L'obesità infantile nasconde un disagio psicologico e sociale
Articolo di Valentina Nappo, psicologa clinica, su ladyo.it
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 31 mar. - In Italia sono circa 1.100.000 i bambini in sovrappeso, di cui il 13,6% è chiaramente obeso. Quali sono le cause dell'obesità infantile e come intervenire? Alessandro Siani 'sbeffeggia' al Festival di Sanremo un bambino in sovrappeso dicendogli "Ce la fai a entrare nella poltrona? Da lontano pensavo fosse una comitiva, invece era uno solo!". È subito polemica e le responsabilità, come sempre, sono di chi fa notare le cose, di chi le racconta o di chi le denuncia, seppur ridendoci sù e svuotandole delle loro tonalità più serie e drammatiche, come in questo caso. Ora, non è mia intenzione difendere la posizione dell'artista, le cui battute possono piacere oppure no, divertire alcuni o indignare molti altri, ma ritengo opportuno riflettere sulla tematica sollevata, l'obesità infantile, che ad oggi è una delle principali problematiche in età pediatrica e obbliga gli adulti (genitori, insegnanti, educatori, ecc.) a farsene carico.
I DATI - L'Italia è il paese dei 'cicciobelli': secondo un'indagine promossa dal ministero della Salute, fra i 6 e gli 11 anni un bambino su tre sarebbe in sovrappeso, di cui il 13,6% chiaramente obeso, con una più elevata prevalenza nelle regioni del Sud (16% a Napoli) rispetto a quelle del Nord (6,9% a Lodi). Nel nostro Paese sarebbero, in totale, più di 1.100.000 i minori con un peso eccessivo rispetto all'altezza. Solo in una piccola percentuale di casi, l'obesità infantile è spiegata da alterazioni ormonali, come l'ipotiroidismo o le disfunzioni surrenali, mentre più spesso vi sono in gioco fattori di tipo 'ambientale', quali la cattiva e sregolata alimentazione, la sedentarietà e la familiarità.
LE CAUSE DELL'OBESITÀ INFANTILE - Nella maggior parte dei casi, il problema dell'obesità infantile è legato ad abitudini alimentari non corrette che iniziano già nei primi anni di vita. Gli adulti tendono, infatti, a sovra-alimentare i neonati, guidati dalla convinzione che un corpicino tondo e paffuto sia indicativo di buona salute e della loro efficienza come genitori. In realtà, se un bambino viene iperalimentato già a partire dai primi anni di vita, avviene un aumento del numero (iperplasia) e del volume (ipertrofia) delle cellule adipose che determina nell'età adulta una maggiore predisposizione ad essere obesi.
A questo, si aggiunge anche la ridotta attività fisica e la sedentarietà: i bambini di oggi trascorrono troppe ore davanti alla Tv o ai videogames, sono in genere accompagnati dai genitori in auto anche per percorsi molto brevi, escono poco ecc. Quando si parla, invece, di familiarità all'obesità, il riferimento è non tanto a problemi di natura ereditaria, bensì a cattive abitudini apprese e trasmesse in famiglia: è chiaro che è difficile impostare un'educazione alimentare corretta se, per primi, i genitori sono obesi e incapaci di controllarsi a tavola. OBESITÀ E FATTORI PSICOLOGICI - Dietro l'obesità si nasconde un disagio psicologico, sociale, emotivo, relazionale che riguarda tutta la famiglia e che non può essere trascurato. Si pensi al significato che ha il cibo sul piano simbolico: rappresenta il primo canale di comunicazione fra madre e bambino e un mezzo attraverso il quale esprimere amore, calore, cura e attenzione.
Nei paesi sviluppati, i genitori mostrano spesso un interesse ossessivo verso l'alimentazione dei propri figli, rispetto a cosa e soprattutto a quanto mangiano. Già a partire dalla primissima infanzia, se un bambino piange spesso si cerca di calmarlo dandogli da mangiare anche quando basterebbe solo cullarlo o tranquillizzarlo con altre modalità. Quando crescerà, imparerà così ad autoregolarsi mangiando, a consolarsi abbuffandosi di cibo, per ottenere una gratificazione immediata o sedare l'ansia del momento.
Ci sono poi situazioni in cui l'iperalimentazione ha un forte valore compensatorio: i genitori di oggi sono spesso di corsa e trascorrono sempre meno tempo con i propri figli. Ci giocano poco perché non hanno molto tempo a disposizione o perché non ne sono capaci, per cui tendono a compensare le carenze sul piano affettivo e ludico 'coccolandoli' con merendine, caramelle e altri dolciumi.
COME INTERVENIRE? - Il trattamento dell'obesità infantile è necessariamente di tipo multidisciplinare e individualizzato: questo significa che è richiesta la collaborazione fra diverse figure specialistiche (nutrizionista, psicologo, ecc.) e che è importante che il bambino sia reso protagonista del protocollo di intervento terapeutico, che la dieta sia decisa in base alle sue preferenze e che non la viva come un'imposizione o, peggio, come una punizione. Inoltre, è fondamentale includere nel percorso di cura l'intera famiglia, che va "educata" ad esprimere le emozioni in maniera più chiara, diretta ed evolutiva.
(Wel/ Dire)
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