantistica- chiosano le studiose- rivoluzionando tutta l'epistemologia, la nostra teoria della conoscenza e il modo in cui approcciamo al mondo".
Il fenomeno dell'entanglement ha radici lontane. "Mi ricorda la 'Rete di Indra' che avvolge tutto il mondo e che rappresenta benissimo il concetto dell'interconnessione: ogni perla o gioiello riflette tutti gli altri e se si modifica una sola si modificano automaticamente tutti le altre perle. Questa immagine di tremila anni fa- fa notare l'esponente dell'Arpa- è collegabile con l'attuale idea di rete presente nella teoria della complessità. Ma pensiamo anche alla rete di internet che collega tutto e tutti".
- Assistiamo quindi a un capovolgimento? "Si- risponde Fiorentino- dall'800 la Psicologia è accusata di essere troppo soggettiva, adesso si afferma che la soggettività interviene anche nella procedura scientifica poiché si deve tenere conto dell'elemento soggettivo, dal momento che le particelle si modificano con l'osservazione".
- Cosa c'entra tutto questo con la sincronicità? "La sincronicità è un evento che si avvicina al concetto di entanglement e quindi a quello di interconnessione e acausalità- sottolineano Fiorentino e Settembre- presente anche nella teoria dei quanti. Negli anni venti i fisici quantistici abbracciavano il concetto di imprevedibilità, seguendo una procedura scientifica consapevole dell'esistenza di una componente soggettiva che modifica l'ambiente osservato".
- Che rapporto c'è tra sincronicità e tempo? "La sincronicità rappresenta l'apertura su un 'non tempo', o meglio su una forma di tempo 'qualitativa' che i greci chiamavano kairos". È il dio dell'istante raffigurato da un giovane che tiene in una mano un rasoio su cui è poggiata una bilancia. "Kairos ha un grande ciuffo di capelli sul davanti, ma dietro è calvo perché bisogna prenderlo al volo, nel tempo opportuno. Io lo collego con il modo Aoristo- rimarca la psicologa- che indica l'azione puntiforme, il momento in cui avviene l'atto e che è stato magnificamente rappresentato dal fotografo Cartier Bresson con la sua immagine celebre dell'uomo che salta nella pozzanghera e in essa si riflette mentre salta. Il kairos è sia l'uomo che salta sulla pozzanghera, che il giovane che tiene la bilancia in equilibrio sul rasoio: un' azione istantanea che dura un'eternità. La sincronicità è allora una manifestazione del kairos, un'epifania delle interconnessioni che ci sono nell'universo. Un processo di non località dove le dimensioni spazio-temporali si annullano".
- L'emozione è la parola chiave? "L'emozione è correlata, secondo Pierre Janet e C. G. Jung, a un abbassamento del livello mentale, il quale può permettere l'attivazione degli archetipi, forme a priori che strutturano l'esperienza. Questa condizione dà accesso, in certi casi- conclude Fiorentino- ad una 'conoscenza assoluta' che si può manifestare nella situazione di sincronicità".
(Wel/ Dire)