(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 31 mar. - 'Regina: Specchio fatato, in questo castello, hai forse visto aspetto più bello? Specchio: È il tuo, Regina, di tutte il più bello! Ed ella era contenta, perchéé sapeva che lo specchio diceva la verità. Ma Biancaneve cresceva, diventando sempre più bella e, quand'ebbe sette anni, era bella come la luce del giorno e più bella della regina stessa. Una volta che la regina interrogò lo specchio: Specchio fatato, in questo castello, hai forse visto aspetto più bello? Lo specchio rispose: Il tuo aspetto qui di tutte è il più bello, ma Biancaneve dalla chioma corvina è molto più bella della Regina'.
La prima stesura della fiaba dei fratelli Grimm 'Biancaneve' è del 1815 ma da un punto di vista simbolico è estremamente attuale. Secondo diverse analisi, tra cui quella dello psicoanalista Bruno Bettelheim (1977), questa fiaba rappresentare lo sviluppo della coscienza del femminile tramite la morte. E' durante l'adolescenza che avviene il difficile passaggio: l'innocenza dell'epoca infantile deve morire affinché la ragazza, non più bambina, possa rinascere a nuova vita. Questo passaggio si concretizza nell'incontro col maschile.
Tra i tanti simboli della fiaba consideriamo lo specchio come centrale nel dipanarsi della storia. L'immagine dello specchio che rimanda sempre a sé, rappresenta il rischio di restare intrappolati nel narcisismo, che nel femminile coincide con il legame materno quando questo non lascia spazio vitale.
Uno studio di alcuni ricercatori anglosassoni pubblicato nel 2013 sul Behaviuor Research and Therapy richiedeva a 50 soggetti (di cui la metà con disturbo conclamato dell'immagine corporea), di guardarsi allo specchio per 10 minuti di seguito. I ricercatori hanno rilevato che, dopo un iniziale sentimento positivo e di piacevolezza, da parte del gruppo di controllo, anche chi è per natura ottimista e felice, entra pian piano in uno stato di ansia e tristezza. Sembra che col passare del tempo si inizino a vedere anche difetti che in realtà non esistono. Se consideriamo che generalmente ci sveliamo al mondo per mezzo della 'Persona' ovvero una maschera sociale che cambia a seconda dell'altro e del contesto, è altrettanto vero che 'Lo specchio non lusinga, mostra fedelmente ciò che in esso riflette, e cioè il volto che non esponiamo mai al mondoà' (1983 Carl Gustav Jung).
Per ogni individuo il compito più difficile è la realizzazione del Sé. Ogni qualvolta questo è messo a tacere, imbavagliato e recluso, il soggetto può pericolosamente entrare nella patologia.
Un'interessante ricerca del 2012 (Petroski, Pelegrini e Glaner) sull'insoddisfazione corporea, condotta su 641 adolescenti maschi e femmine (di età compresa tra gli 11 e 17 anni), ha rilevato che i maschi avrebbero voluto essere più muscolosi e le femmine più magre. Nel complesso, i soggetti con maggiore autostima tendono a percepire il proprio corpo come meno sgradevole di quelli con minore autostima.
In Italia, secondo i dati della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, sono circa 60mila ogni anno gli interventi di liposuzione (68% su donne e il 32% uomini), e 40mila liposculture (92% effettuate su donne), più di 25mila gli interventi di inserimento di protesi mammaria, a cui si aggiungono un numero simile di riduzioni mammarie, con un trend complessivo in aumento soprattutto tra le ragazze più giovani. Al 20% dei pazienti che chiedono di sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica, viene diagnosticata la dismorfofobia (Hodgkinson, 2005).
La dismorfofobia corporea è una disagio psichico che consiste nella soggettiva sensazione di deformità o difetto fisico, per il quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma. Questa si può correlare con diversi disturbi: Disturbo dell'umore (Depressione), Disturbo narcisistico della personalità, Disturbi alimentari, Disturbo ossessivo-compulsivo.
I Dca(Disturbi del comportamento alimentare) solo negli Usa sono la terza causa di malattia cronica, dopo la depressione grave è il disturbo mentale con il più alto grado di mortalità.
I Dca più noti sono: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbi alimentari non altrimenti specificati (Nas), Disturbo dell'alimentazione incontrollata (Bed), obesità, picacismo.
Attualmente si parla anche di nuovi disturbi alimentari, tra cui: l'ortoressia, la bigoressia e la drunkoressia.
L'ortoressia è una sorta di ossessione per i cibi giusti e sani per prevenire le malattie. Di fatto la persona che ne soffre si auto impone un regime alimentare talmente rigoroso da esporlo paradossalmente al rischio di carenze nutrizionali gravi (avitaminosi, osteoporosi). L'estremo compiacimento del proprio stile di vita, l'isolamento determinato dalle abitudini alimentari, rinforza i rituali ossessivi ed alimenta il sentimento di superiorità rispetto agli altri.
La bigoressia o complesso di Adone è la preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolati e magri, si sviluppa una marcata dipendenza dall'esercizio fisico unita ad un'attenzione eccessiva alla dieta. I soggetti, soprattutto maschi, affetti da tale disturbo sono talmente ossessionati da se stessi da trascurare gli impegni sociali e lavorativi, compromettono inoltre la loro salute assumendo steroidi anabolizzanti per aumentare la massa corporea. L'insoddisfazione nei confronti di se stessi, viene trasferita sul corpo, come debole maschera che cela un vuoto incolmabile.
