Articolo di Rita Valentino Merlett su 'La grande fabbrica delle parole'
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 17 mar. - Parla, canta, sorridi al tuo bambino, fin da quando viene al mondo: la tua voce lo accarezza, lo conforta, lo circonda. Aspetta, con calma, che lui ti risponda. Viaggia con lui, tra parole e colori, trasforma il suo mondo in piccole storie: fagli capire, con gesti e parole, la tenerezza dell'essere insieme.
La voce, dunque, il primo importante elemento nella comunicazione con il bambino. Eppure, ai primi tentativi di cantare, ripetere filastrocche o leggere una storia a un bambino, alcuni genitori pensano di possedere solo una voce incerta, imbarazzata, monotona e inespressiva. Molti fattori possono contribuire a rendere questo pensiero una radicata e avvilente convinzione. Tra questi, il più distruttivo è il palese disinteresse del bambino. Al volenteroso genitore, infatti, invece di incontrare occhi rapiti e incantati (come pareva lecito attendersi), può accadere di incontrare occhi perplessi o annoiati che lentamente ma inesorabilmente si spostano sul crinale dell'ostilità aperta e belligerante. Da parte sua, il genitore, per attenuare il senso di frustrazione, attribuisce la "colpa" del fallimento al libro: ha troppe parole, ne ha troppo poche, anzi, non ne ha nessunaà È troppo facile (banale, noioso, ripetitivo, scontato, pedante, risaputo) o è troppo difficile (sofisticato, pretenzioso, ambiguo, diseducativo, disorientante, dissennato). Infine, se non c'è altra scusa da accampare, hanno la meglio lo sfinimento e lo sconforto. Inevitabile, a questo punto, ricorrere a un rimedio infallibile: per attirare l'attenzione del bambino e renderlo inoffensivo, il genitore sostituisce alla propria voce e al libro le voci indifferenziate e le immagini in movimento provenienti dal primo schermo a portata di mano.
L'effetto è immediato. Il bambino si placa ed occhi e orecchie si fanno assorbire dal gradito sostituto. Il successo e i benefici della lettura ad alta voce in famiglia dipendono in larga misura dal non lasciarsi scoraggiare da qualche possibile fallimento iniziale. Scuole di lettura e momenti formativi possono essere d'aiuto, ma starà al cuore di ciascuno fondere ciò che si apprende dall'esterno con qualcosa di più intimo e personale.
Certo, qualche suggerimento può essere utile ma l'esplorazione personale di librerie specializzate e biblioteche sarà l'elemento più efficace per far scattare anche nei genitori la passione per l'editoria per la prima infanzia. Un consiglio importante è quello di iniziare prestissimo. Persino prima di avere un bambino tra le braccia. I mesi dell'attesa possono servire a 'scaldare' la voce, a mandarla alla ricerca delle parole adatte. Parole di una mammalingua che tutti, da adulti, dovremmo imparare da capo, per far bella la voce e rasserenare i pensieri. Parole che stanno nella memoria del cuore e sanno di gioco, di tenerezza e di solletico. Parole melodiose, che si fondono nell'armonia di dolci ninne-nanne. Parole che, quando il bambino avrà orecchie, occhi, naso, bocca e pelle pronti ad assorbirle, troveranno aiuto e sostegno nei gesti, nei sorrisi, negli sguardi. Parole magiche da dire al momento del bisogno per scacciare un mal di pancia calabrone o altri malaugurati accidenti. Parole burlone che si aggrovigliano in insensate acrobazie linguistiche e fanno il solletico alle orecchie. Parole in dialetto, robuste, concrete e colorate tenute per troppo tempo, forse, fuori dall'uscio di casa. Parole di cantilene, incerte tra senso e non senso, che appena finiscono ricominciano da capo. Parole inventate che si impossessano di un significato rubandolo al suono, parole, infine, che diventano storie. E allora saranno loro, le storie, a prendere il comando e a governare con forza, invadenza e prepotenza il flusso di una voce che, senza più dubbi e incertezze, diventa quella, inconfondibile, del c'era una volta... Consigli pratici: 1) Non lasciarsi scoraggiare da qualche possibile fallimento iniziale; 2) Iniziare prestissimo: i mesi dell'attesa possono servire a "scaldare" la voce, a mandarla alla ricerca delle parole adatte.
(Wel/ Dire)