(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 31 mar. - Per oltre cento anni il convento di via Imbriani 218 di Napoli, utilizzato dal 1898 fino 2008 come Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e' stato un luogo sconosciuto e inaccessibile ai piu'. Nelle celle - 28 singole, 7 doppie, 21 da 3 a 6 detenuti e una da 6 detenuti - erano recluse 250 persone a fronte di una capienza di 150, frequenti gli episodi di autolesionismo e pochissimi i contatti degli internati con l'esterno. Nel settembre 2004 la Commissione parlamentare sulle carceri visito' l'istituto rimanendo negativamente impressionata e la Asl competente ritenne non idonea la struttura.
Le pressioni convinsero l'amministrazione ad avviare un programma di ristrutturazione, ma nonostante gli interventi, le condizioni generali esterne e interne rimasero comunque complessivamente inadeguate rispetto alla tipologia dell'istituto, tanto che la struttura venne chiusa nel 2008 e gli internati furono spostati nell'Opg di Secondigliano. Da allora centinaia di metri quadri di proprieta' del demanio, affidati alla soprintendenza della polizia penitenziaria: cortili, giardini, campetti di calcio, cucine, un teatro e una chiesa, sono rimasti chiusi e inutilizzati.
Ecco che anche in vista della cessazione definitiva degli Opg, il cui termine improrogabile scade il 31 marzo, un insieme di collettivi giovanili hanno occupato la struttura di Materdei il 2 marzo scorso. Rosa, universitaria aderente al collettivo Me-ti, uno dei gruppi occupanti, e Carlo Cerciello, drammaturgo e regista partenopeo da sempre impegnato socialmente a difendere una cultura laica e indipendente dal potere, raccontano perche' e' necessario "trasformare il luogo di morte e dolore in luogo di vita".
L'occupazione ha un duplice scopo: quello politico di recupero e conservazione della memoria del luogo simbolo di coercizione, dall'altro ha la funzione sociale e concreta di consegnare alla collettivita' spazi e opportunita' di crescita di cui la citta' e' carente.Tuttavia, nonostante la grande partecipazione popolare, di bambini, giovani, persone del quartiere impegnate con gli studenti nel ripristino della struttura, nonostante le tante iniziative realizzate in meno di un mese, nonostante le pulizie e i lavori che stanno cambiando il volto e finalmente dando un senso a un pezzo di citta' abbandonato, nonostante le istituzioni, tra cui il Comune di Napoli, gli intellettuali e i giornali della citta' stiano riconoscendo l'importanza dell'azione collettiva, la Polizia Penitenziaria ha intimato lo sgombero degli occupanti.
(Wel/ Dire)