(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 31 mar. - La nutrigenomica sta svelando nuovi modi con cui la dieta influenza i nostri tratti genetici. Adottare stili di vita corretti, in questo modo, non è salutare solo per noi, ma anche per le future generazioni. Ma non è l'unica scoperta che potrebbe rivoluzionare il nostro modo di mangiare. Come spiega l'endocrinologa dell'Istituto Auxologico Italiano Nutrigenomica. È questa l'ultima frontiera della ricerca sulla nutrizione. La 'medicina del futuro' studia gli effetti degli alimenti all'interno delle nostre cellule. Per troppo tempo, infatti, si è pensato che il cibo fosse solo una questione di calorie. Ad aprire nuove prospettive, la scoperta che alcuni tratti del nostro DNA si possono accendere e spegnere in base ai nostri comportamenti. In pratica, gli stili di vita, tra cui la nostra dieta, sono in grado di influenzare i nostri geni e di conseguenza la salute nostra e dei nostri figli. È una notizia che sicuramente rafforzerà il ruolo della prevenzione, come spiega Cecilia Invitti, endocrinologa direttore del Dipartimento di Scienze mediche e riabilitative a indirizzo endocrino-metabolico all'Istituto Auxologico di Milano.
FINORA, QUALI CONOSCENZE CI DERIVANO DALLA NUTRIGENOMICA? Sappiamo che assumere nella propria dieta abituale alcuni cibi - in particolare quelli ricchi di vitamine del gruppo B (come i folati), di antiossidanti come gli omega 3, di vitamina C, di polifenoli - influenza l'accensione o lo spegnimento di alcuni geni. La sequenza genica non si può modificare, ma possiamo intervenire sull'attività di alcuni tratti. Per questo è così importante trasmettere una corretta educazione alimentare.
Quali sono questi alimenti? Penso per esempio alle uova (ricche di colina), ai legumi, alla frutta a guscio e ai semi oleosi (ricchi in metionina), a broccoli, tè, soia (ricchi di polifenoli), ecc.
Che genere di benefici possiamo trarre (e trasmettere ai nostri figli) da una nutrizione sana, corretta e variata? Questi alimenti favoriscono un buon invecchiamento, possono cioè preservarci dal declino cognitivo e metabolico e da tutte quelle patologie che hanno un substrato infiammatorio (come diabete, aterosclerosi, eccà). La ricerca in quest'ambito non è ancora arrivata a definire tutti i dettagli, perché è a uno stato embrionale, ma la comunità scientifica inizia a lavorare in questa direzione.
Di sicuro non è possibile definire una dieta ottimale focalizzata sulla propria sequenza genetica, per cui messaggi di questo tipo non hanno basi scientifiche.
QUALI ALTRI FILONI EMERGENTI STANNO CAMBIANDO LA NOSTRA VISIONE DELLA NUTRIZIONE? Nel marzo 2014 alcuni studi hanno reso noto che sono presenti recettori del gusto anche nell'intestino, in grado di mandare segnali dal tratto gastroenterico all'encefalo sull'apprezzamento di un alimento. Si deve ancora capire, però, se e come questi recettori influenzano il nostro modo di mangiare.
CHE COSA PUÒ DIRE DI NUOVO, INVECE, DELLE PATOLOGIE LEGATE ALL'ALIMENTAZIONE, COME L'OBESITÀ? Anche su questo fronte, la ricerca sta portando alla luce aspetti inattesi. Nel nostro intestino, ci sono trilioni di microbi, che fanno capo sostanzialmente a due famiglie. Attraverso l'analisi clinica, è emerso che nel paziente obeso prevalgono i microbi di una famiglia. Questo può dimostrare che la composizione microbica intestinale è influenzata da quello che mangiamo e che a sua volta determina che si estraggano più o meno calorie dal cibo che ingeriamo. Quindi i ricercatori si stanno chiedendo: in che modo si può modificare la flora intestinale? Sicuramente alcuni fattori sono ereditari, ma forse su altri si può intervenire. Tra l'altro, si è notato che nella composizione microbica dei soggetti magri c'è un'ampia variabilità, mentre quella degli individui obesi è piuttosto simile. Questo suggerisce che gli aspetti ereditari siano importanti come le abitudini alimentari. IN CHE MODO DIVULGHERETE QUESTI CONCETTI IN EXPO MILANO 2015? In collaborazione con il Nestlé Research Center e con il Nestlé Institute of Health Science di Losanna, abbiamo ideato all'interno del Padiglione della Svizzera un percorso espositivo, che indaga le relazioni tra cervello e cibo, per rendere i visitatori più consapevoli di quanto avviene quando mangiano, delle conseguenze delle proprie scelte e della complessità dei meccanismi che questo atto quotidiano origina. Il percorso si articolerà in quattro aree, che avranno un approccio di edutainment.
(Wel/ Dire)