Ne parla la naturopata Michela Prinzivalli all'agenzia 'Dire'
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 31 mar. - "Non esistono fiori di Bach mirati per le problematiche legate al peso, all'immagine corporea e, in genere, ai disturbi del comportamento alimentare. Però, i fiori di Bach, agendo sulla sfera emozionale, possono influenzare l'immagine che abbiamo del nostro corpo, correlata alle caratteristiche fisiche, al vissuto emotivo-personale e alla sua relazione con l'ambiente esterno.
L'immagine corporea cambia con il variare dell'aspetto fisico: la crescita, l'invecchiamento, la gravidanza, le malattie, le correzioni chirurgiche, l'influenza dei modelli proposti dai mass media e i fattori psicologici e familiari. Anoressia e bulimia, ad esempio, costituiscono importanti distorsioni dell'immagine che abbiamo del corpo. In questo ambito, i fiori di Bach, se scelti in modo appropriato, possono contribuire al dissolvimento delle rigidità fisiche e psicologiche e portare perciò a una modificazione dell'immagine corporea attraverso un cambiamento del modello posturale e dell'atteggiamento psichico ed emotivo. Tuttavia i problemi legati alla sfera alimentare sono molti e per ogni persona devono essere valutati all'interno di un approccio globale alla salute. Occorre un trattamento terapeutico multidisciplinare coordinato". A dirlo è Michela Prinzivalli, laureata in chimica, diplomata in Naturapatia presso l'Istituto Riza di Medicina psicosomatica e in Kinesiologia applicata presso lo Shen Institute - Bioenergetic Therapies School.
La floriterapia è stata ideata in Inghilterra negli anni '30 dal medico Edward Bach che, "partendo da una visione olistica dell'uomo come unità inscindibile di corpo-mente-anima, identificò l'origine della malattia organica nel conflitto tra personalità e anima. Bach individuò 38 specie di piante in grado di intervenire, in modo sottile ma molto efficace su altrettanti stati emotivi responsabili di malessere e sofferenze, e di riequilibrarli. Ovviamente gli stati emotivi dell'essere umano sono molti di più- spiega la naturopata- ma va considerato che i 38 stati emotivi a cui si riferiva Bach sono quelli 'fondamentali', quali per esempio paura, inadeguatezza, sfiducia, scoraggiamento, disperazione, solitudine, rabbia, gelosia, che se abbinati tra loro, possono generare innumerevoli varianti. Motivo che rende i fiori di Bach sempre attuali e universalmente validi. Questi sono rimedi che non hanno controindicazioni, né effetti collaterali. Pertanto- precisa- possono essere associati a qualsiasi farmaco, rimedio omeopatico, fitoterapico".
COME SI USANO I FIORI DI BACH? QUALI I RISCHI DI UN CATTIVO DOSAGGIO E I REFERENTI ATTENDIBILI? "Non ci sono rischi connessi a un dosaggio errato. Se il dosaggio è inferiore a quattro gocce assunte per almeno quattro volte al giorno potrebbe non essere efficace- sottolinea l'esperta- ma mai nuocere. I referenti attendibili sono i naturopati e tutti gli altri terapeuti che abbiano acquisito una buona conoscenza della Floriterapia di Bach".
COSA PENSA DI CHI UTILIZZA CONTEMPORANEAMENTE RIMEDI NATURALI E FARMACI? LA NATUROPATIA È UNA RELIGIONE O PUÒ INTEGRARE ALTRI TIPI DI LAVORO (PSICOTERAPIA E FARMACOLOGIA)? "Utilizzare all'occorrenza farmaci, fitoterapici o rimedi omeopatici penso sia un diritto di ciascuno di noi che deve sentirsi libero di utilizzare la strategia di cura che ritiene più opportuna in un determinato momento della propria vita. Ritengo tuttavia- prosegue Prinzivalli- che la vera differenza nell'approccio alla salute risieda non tanto nella modalità di cura che scegliamo quanto in ciò che crediamo sia la malattia o il disagio. Se attribuiamo al sintomo un valore esclusivamente negativo tenderemo a curarci sempre e solo con rimedi in grado di sopprimerlo, se invece gli attribuiamo il valore di un messaggio che il nostro organismo ci invia per farci prendere coscienza di un problema, cercheremo terapie in grado di agire sulle cause che lo hanno determinato, quali per esempio la riflessologia plantare, l'agopuntura, l'omeopatia, la psicoterapia, la floriterapia di Bach". La naturopatia, "proprio perché indica un approccio olistico e naturale nei confronti della persona, pensata come un'unità corpo/mente, può e deve prevedere l'integrazione con altre discipline. Sarebbe auspicabile che il naturopata collabori con altre figure professionali quali il medico, il nutrizionista, lo psicologo, l'osteopata, il dentista, tanto per fare alcuni esempi che riguardano direttamente il mio modo di svolgere il lavoro di naturopata".
QUALI SONO LE PATOLOGIE SULLE QUALI I RIMEDI NATURALI NON SONO ABBASTANZA EFFICACI? "Per rispondere a questa domanda dobbiamo intenderci sul significato di rimedi naturali. Se per essi intendiamo l'insieme delle terapie complementari che lavorano sul complesso corpo/mente, per esempio i trattamenti a mediazione corporea che stimolano le nostre risorse di autoguarigione (riflessoterapia, floriterapiaà), la kinesiologia applicata, la terapia craniosacrale, l'osteopatia, il reiki, i suggerimenti nutrizionali per una corretta alimentazione, l'agopuntura, i rimedi omeopatici, i fitoterapici, direi che i rimedi naturali hanno un vastissimo campo di applicazione, sia nelle malattie croniche che in quelle acute. Non si deve tralasciare l'importanza dello yoga, del Qi Gong e della respirazione consapevole nella prevenzione- rimarca il chimico- in quanto aiutano efficacemente l'organismo a mantenere un buono stato di salute. Inoltre, una componente che può fare la differenza nella nostra possibilità di guarire è legata alla fiducia che riponiamo nel medico o nel terapeuta e nel metodo di cura scelto, che sia farmacologico o naturale, fatto che di per sé attiva le nostre risorse di autoguarigione. Ciò premesso, se in linea teorica penso sia possibile affermare che non ci siano patologie non curabili con i rimedi naturali, va tuttavia considerato che una determinata patologia può indurre nella persona uno stato di demotivazione e di prostrazione tale che sarebbe assurdo non ricorrere a cure farmacologiche, laddove esse possano consentirle velocemente ed efficacemente di essere in grado di affrontare in un momento successivo- conclude Prinzivalli- ciò che si cela dietro a quella patologia, ovvero i meccanismi emotivi e comportamentali che hanno contribuito a generarla".
(Wel/ Dire)