La drunkoressia è caratterizzata dal digiuno prolungato durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all'ora dell'aperitivo. La volontà di dimagrire non è fine a sé stessa, ma è strumentale all'assunzione di alcolici. L'alcol diventa uno strumento per integrarsi socialmente, per non avvertire il senso della fame e per indurre più facilmente il vomito.
Tra le cause dei Dca troviamo la scarsa autostima (bisogno di perfezione legato al bisogno di essere accettati); la profonda insoddisfazione e la ricerca dell'approvazione degli altri ma anche il desiderio di sentirsi unico e speciale. Fondamentalmente il Dca è finalizzato alla trasformazione dell'ansia e del disagio psicologico attraverso la manipolazione del cibo e del corpo. Ma qual'è la funzione del corpo durante lo sviluppo? Il corpo non è solo un fenomeno biologico, ma anche una costruzione mentale graduale e complessa che si sviluppa, inizialmente, soprattutto all'interno della relazione con la madre. Durante l'infanzia il corpo è il luogo elettivo dell'interazione e dello scambio fra madre e figlio: le cure igieniche, la manipolazione, l'alimentazione, l'educazione, la frustrazione, ma anche la consolazione passano attraverso il corpo. In adolescenza il ragazzo si riappropria del corpo. Ciò che conta è che ora il corpo del figlio sta acquisendo le medesime competenze di quello dei genitori. La conseguenza è la rottura delle relazioni e degli scambi corporei fra madre e figlio. Il corpo diventa un oggetto da plasmare, aggredire, deturpare, deformare con un look provocatorio, con i tatuaggi o con i piercing o con qualsiasi altra forma di manipolazione: abuso di sostanze o alcol, abuso o deprivazione del cibo, tagli e marchi auto inflitti, ecc. Per molti ragazzi il corpo si trasforma in un rivale, un luogo sconosciuto abitato dal timore e dall'ossessione, un oggetto estraneo a cui ci si deve adattare e che si deve adattare.
La cura di sé non è tanto orientata al valore della salute, piuttosto a come appare il corpo sia come forma fisica che come immagine. La prima si contempla e si misura allo specchio. La seconda si rispecchia nel giudizio degli altri.
Il corpo risulta essere il luogo di molte ambivalenze: viene percepito allo stesso tempo come forte e perfetto ma anche vulnerabile e vuoto. Spinto dal desiderio di trasformare il corpo da nemico in corpo consapevole, l'adolescente può cercare la gratificazione istantanea, può cercare di sfidare i limiti del corpo, controllarlo il più possibileà per poi scoprire di non accettarsi e di non sentirsi accettati. Il disagio vissuto da alcuni ragazzi durante l'adolescenza li fa assomigliare a giganti con i piedi d'argilla, con corpi in cerca di una soggettività e di una chiara identità.
In linea con la tendenza degli adolescenti a cercare sempre più conferme all'interno del web, in Italia i siti e i blog Pro-Ana e Pro-Mia sono oltre 300.000. In questi siti i ragazzi che soffrono di disturbi alimentari parlano di se stessi e dei metodi che utilizzano per dimagrire o per non ingrassare. Ma ciò che è grave è che dispensano consigli agli interessati: 'Assumi pillole contro il bruciore di stomaco se hai molta fame'; 'quando hai i crampi, arricciati come una palla, bevi acqua fredda e resisti'; 'fai il bagno in acqua ghiacciata per 15-30 minuti, brucerai 200 calorie'; 'se hai troppa fame mangia un fazzolettino di carta'; 'se non resisti e mangi poi ti devi punire tagliandoti o dandoti dei pugni sullo stomaco con tutta la forza che hai'; 'posta le foto dei tagli , delle lesioni e dei lividi come dimostrazione'; 'posta le tue misure per dimostrare i progressi'.
Queste poche righe parlano da sole e danno un'idea della centralità e dell'influenza del web sulla vita degli adolescenti e quanto tutto ciò sfugga al controllo del mondo adulto. A questo proposito, in Italia c'è una proposta di legge che vorrebbe istituire il reato di istigazione a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia, la bulimia o altri disturbi del comportamento alimentare (Art. 580-bis). C'è chi è contrario a questa proposta di legge e la considera un paradosso. Chi ha vissuto il dramma del Dca sostiene che nessuno può indurre gli altri a privarsi del cibo se questo non è un suo bisogno, e aggiungono che invece di punire sarebbe importante 'intercettare il malessere, magari agganciando attraverso la rete le ragazze che soffrono di Dca'.
DAL BLOG DI ANGELA - 'Troppe volte ho perso il controllo. Troppe volte ho nascosto il mio disagio dietro sorrisi e sguardi dolci. Troppe volte mi son detta 'Da domani basta', per poi ritrovarmi sul pavimento ad ingurgitare cibo. Bulimia, la chiamano. Ma io sono sempre stata così. Una volta ero una piccola farfalla di 47 chili, ma poi qualcosa mi ha impedito di volare e mi ha ridotta ad un ammasso di lardo. Voglio cambiare le cose; una volta per tutte. E per farlo ho bisogno del mio blog, ho bisogno di sapere che i vostri occhi scorrono veloci su queste poche righe. Perché da sola non ce la faccio. Questa è la mia storia. O meglio, una piccola parte della mia storia. Voglio tornare a vivere, voglio uscire di casa senza vergognarmi del mio corpo e di quei 56 chili che porto addosso. So che ce la devo fare, per me stessa. Perché così come sono non riesco a essere felice'.
(Wel/ Dire)